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La didattica a distanza qui si fa in presenza

di Sara De Carli

A Quarrata l'associazione Pozzo di Giacobbe ha attivato SOS DAD: ogni mattina 12 postazioni accolgono altrettanti ragazzi delle superiori che a casa loro farebbero fatica a seguire la DaD, non solo per motivi legati alla connessione. La presenza degli educatori è il valore aggiunto. E il pomeriggio, a turni di un'ora, continua in presenza anche il supporto allo studio. Si può fare? Sì

Si chiama SOS DAD. Dove SOS sta per Supporto Operativo Scolastico. Lo propone l’associazione Il Pozzo di Giacobbe di Quarrata, in provincia di Pistoia. La sede dell’associazione, dallo scorso autunno, è stata ribaltata e trasformata per accogliere gli studenti che non possono seguire la didattica a distanza da casa, vuoi perché non hanno una connessione a internet stabile, i devices o gli spazi adeguati per fare scuola stando a casa. Nei locali dello Spazio Giovani, della Biblioteca "Sbarra" e in generale in tutta la sede del Pozzo di Giacobbe sono così state attivate 12 postazioni in cui i ragazzi possono partecipare alle lezioni in sicurezza, opportunamente distanziati dagli altri studenti presenti, seguiti da un educatore. Il servizio è gratuito ed è attivo dal lunedì al sabato dalle 8 alle 14. Nell’ultima settimana, con la sospensione delle lezioni in presenza anche per la scuola primaria e secondaria di primo grado, sono state aggiunte altre 5 postazioni per gli studenti di seconde e terze medie, anch’essi in DAD. Un’idea avventata? No, un’idea bellissima, da replicare. Rossano Ciottoli, direttore dell’Associazione Pozzo di Giacobbe e Benedetta Tesi, responsabile educativa della cooperativa Gemma, partner del progetto, spiegano come è stato possibile realizzarla.

«Di certo è una scelta in controtendenza rispetto a quelle fatte da alcune scuole e anche da altri soggetti di terzo settore di spostare tutto il supporto educativo ai ragazzi sul digitale. Perché la presenza? Perché prima che rappresentanti del terzo settore siamo genitori e abbiamo visto ciò che tutto questo periodo ha comportato… Abbiamo ritenuto che fosse un bisogno anche di figli degli altri. Chi ha figli lo sa quanto in questo anno hanno perso qualsiasi riferimento relazionale, qualsiasi opportunità di crescita che normalmente riusciamo a dare: lo sport, la musica, il gioco, il tempo liberto… è tutto un mondo che per loro non esiste più da un anno. Riuscire a dare piccoli segnali di presenza per noi è l’atto educativo più importante che possiamo dare, perché ce n’è estremo bisogno», sottolinea Rossano Ciottoli. SOS DAD così «è il tentativo di dare una risposta allo stato di abbandono e solitudine che i ragazzi vivono e al disorientamento che provano. È chiaro che i ragazzi attualmente stanno vivendo un periodo difficile, che diventa ancora più difficile nel momento in cui provengono da situazioni di vulnerabilità e fragilità. Rispettando tutti i protocolli anticontagio e aggiungendo addirittura alcune ulteriori misure precauzionali, abbiamo riadattato la sede per accogliere i ragazzi in attività in presenza da mattina a sera, con il supporto alla DAD la mattina e con il supporto allo studio il pomeriggio».

Due ragazzi al massimo per tavolo, spesso anzi due per un'intera stanza. Divisori. Nei locali più piccoli un solo ragazzo. Una postazione personale, che resta sempre la stessa. Due educatori sempre presenti, sia per intervenire in caso di bisogno sia per motivare e spronare. Il progetto è partito già dallo scorso autunno, quando le superiori sono passate in DaD: «Poi non abbiamo più smesso. A gennaio le superiori hanno riaperto, ma con i turni, quindi il numero di ragazzi si è ridotto ma qualcuno è sempre stato presente. Adesso che la nostra provincia è in zona rossa, abbiamo aperto anche a qualche ragazzo delle medie», prosegue Ciottoli. Sono ragazzi con un piano di studi personalizzato, non necessariamente con una certificazione, certamente con bisogni educativi speciali, fragilità e la necessità di non essere lasciati soli davanti a uno schermo. «Già a novembre abbiamo fatto un quesito in regione per capire se il DPCM che prevedeva la possibilità della didattica in presenza agli alunni con disabilità e BES potesse essere applicato anche a noi. Non abbiamo avuto risposta, ci siamo armati di coraggio e buon senso e siamo partiti», dice Ciottoli. «Il riferimento per l’organizzazione concreta del servizio sono le Linee guida attività ludico-ricreative 0-17 del Dipartimento per le Politiche per la Famiglia, aggiornate più volte e riallegate anche all’ultimo DPCM di Draghi», precisa Benedetta Tesi, «che consentono attività in presenza in ambienti adeguatamente strutturati, con una metratura rispettata. Noi abbiamo aumentato ulteriormente lo spazio individuale rispetto a quelle Linee guida».

