Cooperazione & Relazioni internazionali

Granata: «Coronavirus? Il Terzo settore deve farsi carico della ricostruzione della fiducia»

Il presidente di Federsolidarietà - Confcooperative decide di rilanciare: «Certo l'emergenza sanitaria ci sta mettendo in difficoltà. Ma la cosa più importante non sono le misure tampone che ci aiutino. Dobbiamo cambiare paradigma, passare dalla rivendicazione alla proposta. Vuol dire pensare a cose nuove dentro la società. Modalità che ricostruiscano reti in grado di sostenere anche le emergenze»

di Lorenzo Maria Alvaro

Il sistema economico e produttivo è in grandissima difficoltà. La sfidas del Coronavirus non è infatti solo sanitaria ma anche economica. Con la chiusura delle scuole in tutta Italia le cooperative sociali, che già erano sotto stress in Lombaria e Veneto, hanno visto lievitare i numeri di operatori fermi. Ne abbiamo parlato con Stefano Granata, presidente di Federsolidarietà-Confcooperative.


Presidente quel è la situazione?
Questa crisi pone due questioni in questa fase. La prima è tamponare le situazioni di emergenza. È chiaro che se le cooperative non lavorano e gli operatori sono a casa, e parliamo di numeri esagerati, è chiaro che lo Stato deve intervenire e stiamo dialogando per questo. Però sarebbe un errore accontentarsi.

Quali i numeri della crisi delle cooperative sociali?
Sinceramente non vorrei parlare di questo. Vorrei parlare di orizzonte

In che senso?
Mi interessa di più la seconda questione cui mi riferivo all’inizio. Questa situazione ha messo in luce il fatto che, purtroppo, le nostre comunità vivono uno stato di disillusione e mancanza di fiducia. Come tutte le crisi vere, e questa è una crisi vera perché mette in discussione le certezze e le convivenze, anche le più elementari, bisogna trovare antidoti e nuove strade. Abbiamo sempre detto che dalle crisi nascono le opportunità. È ora che queste non rimangano solo parole.

In questo senso rilanciare quindi?
Sì, abbiamo sempre predicato certe cose, ora bisogna metterle in pratica. Per farlo però dobbiamo tornare, anche noi, ad avere una condivisione su alcune cose basilari. Non è possibile che ognuno si svegli la mattina e dica la sua. La capacità di fare sintesi e condivisione deve essere messa al centro. L’elemento che costruisce la condivisione è la fiducia, che va riscostruita individualmente e collettivamente. Questa è la partita che deve giocare il Terzo Settore. Non più solo un rivendicare ma un farsi carico.

All’atto pratico come si declina?
Concretamente significa stare nei luoghi comunque. Non contro i dispositivi di legge naturalmente. Ma la paura si batte insieme non da soli. Dobbiamo dare vicinanza alle persone. È l’unico modo. È il primo passo, quello più elementare. E poi questa vicinanza dovrà declinarsi in azioni. Fare proposte. Dobbiamo fare coma la Curva Sud del Milan

Cioè?
Andare oltre quello che siamo. Rimanere noi stessi ma andare oltre. Loro che vivono di tifo hanno capito che bisogna fare comunità. Leggete il loro bellissimo comunicato. Questa crisi cambia il paradigma: passare dalla rivendicazione alla proposta vuol dire pensare a cose nuove dentro la società. Modalità che ricostruiscano reti in grado di sostenere anche le emergenze. Quelle che abbiamo oggi le vediamo vacillare.


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