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Disabilità: piattaforma unica per le ZTL

Il decreto semplificazioni introduce alcune novità per le persone con disabilità. Ma per Vincenzo Falabella (Fish) il cambiamento vero sulla disabilità deve ancora venire: «Il sistema di welfare basato sulla protezione non ci ha protetto. Non possiamo più essere ostaggio della burocrazia. Dobbiamo ricostruire il sistema di welfare, passando a una logica di riconoscimento dei diritti»

di Sara De Carli

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del DECRETO-LEGGE 16 luglio 2020, n. 76 recante "Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale", arrivano novità per le persone con disabilità. L’art. 29 dà disposizioni per favorire l'accesso delle persone con disabilità agli strumenti informatici ed estende l'obbligo di rendere accessibili i siti web e le applicazioni per smartphone e tablet ad altri soggetti pubblici e anche a privati che forniscono servizi di rilevanza per il pubblico. Lo stesso articolo prevede la creazione di una piattaforma unica nazionale informatica per le targhe associate ai permessi di circolazione dei titolari di contrassegni unificato disabili europeo (CUDE), cosa che finalmente permetterà di circolare nelle ZTL di tutta Italia senza avvertire ogni volta ogni singolo Comune. Infine gli interventi all'interno dei condomini per l'abbattimento delle barriere architettoniche sono da considerarsi, in tutti i casi, non voluttuari: l’unico divieto di intervento c’è quando si reca pregiudizio alla stabilità o alla sicurezza del fabbricato.

Per Vincenzo Falabella, presidente della FISH, sono passi avanti «frutto delle richieste delle associazioni delle persone con disabilità». Ma l’impegno forte sul fronte disabilità è urgente e deve ancora venire. «L’accessibilità è un elemento fondamentale, da anni lo ribadiamo e rilanciamo il confronto con le amministrazioni perché c’è una legge da tempo, la legge Stanca, pochissimo applicata, tant’è che ci sono amministrazioni che continuano a produrre documenti in formato non accessibile. Sul contrassegno unico, bisognerà vedere ora quante targhe ANCI consentirà di agganciare al contrassegno, a Roma sono tre. Fino ad oggi le persone con disabilità hanno dovuto fare comunicazioni ai Comuni ogni volta che si spostano, molte segnalazioni non vanno a buon fine per cui poi arrivano le multe e devi fare ricorso… Tutto un aggravio di costi sociali in capo alle famiglie».

Ora però, c’è da giocarsi una nuova fase: «Dobbiamo ricostruire il sistema di welfare del nostro Paese, che è basato su un sistema di protezione e non su una logica di riconoscimento dei diritti. La protezione però non ha protetto chi avrebbe dovuto proteggere e le tante morti nella popolazione più vulnerabile ne sono la prova provata. Voglio ricordare che la prima persona deceduta per Covid-19 era una persona con disabilità e pochissimo si è detto di lui. Occorre intervenire in maniera significativa, subito. Anche oggi la cronaca ci racconta di un uomo che si è ucciso con la figlia di 31 anni, con disabilità: significa che anche la legge 112 che avrebbe dovuto dare delle risposte non le ha date, è opportuno che ci si fermi e si inizi a programmare un sistema che dia risposte ai bisogni essenziali delle persone con disabilità e alle loro famiglie».

Falabella oggi sarà in Commissione Affari Sociali per analizzare come la pandemia ha impattato sulle famiglie che hanno al loro interno una persona con disabilità: «Porterà proposte in linea con quelle già presentate agli Stati Generali, concrete, attuabili, con visione completamente differente, non risarcitoria ma di riconoscimento dei diritti. Sta alla politica oggi fare un salto di qualità, assumendosi responsabilità. Basti pensare all’aumento delle pensioni di invalidità, è stata la Corte Costituzionale a intervenire, la politica è stata silente. Ora la politica deve decidere se attenersi al diktat della Corte o scegliere di mettere mano a tutto l’impianto, aumentando la cifra della pensione non solo per chi è invalido al 100% ma per tutti coloro che la ricevono. Altrimenti a breve ci sarà un ricorso da chi ha una invalidità diversa, senza un’assunzione di responsabilità politica. Non sono interventi risarcitori, è riconoscere che con questo emolumento economico le persone con disabilità possono superare gli ostacoli che ne limitano la partecipazione», dice.

I mesi del lockdown Falabella li definisce come «aberranti», con le famiglie abbandonate a loro stesse «non perché non vi fossero sercvizi adeguati ma perché i servizi erano disegnati in maniera così ingessata che non sono stati malleabili per rispondere alle esigenze. Anche gli interventi previsti con Palazzo Chigi, che andavano nella direzione di dare risposte immediate, poi sono stati difficilissimi da attuare. Penso all’articolo 26 del Cura Italia, che Inps ha inspiegabilmente interpretato in maniera restrittiva creando di fatto una non applicabilità della norma. Non possiamo continuare ad essere presi in ostaggio dalla burocrazia, non è più accettabile. La nuova sfida parte da quello che ci è successo. Oggi abbiamo l’occasione di cambiare, stiamo ricostruendo un pezzo importante del futuro del nostro Paese, serve una modifica sostanziale del welfare di protezione, per un welfare dei diritti.


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