Sono ragazzi con un piano di studi personalizzato, non necessariamente con una certificazione, certamente con bisogni educativi speciali, fragilità e la necessità di non essere lasciati soli davanti a uno schermo. Ci siamo armati di coraggio e buon senso e siamo partiti. Perché la presenza? Perché prima che rappresentanti del terzo settore siamo genitori e abbiamo visto ciò che tutto questo periodo ha comportato… Chi ha figli lo sa

Rossano Ciottoli

Le 12 postazioni sono in 7 stanze, al momento quelle impegnate sono 10 e nelle settimane in cui le superiori sono andate a scuola a rotazione, le stanze del Pozzo di Giacobbe si sono popolate di conseguenza. Alcuni di questi ragazzi frequentano in presenza, come previsto anche dall’ultimo DPCM e dalla recente nota del Ministero, ma anche in questo caso nessuno va a scuola dal lunedì al venerdì «e comunque dall’ultima nota del Ministero pare che sia necessario avere un piano di studi personalizzato e una certificazione, mentre molti ragazzi hanno uno svantaggio linguistico e sociale che tutti personalmente riconoscono ma che non si traduce in una certificazione e quindi non sono tutelati da questa normativa recente», riflette Tesi. «La domenica sera condividiamo sul gruppo il calendario delle presenza giornaliere, anche con gli insegnanti è tutto uno scambiarsi messaggi. La collaborazione con la scuola si è rafforzata tantissimo», sottolinea.

Il pomeriggio, terminata la DAD e sanificati gli ambienti, lo Spazio Giovani si ripopola di ragazzi per lo studio assistito, sempre delle superiori. Gli iscritti sono una trentina, con 5 educatori: ruotano sui cinque pomeriggi della settimana, a turni di un’ora per gruppo, con mezz’ora fra un turno e l’altro per la sanificazione. «Questo era un luogo di supporto e motivazione allo studio e di socializzazione: ora la socializzazione è ridotta allo stare insieme per studiare», dice con amarezza Ciottoli. «Però è un segno. Nel lockdown come tutti avevamo spostato tutto online e anche adesso i ragazzi continuano ad essere seguiti nello studio anche online, però come dicevamo all’inizio la presenza è fondamentale. L’estate ci ha aiutati a prendere un po’ di confidenza con le nuove regole e le normative, così da settembre siamo ripartiti seppur con numeri ridotti del 70% rispetto a prima. Si può fare. Non abbiamo chiuso nemmeno durante le vacanze di Natale». L’elemento importante – tecnico, che poi tanto tecnico non è – che ha permesso a questa realtà di portare avanti un progetto così sfidante è la presenza del sostegno importante dal punto di vista dei finanziamenti, che deriva dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del progetto HERO – Hubs Educativi per la Resilienza e le Opportunità per il contrasto alla povertà educativa di cui l’associazione è partner insieme a molte altre realtà della provincia di Pistoia. «Non siamo eroi, c’erano le condizioni che ci hanno permesso di fare delle scelto: grazie a queste condizioni siamo stati in grado di modulare gli interventi in base a necessità e non il contrario».

Non siamo eroi, c’erano le condizioni che ci hanno permesso di fare delle scelto: grazie a queste condizioni siamo stati in grado di modulare gli interventi in base a necessità e non il contrario. Riuscire a dare piccoli segnali di presenza per noi è l’atto educativo più importante che possiamo dare, perché ce n’è estremo bisogno

Qui a Quarrata, da questi spazi che hanno la fortuna di animarsi ancora ogni giorno di corpi e sogni di adolescenti, lo scenario appare comunque «sconfortante». Benedetta Tesi tratteggia la situazione: «I ragazzi delle superiori è da ottobre che non vanno a scuola. In questa ultima settimana cominciano a dare segni di cedimento: sono più nervosi, litigano fra loro per nulla, c’è un calo di attenzione nel seguire le lezioni e anche un tracollo nelle valutazioni. Cominciano ad esser sconfortati. Non vedono più nessuno. Chattano fra loro continuamente, è l’unico modo che hanno per stare in contatto».

«È una sconfitta per tutti, a cominciare dalle istituzioni che non hanno saputo salòvagiardare uno dei diritti fondamentali dello Stato, che è il diritto alla studio. La scuola è la scuola e qualsiasi altra soluzione, compresa la nostra, è un ripiego, un tentativo di mettere una toppa che è comunque sempre troppo piccola per la falla che c’è nello scafo», aggiunge Rossano Ciottoli. «C’è una chiamata alla responsabilità per gli adulti: dobbiamo esser tutti molto bravi a non far perdere ai ragazzi lo stimolo a progettare, la voglia di pensare che c’è un futuro. Il rischio più grosso è questo, appiattirli sull’oggi e chiudergli il futuro».


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