Welfare & Lavoro

La Corte secondo Marta Cartabia: apertura al mondo e dramma della pandemia

Apertura alla Società civile e alle altre istituzione e una massima di saggezza: Costituzione ed emergenza non possono essere disgiunti; la seconda va affrontata alla luce della prima e la prima deve essere interpretata alla luce della seconda

di Lorenza Violini

La Corte è cambiata, ci ha detto il Presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia, nella sua Relazione annuale, in modo profondo nel 2019, un anno pieno di promesse per la società tutta, l’anno dell’uscita definitiva dalla crisi. E poi un'altra crisi, quella del coronavirus, che, con la potenza distruttiva di uno tsunami, si è abbattuta su tutti noi.

Eppure, in questo momento, piace che qualcuno ci segnali tutto il positivo che c’è stato e le innovazioni che hanno segnato il trascorrere dei mesi. La Corte ne fa una carrellata fino ad arriivare al momento attuale, segnato da un monito alla riscoperta della nostra Costituzione che val la pena sottolineare, come ha fatto molta della stampa e dei media.

Due le cose da dire traendole dall’amplissima ed acuta esposizione: le molte novità e il monito finale.

Le novità: una può essere particolarmente interessante per i nostri lettori: l’apertura che si è creata tra la società civile e la Corte stessa tramite l’innovazione introdotta con una modifica delle norme che regolano il processo costituzionale. Oggi, ai portatori di interessi, agli esperti, alla società civile, agli enti territoriali vengono dischiuse le porte della Consulta ed essi potranno partecipare ai processi apportando il loro contributo di conoscenza e di valori.

E, poi, le svariate novità sui temi forti della giustizia costituzionale: le nuove scelte giurisprudenziali in materia penale, finora tenute lontane dai giudizi come ambito considerato riservato alla discrezionalità del legislatore, quasi una zona franca, in cui la Corte si addentrava con grandissima ritrosia pur essendo un ambito in cui molti sono i diritto fondamentali che possono essere messi a repentaglio; i nuovi dispositivi, che mirano a “forzare” un Parlamento perché decida, un Parlamento che in passato è stato sordo ai semplici “moniti”, in cui la Corte, applicando le logiche del self restraint , si limitava a ricordare al Parlamento stesso i suoi compiti istituzionali e i suoi doveri di intervento tramite quelle leggi ritenute necessarie per una corretta attuazione dei valori costituzionali fondamentali; i rapporti con le giurisdizioni sovranazionali, con cui instaurare rapporti di reciproca attenzione e collaborazione ma anche il tema, ricorrente, della leale collaborazione tra istituzioni, la cui sottolineatura, accennata all’inizio e reiterata alla conclusione della Relazione, rappresenta una importante novità, un cambio di passo rispetto alla logica della pura e difensiva separazione dei poteri.

Molto altro ancora è presente con accenni di grande interesse per i tecnici ma anche per il grande pubblico. Esso deve esser invogliato a cimentarsi con la lettura della Relazione per avere un giudizio autonomo, al di là delle interpretazioni cui esso ha dato luogo.

Secondo punto di attenzione: il monito conclusivo rispetto alla situazione attuale, quello della crisi sanitaria che ci ha sopraffatto, che consiste nel restare fedeli ai principi costituzionali, pur tenendo conto – come del resto è sempre stato vero – delle circostanze e delle loro peculiarità, visto che “la Costituzione è piena di clausole che richiedono di modulare i principi sulla base dei dati di realtà e dei diversi contesti” (intervista al Corriere della Sera) . Questa è la natura del diritto, che sempre deve muoversi tra le norma, l’equità e i fatti materiali e umani su cui va ad incidere. È una scelta pro o contro il Governo, su come è stata gestita l’emergenza? Tra i costituzionalisti vi è un ampio dibattito sul tema, che giunge fino all’estremo di accusare il Governo di aver abusato dei suoi poteri fino a limitare le libertà dei cittadini con dei semplici atti amministrativi. Su questo tema occorrerà riflettere molto.

Quello che emerge dalla Relazione è una massima di saggezza: Costituzione ed emergenza non possono essere disgiunti; la seconda va affrontata alla luce della prima e la prima deve essere interpretata alla luce della seconda. Questo mi pare il senso del monito che ci proviene dalla Corte, un monito che guarda al futuro con l’intentodi conservare e, ad un tempo, innovare.

Perché nulla di quanto succede è inutile, se sappiamo trarne gli opportuni insegnamenti.

*Professore Ordinario di Diritto Costituzionale presso l'Università degli Studi di Milano


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