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Tra didattica digitale integrata e Dad a rischio il benessere psico-fisico dei ragazzi

A quasi un anno dall’inizio della pandemia, la scuola è ancora penalizzata a causa del Covid-19; se i più piccoli sono tornati in aula, si prevede un ulteriore prolungamento della didattica a distanza per 8 milioni di studenti italiani. In tutta Italia si moltiplicano le loro proteste e gli appelli per la didattica in presenza. Sos Villaggi dei Bambini si appella al ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, per la ripartenza in presenza e in sicurezza

di Redazione

I bambini e i ragazzi hanno bisogno di tornare alla normalità a cominciare dalla scuola, un ineludibile punto di riferimento educativo e sociale, che permette loro di sviluppare la propria identità, l’autonomia, di imparare cosa significa collaborare e confrontarsi con altri. Lo sanno molto bene a Sos Villaggi dei Bambini come spiega Samantha Tedesco, Responsabile Programmi e Advocacy dell’organizzazione. «Con la didattica digitale integrata (Ddi), sperimentata a partire da questo anno scolastico, gli studenti perdono progressivamente gli stimoli, diventano passivi, con il conseguente rischio di dispersione scolastica. La didattica a distanza, per quanto resti un ottimo supporto tecnico di emergenza, non può assolutamente sostituire la didattica in presenza; inoltre prolungare ulteriormente la Ddi non fa che aggravare le diseguaglianze sociali. Si pensi ad esempio alle difficoltà a livello tecnico, uno fra tutti con la connessione internet. Chi aveva difficoltà di apprendimento in precedenza si è trovato ad affrontarne di nuove, senza l’aiuto di un adulto con le competenze specifiche a supportarlo».

Del resto, il 90% degli studenti intervistati da Ipsos per conto di Sos Villaggi dei Bambini nell’ambito dell’indagine "Nutrire l'Infanzia. Povertà educativa, divario digitale" era ben felice di tornare a scuola sin da settembre, di rivedere compagni e professori dal vivo piuttosto che attraverso lo schermo di un pc. Gli studenti italiani, mostra l’indagine, sono consapevoli del delicato momento che stanno vivendo e per quanto i contagi da coronavirus non si arrestino, il 70% di loro accetterebbe ben volentieri tutte le misure restrittive (mascherine in classe, distanziamento, misurazione della temperatura) pur di tornare a scuola, che considerano un luogo sicuro (ne avevamo parlato qui ).

A settembre, il 63% degli studenti di elementari e medie avevano ripreso la didattica secondo l’orario canonico, in termini sia di numero di ore sia di fascia oraria (7 su 10 gli studenti di 1a e 2a elementare). Invece, tra le famiglie che hanno subito una modifica, parziale o totale, dell’orario scolastico, il 74% ha dovuto fronteggiare problemi legati principalmente alla necessità di accompagnare e riprendere i figli a scuola.
Infatti, tra i mezzi di trasporto, il più utilizzato al momento dell’indagine risultava l’automobile (per più di 1 studente su 2), mentre quasi un terzo degli studenti (29%) si recava a scuola a piedi o in bici. Invece, il trasporto pubblico è utilizzato in modo marginale (solo dal 6% degli studenti di elementari e medie) e il trasporto scolastico in circa 1 caso su 10. Nel dettaglio, era pari al 46% la quota di ragazzi delle medie che raggiungevano la scuola accompagnati in macchina minoritario, infine, il ricorso al trasporto pubblico (2%) per i bambini delle prime classi elementari.

«Per quasi un anno i professori hanno lavorato per garantire la continuità dell'apprendimento. In breve tempo si sono attivati con la didattica a distanza, stabilendo un contatto con i propri alunni. È stato un nuovo modo di fare scuola, non tutti avevano una particolare competenza in materia informatica e, in alcuni casi, la strumentazione adatta per affrontare l’emergenza. I docenti hanno reagito in maniera esemplare affinché nessuno rimanesse indietro con il programma. A loro va il nostro ringraziamento per l’enorme sforzo che hanno fatto e che tutt’ora stanno portando avanti», continua Samantha Tedesco. «Tuttavia, è importante accogliere anche le richieste del mondo studentesco. I nostri ragazzi devono tornare a scuola in presenza, è una condizione essenziale per garantire loro un livello d’istruzione adeguato ma anche quel benessere psico-fisico che la pandemia sta mettendo a repentaglio. Ci appelliamo al ministro Azzolina e al Governo affinché siano al primo posto le necessità dei nostri ragazzi. La povertà educativa è una grave emergenza globale, e la scuola deve essere una priorità nazionale».

In apertura photo by Kelly Sikkema on Unsplash