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Lasciti filantropici: ecco perché è necessaria una riforma

C'è una ricchezza che non riesce a contribuire alla crescita reale. Un patrimonio che, con una riforma dell'imposizione fiscale sui lasciti e le donazioni filantropiche, potrebbe rientrare in circolo creando valore sociale. Se ne è discusso in un evento organizzato dalla Fondazione Italia Sociale e dall'osservatorio Terzjus

di Redazione

«Facciamo pochi figli, invecchiamo senza eredi diretti, risparmiamo e accumuliamo per paura del futuro e non facciamo testamento, con la conseguenza che il patrimonio familiare viene trasferito a parenti di cui non conosciamo o ricordiamo l’esistenza». Questo il tema del webinar, promosso da Fondazione Italia Sociale e Terzjus, tenutosi questo pomeriggio.

Dopo l’introduzione curata dal Segretario Generale della Fondazione Italia Sociale Gianluca Salvatori, che ha illustrato la questione della "ricchezza inattiva" nel nostro Paese, il webinar si è concentrato sulla proposta di modifica legislativa della Legge sulle Successioni e Donazioni.

Una modifica formulata per iniziativa di Fondazione Italia Sociale proprio per agevolare la destinazione filantropica dei lasciti. Lo scopo, chiarito nei suoi elementi tecnici da Gabriele Sepio, Segretario Generale di Terzjus nonché Consigliere della Fondazione Italia Sociale, è quello di rimettere in circolo la ricchezza ed al tempo stesso promuoverne una distribuzione più equa.

Sepio ha inoltre spiegato come siano maturi i tempi per rivedere soglie e aliquote successorie, tutelando i gradi di parentela diretta ma aumentando progressivamente le imposte per i discendenti più lontani (dal quarto grado in avanti).

Nei prossimi dieci anni, infatti, il 20% degli italiani non avrà eredi diretti. Per questo è importante portare al centro del dibattito una riforma della legge sulle successioni e le donazioni. Questo significa che, sempre nel prossimo decennio, ci saranno circa 120 miliardi di euro che non avranno eredi diretti, ma potrebbero essere messi a valore per il bene comune. La proposta, ha spiegato Gabriele Sepio, punta proprio a questa valorizzazione.

Il dibattito, moderato da Sara Vinciguerra, ha visto gli interventi di Gianluca Abbate, Consigliere Nazionale del Notariato con delega al Terzo settore, Rossano Bartoli, Portavoce del Comitato Testamento Solidale, Niccolò Contucci, Direttore di AIRC, Claudia Fiaschi, Portavoce del Forum Nazionale del Terzo settore, Giampaolo Gualaccini, Consigliere del CNEL e Capo delegazione Terzo settore non profit e del Presidente di Terzjus, Luigi Bobba, al quale sono state affidate le conclusioni.

«Questo Paese», ha rimarcato Luigi Bobba in chiusura di dibattito, «è fermo per due motivi: la ricchezza inattiva da un lato e l'ascensore sociale che non funziona. Bisogna lavorare su questi due punti e su questi due punti la proposta di Italia Sociale interviene con efficacia, tentando di rimettere in moto un meccanismo generativo e virtuoso».

Nei prossimi giorni, Vita darà spazio a una serie di interventi a commento della proposta della Fondazione Italia Sociale.


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