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Zona rossa e DaD: «Subito un piano di sostegno educativo»

L'Alleanza per l'Infanzia chiede che nelle zone rosse si promuovano presidi educativi dove mini-gruppi di bambini e ragazzi possano essere accolti e seguiti, sia all’interno degli spazi scolastici, sia in aule diffuse e con educatori messi a disposizione dalla società civile e dal Terzo settore, attraverso i Patti educativi territoriali

di Redazione

Che nelle zone rosse le scuole promuovano dei presidi educativi, sia all’interno degli spazi scolastici sia in ‘aule diffuse’ e con educatori messi a disposizione dalla società civile e dal Terzo settore, in collaborazione con Regioni ed Enti locali, anche ricorrendo ai Patti educativi territoriali. Spazi dove mini-gruppi di bambini e ragazzi possano essere accolti e seguiti in sicurezza.

È la richiesta dell’Alleanza per l’Infanzia, che riunisce 34 enti e associazioni con competenze ed esperienze specifiche in materia di diritti, salute, educazione, sviluppo dei bambini e adolescenti, di politiche per le famiglie. Si può fare e si sta già facendo. È per esempio la “DAD SOLIDALE” realizzata a Napoli in questi mesi dalla cooperativa Dedalus, insieme al Comune di Napoli, a Con i Bambini e al civismo attivo: i bambini al mattino fanno la Dad a gruppetti negli spazi della cooperativa dove trovano luoghi tranquilli, un computer, un tutor di riferimento. «La copresenza fra educatore e insegnante l’abbiamo portata anche online, perché l’educatore che il pomeriggio fa matematica con un ragazzino sulla panchina del parco, rafforza la sua azione educativa se è già presente alla lezione in Dad», ci raccontava a inizio marzo l’amministratore delegato Andrea Morniroli. La scuola stessa, diceva, seppur chiusa potrebbe accogliere piccoli gruppi di alunni per la Dad: «Non dimentichiamo che in alcuni territori la scuola è l’unica istituzione pubblica rispetto a cui alcune aree di popolazione hanno un rapporto di fiducia. Chiudere le scuole è un danno per i ragazzi e per lo sviluppo del Paese ma è anche una frammentazione delle reti che fanno da antidoto all’illegalità».

È anche l’esperienza di “SOS DAD” – dove SOS sta per Supporto Operativo Scolastico – portata avanti dall’associazione Il Pozzo di Giacobbe a Quarrata, in provincia di Pistoia, sempre nell’ambito di un progetto finanziato da Con i Bambini. La sede dell’associazione, dallo scorso autunno, è stata ribaltata e trasformata per accogliere gli studenti che non possono seguire la didattica a distanza da casa, vuoi perché non hanno una connessione a internet stabile, i devices o gli spazi adeguati per fare scuola stando a casa: sono così state attivate 12 postazioni in cui i ragazzi possono partecipare alle lezioni in sicurezza, opportunamente distanziati dagli altri studenti presenti, seguiti da un educatore dal lunedì al sabato dalle 8 alle 14. E il pomeriggio si fa supporto allo studio, a turni di un’ora.

L’Alleanza per l’Infanzia è «profondamente preoccupata per la mancata predisposizione di un piano di sostegno educativo a fronte della chiusura della didattica in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado e nei servizi educativi per la prima infanzia nelle zone rosse», sapendo che il disagio che tutti i bambini e adolescenti stanno sperimentando in questo lungo anno di pandemia allarga ulteriormente le disuguaglianze dovute a povertà materiale ed educativa: da qui la richiesta, anche nel caso di lockdown totale, di garantire loro la possibilità di essere seguiti in spazi extra-familiari, perché «il diritto alla salute e diritto all’istruzione vanno entrambi garantiti».

Altro tema di preoccupazione è la discrezionalità lasciata ai Presidenti di regione nel chiudere scuole e servizi educativi anche nelle zone gialle e arancioni, da cui vengono altre tre richieste: che «la Conferenza delle regioni e delle province autonome e l’ANCI si diano criteri uniformi per assicurare il più possibile la continuità dei servizi educativi e scolastici»; «di rivedere con urgenza le norme previste nei DPCM per le zone rosse affinché non si chiudano indiscriminatamente le scuole, e in particolare i servizi educativi per la prima infanzia, la scuola dell’infanzia e la scuola primaria, ma che si rinunci all’attività in presenza solo in modo molto selettivo, là dove a livello locale, e non solo regionale, lo richiedano i tassi di contagio»; di «accelerare la vaccinazione delle/degli educatrici/ori e insegnanti e degli altri operatori della scuola».

Ma non basta. Occorre subito progettare già da ora «come affrontare la situazione dopo Pasqua, mettendo a punto tutti gli strumenti necessari per impedire il riaccendersi della pandemia nella ripresa della scuola in presenza». E predisporre «quanto prima un Piano educativo nazionale per l'estate, che coinvolga anche tutti i soggetti interessati e competenti in materia, appartenenti all’associazionismo civico, al Terzo settore e alle realtà culturali del nostro Paese».

Foto Unsplash


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