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Studente caregiver: grazie a Erika il Miur dice sì all’equiparazione con lo studente lavoratore

Erika Borellini ha 25 anni, vive a Carpi e a febbraio si è laureata in ingegneria elettronica. La notizia? Da sei anni Erika è la caregiver di sua madre, colpita da un aneurisma cerebrale. Ora vorrebbe iscriversi alla triennale ma il suo voto di laurea - 84/110 - per un solo punto non basta. Uno studente lavoratore avrebbe avuto due punti di "bonus": perché uno studente caregiver no? In Italia il 7,3% dei ragazzi e il 6,9% delle ragazze tra i 15 e i 24 anni è impegnato in attività di cura e assistenza

di Sara De Carli

Erika sembra aver vinto la sua battaglia. Sabato 26 ottobre, su RaiUno, nella trasmissione “ItaliaSì” condotta da Marco Liorni, il Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti ha dichiarato che «in collaborazione con il Rettore di Modena e di Reggio Emilia, abbiamo deciso che gli studenti caregiver saranno equiparati agli studenti lavoratori e quindi potranno accedere alla laurea magistrale con due punti meno rispetto ai minimi indicati. La storia di Erika è quella di tanti altri studenti italiani che si trovano nella sua stessa condizione, una storia che ha risvegliato l’Italia».

Erika Borellini ha 25 anni, vive a Carpi (Mo) e nel febbraio 2019 ha conseguito la laurea triennale in ingegneria elettronica. Avrebbe quindi voluto iscriversi alla laurea magistrale, ma il suo voto – 84 su 110 – non basta per essere ammessa.

Erika è caregiver di sua madre Lorenza dal 2013. Lo scrive con orgoglio sul suo profilo Instagram, insieme alla laurea triennale. Sei anni fa, Lorenza è stata colpita da un aneurisma cerebrale, che ha comportato la paresi degli arti e l’impossibilità di parlare. Lorenza ha bisogno di cure e di assistenza quotidiane, che hanno cambiato la vita di Erika e di papà Stefano: da sei anni Erika è la caregiver di sua madre. Tutto ciò non le ha impedito di studiare, magari sulla sedia accanto al letto d’ospedale in cui la mamma era ricoverata: si è laureata con 84/110, un punto in meno del voto necessario per potersi iscrivere alla magistrale. Le oggettive difficoltà “supplementari” che ha dovuto superare per studiare e contemporaneamente prestare assistenza alla mamma non sono state considerate: «Il Rettore mi ha risposto dopo sei mei, dicendo che l’Università basa i suoi regolamenti sull’uguaglianza degli studenti e ammettermi sarebbe stato un modo per non rendere gli studenti uguali», racconta Erika in un video.

«Ma io mi chiedo: è giusto che uno studente lavoratore possa iscriversi all’Università part-time, si può laureare in sei anni e ha due punti di “bonus” se si laurea in corso e un caregiver no? Un caregiver non può essere equiparato a uno studente lavoratore? Il caregiver lavora H24 e questo non gli è riconosciuto». La cosa paradossale infatti è questa: come “studentessa lavoratrice” Erika avrebbe avuto diritto a due punti supplementari ai fini del voto finale di laurea, che avrebbero eliminato il problema dello sbarramento a 85/110. Come caregiver no. «Rifarei tutto daccapo, mi dispiace se il mio voto non è adeguato, ma un punto non vale la salute di una persona», prosegue Erika, che nel frattempo aveva richiesto l'iscrizione ad un altro corso di laurea, Ingegneria meccatronica, che consente l'accesso con l'integrazione di alcuni crediti formativi da conseguire entro dicembre.

Rifarei tutto daccapo, mi dispiace se il mio voto non è adeguato, ma un punto non vale la salute di una persona

Erika Borellini

La petizione con cui Erika ha chiesto al ministro Fioramonti e alla ministra Bonetti una cosa semplice e ragionevole – attivarsi affinché le studentesse e gli studenti che operano come caregiver possano ottenere all’università un trattamento pari a quello degli studenti lavoratori – ha raccolto quasi 110mila firme su Change.org e la sua storia ha sollecitato anche un’interrogazione parlamentare presentata dalla senatrice Maria Laura Mantovani (M5S). Sabato la risposta del MIUR in tv, che però non è (ancora) un happy end.

Erika lo sa benissimo, tant’è che nel video afferma che questa causa non è solo sua, ma di tutti gli altri studenti caregiver, persona che magari hanno più ritrosia a far conoscere la loro storia e a lottare per i propri diritti: «sto ricevendo tante mail in questi giorni, con tante storie, capisco di non essere sola. Sostenendo me, sostenente anche gli altri ragazzi con gli stessi problemi».

Loredana Ligabue è responsabile “care” della cooperativa Anziani e non solo di Carpi, una realtà che è punto di riferimento in Italia sul tema degli studenti caregiver. Un mondo pressoché sconosciuto e invisibile, ma molto più popolato di quello che si pensa. Per l’Istat i ragazzi fra i 15 e i 24 anni che si prendono cura di un famigliare adulto fragile sono 169mila, pari al 2,8% della popolazione di questa età. Ma un’indagine svolta all'interno del progetto europeo "Me-We", coordinato in Italia dalla cooperativa Anziani e non solo, svela che i giovani caregiver in Italia sono il 7,3% dei ragazzi e il 6,9% delle ragazze tra i 15 e i 24 anni. Uno dei temi è proprio la difficoltà dei ragazzi a svelare la propria condizione di caregiver.

«Conosciamo bene Erika, che in diversi convegni ha portato la sua testimonianza. Esprimiamo grande soddisfazione per le parole del ministro Fieramonti, ma contemporaneamente sottolineiamo la necessità che questa equiparazione dello studente caregiver con lo studente lavoratore sia un diritto riconosciuto non al singolo ma a tutti quelli che vivono questa situazione. È una richiesta che rivolgiamo al ministro, come anche la stessa Erika ha già fatto, perché avere tanti giovani che hanno sottoscritto la sua petizione è proprio la dimostrazione che si tratta di condizione vissuta da tanti. Riconoscere i caregiver come studenti lavoratori è un percorso che non comporta un addebito di spese, ma è il doveroso riconoscimento di una condizione e del fatto che l’impegno di cura comporta fatica e difficoltà aggiuntive per uno studente», afferma Ligabue. «In questa ottica inoltre come Anziani e non solo, come associazione dei caregiver dell’Emilia Romagna e come Eurocare chiediamo al MIUR di dare attuazione al protocollo d’intesa siglato nel giugno 2018 sui temi importanti per i giovani caregiver».

Secondo quanto riferito alla stampa locale dal magnifico rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Angelo Andrisano, l’Università ha predisposto una bozza di progetto portata all’attenzione del Consiglio di Amministrazione già venerdì 25 ottobre, che ha approvato la costituzione di un tavolo di tecnici esperti con il compito di redigere un testo. Ci vorrà del tempo quindi per arrivare al testo definitivo e successivamente cercare lo strumento idoneo affinché Erika Borellini e altri studenti caregiver come lei possano usufruirne.

Foto di copertina Unsplash


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