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Non autosufficienza: il Governo ascolti associazioni e Parlamento

Nel parere del Senato sul PNRR la proposta delle organizzazioni del Network Non autosufficienza è entrata in vari punti. Si parla in diversi passaggi infatti di necessità di riforma organica della non autosufficienza, secondo le logiche suggerite dalle realtà sociali. Ora la palla passa di due ministri competenti Orlando per le Politiche sociali e Speranza per la Salute. Sapranno cogliere l'occasione per coordinare la loro attività politica e istituzionale, orientandola davvero all'interesse generale?

di Redazione

Quando il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, nel confronto con le organizzazioni del comitato editoriale di Vita ha replicato alla richiesta affinché nella versione “Draghi” PNRR compaia un capitolo sugli anziani non autosufficienti (finora incredibilmente esclusi dalla partita, malgrado il prezzo che gli over 70 stanno pagando alla pandemia) ha detto due cose. La prima che non poteva assicurare l’esito positivo del risultato, ma che si sarebbe impegnato a fondo insieme al ministro della Salute Roberto Speranza. La seconda: un apprezzamento esplicito per le proposte avanzate dal Network non autosufficienza, coordinato dal professor Cristiano Gori (e sostenute da un’ampia coalizione di associazioni)

In queste ultime ore dal Parlamento è arrivato un segnale importante per Orlando, Speranza e tutto il Governo. Nel parere del Senato sul PNRR infatti la proposta delle organizzazioni del Network Non autosufficienza è entrata in vari punti. Si parla in diversi passaggi infatti di necessità di riforma organica della non autosufficienza, secondo le logiche suggerite dalle associazioni.

Nella relazione generale si cita la proposta del Network gruppo di lavoro di Gori quando si dice che “Il Piano in diverse parti, in particolare nelle Missioni 5 e 6, cerca di raggiungere l’obiettivo di fornire migliori servizi sanitari e sociali, tramite, ad esempio, la realizzazione di ospedali di prossimità, il social housing e l’incremento di servizi per persone non autosufficienti. È indispensabile, in questo caso, che la programmazione pubblica garantisca standard di sicurezza e qualità omogenei su tutto il territorio nazionale per assicurare le cure e l’assistenza più appropriate. Le realtà associative che si occupano di assistenza ai più bisognosi lamentano che nel momento in cui l’Italia si appresta a investire quasi 200 miliardi di euro per riprendersi dagli effetti della pandemia da COVID-19, non può dimenticare coloro che della pandemia sono stati le prime vittime. Anche perché le grandi difficoltà incontrate dal sistema pubblico di assistenza, in particolare agli anziani, nell’affrontare la pandemia non rappresentano un evento anomalo, bensì una manifestazione estrema delle criticità di fondo che da tempo lo affliggono. Agli anziani non autosufficienti vanno destinate attenzioni e risorse, ma prima ancora è necessario adottare una riforma organica delle politiche di settore. Occorre, dunque, sfruttare l’occasione offerta dal PNRR per avviare il percorso della riforma nazionale del settore grazie a un primo pacchetto di azioni necessarie, concepite a partire dall’analisi delle criticità esistenti. La prima risiede nella frammentazione degli interventi pubblici, erogati da diversi soggetti non coordinati tra loro (ASL, comuni, INPS), che richiede necessariamente, attraverso un percorso partecipato, un coordinamento volto a semplificare e unificare i percorsi, al fine di addivenire all’offerta di un servizio adeguato a livello distrettuale, e a far confluire le diverse prestazioni ricevute in progetti personalizzati unitari”.

Nel parere della Commissione Lavoro di palazzo Madama si parla poi della riforma della domiciliarità come suggerito dal Network Non Autosufficienza: "Ritiene altresì necessario programmare congiuntamente l’utilizzo delle risorse per «Infrastrutture sociali nei comuni e coinvolgimento del terzo settore » (M5C2) e quelle per « Potenziamento assistenza sanitaria e rete territoriale » (M6C1), al fine di dar vita a un piano nazionale per lo sviluppo dell’assistenza domiciliare agli anziani non autosufficienti, definito in base ad alcuni criteri nazionali e rispettoso dell’autonomia degli enti locali nella loro traduzione in pratica. A tal fine il progetto dovrebbe essere guidato dal modello di intervento proprio della non autosufficienza, quello del care multidimen­sionale, costruendo progetti personalizzati che partano da uno sguardo globale sulla condizione dell’anziano, sui suoi molteplici fattori di fragilità, sul suo contesto di vita e di relazioni e che organizzino le risposte di conseguenza e prevedendo l’utilizzo congiunto da parte di aziende sanitarie locali e comuni delle risorse destinate alla domiciliarità. In concreto, ciò significa offrire non solo gli interventi di natura medico-infermieristica, ma anche quelli di aiuto nelle attività fondamentali della vita quotidiana".

Insomma, finalmente sul fronte degli anziani non autosufficienti il Parlamento dà segni concreti di attenzione rispetto ad istanze e proposte ben documentate anche dal punto di vista tecnico che arrivano dalla società civile organizzata. Per il Governo tutto e in particolare per i dicasteri guidati da Orlando e Speranza si tratta di una occasione reale per dimostrare di saper lavora di squadra e in sintonia con i reali bisogni delle persone più in difficoltà e quindi per qualificare la loro attività politica e istituzionale, orientadola davvero all'interesse generale e non a qualche interesse specifico di una o di un'altra corporazione. Un’occasione da non gettare alle ortiche.


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