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Cooperazione & Relazioni internazionali

Il confine tra Burundi e Congo torna al centro della cronaca e non sono belle notizie

Tra gennaio e marzo, Ligue Iteka, un'organizzazione per i diritti umani burundese in esilio, ha documentato 67 omicidi, tra cui 14 esecuzioni extragiudiziali, 6 sparizioni, 15 casi di violenza di genere, 23 casi di tortura e 204 arresti arbitrari

di Fabrizio Floris

La prima pessima notizia è l’uccisione avvenuta il 24 aprile di 16 persone tra cui tra cui 12 ranger del parco nazionale di Virunga famoso per la presenza degli ultimi gorilla di montagna e centinaia di altre specie rare. L’attacco sarebbe stato perpetrato, secondo il direttore dell’Istituto congolese per la conservazione della natura (Iccn), da un gruppo di circa 60 combattenti delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (FDLR, tra i 15.000 e i 20.000 combattenti che cercano di rovesciare il governo ruandese), una milizia hutu che si muove luogo il confine dalla fine del genocidio del 1994.

La seconda è lo scontro armato verificatosi nei pressi di Masango (sempre nell’area di Virunga) tra FDLR che insieme all’esercito burundese avrebbero attaccato un altro gruppo ribelle i Red Tabara (Résistance pour un Etat de droit filo ruandesi). Entrambi gli episodi sono avvenuti in Congo da parte di gruppi legati al Ruanda, all’Uganda e al Burundi. Ognuno sembra avere una milizia in terra congolese da contrapporre alle altre e da utilizzare per stabilizzare i territori oltre confine. Forse non è un caso che l’attacco sia avvenuto proprio nel giorno di inizio della campagna elettorale per le elezioni presidenziali del Burundi che si svolgeranno il prossimo 20 maggio.

«La violenza e la repressione sono state il segno distintivo della politica in Burundi dal 2015, e con l'avvicinarsi delle elezioni e lo scoppio della pandemia di Covid-19, le tensioni sono in aumento», ha affermato Lewis Mudge, direttore dell'Africa centrale di Human Rights Watch. «Non vi è dubbio che queste elezioni saranno accompagnate da ulteriori abusi, in quanto i funzionari burundesi e i giovani Imbonerakure usano la violenza sapendo di godere di un'impunità quasi totale che consente al partito di governo di consolidare la sua presa sul potere».

Tra gennaio e marzo, Ligue Iteka, un'organizzazione per i diritti umani burundese in esilio, ha documentato 67 omicidi, tra cui 14 esecuzioni extragiudiziali, 6 sparizioni, 15 casi di violenza di genere, 23 casi di tortura e 204 arresti arbitrari. La commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sul Burundi aveva già concluso lo scorso settembre che erano state commesse esecuzioni extragiudiziali. Questo non ha posto fine alle violenze gli attacchi sono continuati e hanno coinvolto anche ai media internazionali (Bbc e Voa sono stati costretti a lasciare il Paese) e nazionali Iwacu (l’ultimo giornale indipendente rimasto). Amnesty international ha documentato violenze e intimidazioni nel suo ultimo report Burundi: prioritise human rights in election season. Tutto è molto intrecciato e complicato servirebbe una conferenza di pace tra Burundi, Congo, Ruanda e Uganda, ma come cantava Fela Kuti nel 1997 in Zombie è difficile trovare accordi con “cadaveri senza volontà, addestrati solo per sparare”.


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