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Child Guarantee: un’opportunità senza precedenti per l’Italia

La Commissione Europea ha pubblicato oggi la sua proposta per l’adozione di una raccomandazione del Consiglio Europeo sulla Child Guarantee. In Italia i bambini in povertà sono più della media europea: la raccomandazione prevede che almeno il 5% delle risorse provenienti dal FSE+ vadano a contrastare la povertà minorile. Ecco da dove partire

di Arianna Saulini

La Commissione Europea ha pubblicato oggi la Proposta per l’adozione di una raccomandazione del Consiglio Europeo sulla Child Guarantee (CG), nello stesso giorno in cui viene pubblicata anche la Strategia dell'UE sui diritti dell'infanzia e dell’adolescenza che riunisce tutte le iniziative esistenti sul tema sotto un quadro politico coerente, con raccomandazioni per l'azione interna ed esterna dell'UE.

Il lancio in contemporanea sottolinea l’impegno che l’Europa intende assumere per dare priorità ai diritti dei minori nella sua agenda politica e l’investimento che intende fare per abbassare i livelli della povertà minorile. Già prima del Covid-19, infatti, in una delle regioni più ricche del mondo, il 22,2% dei minori – ovvero uno su quattro, corrispondente a quasi 18 milioni di bambini – viveva in famiglie a rischio di povertà o esclusione sociale: milioni di bambini nell'Unione europea non possono quindi permettersi un pasto quotidiano caldo e nutriente, vivono in case fredde, non possono accedere a tutte le opportunità che la scuola offre, non possono partecipare alle attività sportive e ad altre attività educative…

La Child Guarantee ha lo scopo di assicurare che ogni bambino in Europa a rischio di povertà o di esclusione sociale abbia effettivamente accesso a diritti fondamentali come l'assistenza sanitaria, l'istruzione, servizi educativi per la prima infanzia, un alloggio e un'alimentazione adeguati. La raccomandazione del Consiglio offre agli Stati membri una guida su come attuare la Child Guarantee, pur lasciando ad ogni Stato la flessibilità del progettare e attuare le relative misure: prevede però modalità di attuazione, monitoraggio e valutazione, in particolare attraverso un nuovo indicatore specifico sui bambini a rischio di povertà o di esclusione sociale da inserire nella Social Scoreboard e la nomina di un coordinatore nazionale della Child Guarantee, dotato di risorse e mandato adeguati, per coordinare efficacemente l'attuazione della raccomandazione. Gli Stati membri dovranno stanziare risorse adeguate per dare attuazione alla raccomandazione e al contempo fare un uso ottimale di tutti i finanziamenti europei disponibili. In particolare gli Stati con un livello di povertà minorile superiore alla media UE, tra cui l’Italia (non a caso siamo uno dei Paesi selezionati per avviare un progetto pilota sperimentale, ndr), dovranno utilizzare almeno il 5% delle loro risorse FSE+ per affrontare questo fenomeno.

La Child Guarantee, un’opportunità anche per l’Italia

L’Italia rientra tra quei Paesi che dovranno utilizzare almeno il 5% delle loro risorse FSE+ per contrastare la povertà minorile, ma considerato anche l’impegno assunto con l’Agenda 2030 e tenendo conto dell'impatto del Covid-19 sui bambini, Save the Children invita fin d’ora il Governo Italiano ad aumentare tale percentuale. Sarà inoltre fondamentale assicurare una regia e un efficace utilizzo delle risorse provenienti dall’Europa, incluse le risorse del Recovery and Resilience Facility, aggiungendo anche adeguate risorse nazionali.

Per fare ciò sarà determinante il ruolo del coordinatore nazionale e la definizione di un Piano d'azione nazionale che espliciti in maniera chiara e trasparente quali fondi saranno investiti e per quali attività. La chiarezza del Piano sarà propedeutica al monitoraggio rispetto all’utilizzo dei fondi stessi. Inoltre occorrerà tenere sempre a mente che i bambini in condizione di disagio economico vivono e crescono all’interno di famiglie che vanno anch’esse sostenute, in quanto il successo delle azioni intraprese dipende inevitabilmente anche dall'empowerment dei genitori.

Accogliamo con favore il fatto che la Commissione preveda e incoraggi la partecipazione di differenti attori, inclusa la società civile, nella preparazione, nell’attuazione, nel monitoraggio e nella valutazione del Piano d'azione. Importante anche il riconoscimento esplicito della necessità di coinvolgere i ragazzi e le ragazze in tale processo.

È fondamentale che l’Italia colga questa opportunità per portare a compimento alcune importanti azioni:

1. Riconoscere i servizi educativi per la prima infanzia come diritto esigibile per tutte le bambine e i bambini, programmando un progressivo ampliamento della rete dei servizi educativi per la prima infanzia in modo da giungere, entro il 2025, alla presa in carico del 60% totale, con un minimo del 33% attraverso servizi a titolarità pubblica in tutte le regioni. Ad oggi in Italia soltanto il 13,2% dei bambini ha accesso a nidi dell’infanzia e servizi integrativi a titolarità pubblica

2. Promuovere una mensa giusta, sana e sostenibile, che sia strumento di contrasto alla povertà alimentare e dispersione scolastica. La mensa è infatti propedeutica a garantire l’apertura pomeridiana delle istituzioni scolastiche, anche per attività extracurricolari. Questi servizi dovranno essere economicamente accessibili a tutte le famiglie, garantendo oltre che la gratuità alle famiglie in condizioni di povertà certificata, un tetto massimo di compartecipazione ai costi da parte delle famiglie inferiore al 30%. Il servizio di ristorazione scolastica oggi è presente in poco più della metà delle scuole italiane (56,3%).

3. Contrastare la povertà digitale dei minori promuovendo l’acquisizione e la valutazione delle competenze digitali degli studenti, ad oggi tra le più basse d’Europa, con un intervento educativo in ambito sia scolastico che extrascolastico. Garantire a tutti gli studenti connessioni e dispostivi per mantenere la continuità educativa anche in periodi di forzata chiusura della scuola. Nel biennio 2018-2019, in Italia, il 12,3% dei minori di 6-17 anni non aveva in famiglia un Pc o un tablet.

4. Affrontare il problema dell’alloggio adeguato, particolarmente avvertito nell’aree metropolitane. Secondo i recenti dati ISTAT in Italia il 27,8% delle persone vive in condizioni di sovraffollamento abitativo, percentuale che sale al 41,9% tra i minori. Sono ancora molte le famiglie con figli che non riescono a permettersi di riscaldare adeguatamente la casa e da un’indagine campionaria condotta da Save the Children emerge che una famiglia su tre (32,7%) ha dovuto rimandare il pagamento delle bollette.

Siamo di fonte ad una sfida che è anche un’opportunità senza precedenti, per arrestare la crescita della povertà economica ed educativa minorile nel nostro Paese. Sarà quindi fondamentale dare attuazione alla raccomandazione che arriva dall’Europa definendo una strategia organica per i diritti dell’infanzia accompagnata da chiare indicazioni rispetto agli investimenti e le azioni prioritarie, perché solo così sarà possibile avere un reale impatto nella vita dei minori che anche in Italia vivono oggi in condizioni di povertà.

*Arianna Saulini, Europe and domestic advocacy manager di Save the Children Italia


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