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Quali sono stati i leader più sociali dell’anno?

Con papa Francesco, primo per distacco fra fuori classifica, fra i Top Social Leader 2021 meritano una menzione particolare i presidenti dell'Uruguay e del Ghana. Ecco perché

di Paolo Manzo

Chi è oggi il leader sociale più autorevole, il presidente o premier più vicino alle ong che stanno al fianco di poveri e migranti? Non è facile stilare una classifica, anche perché tante sono le variabili e, di certo, il “peso" di un capo di governo dipende in massima parte dalle dimensioni e dal potere dello stato in questione. Ad esempio, quanto fa il premier norvegese in ambito sociale, che è pure molto, soprattutto nei settori della difesa dell’Amazzonia, con un fondo ad hoc, dello sviluppo sostenibile e della nuova matrice energetica "green", non può avere lo stesso impatto di ciò che fa la Cina, di gran lunga il Paesi più popolato del mondo e che inquina maggiormente a livello globale. Tenendo conto delle azioni e delle dichiarazioni di principio, le variabili che abbiamo scelto di usare per “calcolare" il “leader sociale” più importante del 2021 sono i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, in teoria da raggiungere entro il 2030 ma purtroppo sempre più distanti dalla cruda realtà del mondo contemporaneo. Ovvero la fine della povertà e della fame, la buona salute, l’istruzione di qualità, la parità di genere, l’acqua pulita e l’energia rinnovabile, l’occupazione degna, l'innovazione e le infrastrutture, la riduzione delle disuguaglianze, città a misura d'uomo, l’uso responsabile delle risorse, del mare e della terra, la lotta contro il cambiamento climatico, lo sviluppo sostenibile ed il partenariato globale. Inoltre abbiamo chiesto un parere alle “antenne" di Vita sparse per il mondo, dove sono a contatto con una fitta rete di associazioni ed ong.

Nella classifica del “Top Social Leader 2021" è stato gioco facile mettere al primo posto Papa Francesco che, oltre ad essere il capo della Chiesa cattolica è anche chi guida lo stato della Città del Vaticano. In tema ambientale la sua enciclica “Laudato sì”, del 2015 ma più che mai attuale quest’anno alla Cop26 di Glasgow, è stata infatti uno storico spartiacque. Inoltre, la rete diocesana, della Caritas e di aiuto a poveri e migranti della Santa Sede non ha avuto pari al mondo, anche quest’anno, soprattutto se comparata con il numero minuscolo di abitanti e dell’estensione territoriale dello stato del Vaticano. A Natale il pensiero di Papa Francesco è andato ai poveri, "poveri come Gesù", e poi “a tutti i dimenticati, gli abbandonati, gli ultimi, e in particolare i bambini abusati e schiavizzati". Inoltre, simbolico e ricco di significati il suo ultimo viaggio pastorale in Grecia e a Cipro, dove a Lesbo, incontrando i rifugiati, ha lanciato un appello forte a “fermare il naufragio di civiltà”, oltre ad avere elogiato le tante ong che, anche in questi giorni, prestano soccorso a chi è in fuga da guerre, calamità naturali e crisi economiche rese ancora più terribili dalla pandemia.

Più difficile, invece, trovare leader mondiali che oggi siano un simbolo per il mondo dell’associazionismo e del mondo sociale. In Africa, ad esempio, oggi non c’è nessun Nelson Mandela in grado di “fare sognare” e, non a caso, anche se sono già passati oltre 8 anni dalla sua morte, rimane ancora lui per i Millennials il leader globale più ispiratore. Per scegliere comunque il “Top Social Leader” africano abbiamo Joshua Massarenti, coordinatore dei progetti dell’Unesco per l'Africa occidentale (Sahel) su Comunicazione e informazione, gioventù e migrazione. “Nana Addo Dankwa Akufo-Addo, il presidente del Ghana, è bravo, a mio avviso il più vicino al nostro mondo tra tutti i presidenti africani che, invece, nella maggior parte dei casi hanno politiche di contrasto alle ong”. Invitato dal presidente del Parlamento europeo David Sassoli, lo scorso 16 dicembre ha tenuto un discorso in cui ha indicato quali sono le sue linee programmatiche per far uscire l’Africa dai suoi tanti problemi. "Dobbiamo essere autosufficienti, sbarazzarci dell’immagine dei mendicanti che vivono di carità, aiuti e assistenza e fare un uso più intelligente delle nostre abbondanti risorse naturali, al fine di sollevarci dalla povertà e accedere alla prosperità” ha detto Akufo-Addo nel suo discorso ai deputati europei.

A favore dei diritti della comunità LGTBQI, una rarità tra le leadership africane, il presidente del Ghana si oppone “alla sgradevole politica del nazionalismo vaccinale, che rischia di limitare l’accesso ai vaccini e minare gli sforzi per contenere la pandemia” e, per questo, il suo Paese ha deciso di istituire un "Istituto ad hoc" per supervisionare la produzione nazionale di vaccini, in particolare quelli per la lotta al Covid, in partnership con il settore privato.

“Un’Africa ben sviluppata e prospera sarebbe una buona cosa non solo per noi in Africa, ma anche per l’Europa” ha detto di recente, sottolineando il desiderio che l’Unione europea aumenti le sue risorse finanziarie per sostenere l’economia africana, piuttosto che “investire denaro per impedire ai migranti africani di andare nel continente europeo”. Insomma, come riferisce Massarenti, “uno bravo”, anzi il più bravo dell’Africa per visione e leadership sociale.

Tra i leader europei, invece, i più socialmente meritevoli sono gli scandinavi. Non a caso, proprio la già citata Norvegia, il cui premier è il laburista Gahr Støre guida anche la classifica dei Paesi più democratici al mondo (in base al “Democracy Index di The Economist ) seguita dall’Islanda e dalla Svezia.

Se si guarda invece all’America latina il leader con il maggior gradimento tra la popolazione, il che non significa però affatto che sia anche un “Top Social Leader”, tutt'altro è il messicano Andrés Manuel López Obrador o, come lo chiamano tutti in patria AMLO. Se invece guardiamo alla lotta contro la povertà, che è il principale dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU, dalle statistiche si vede chiaramente che il migliore in assoluto è il presidente dell’Uruguay, Luis Alberto Lacalle Pou (nella foto di apertura). Nonostante il Covid-19, secondo l'Istituto Nazionale di Statistica uruguaiano, la povertà nel primo semestre del 2021 in Uruguay si è infatti attestata al 10,2%, con una diminuzione dell'1,4% rispetto al 2020. Questo grazie alle politiche sociali implementate dalla coalizione che appoggia Lacalle Pou. Montevideo è inoltre oggi la democrazia piena più avanzata dell'America Latina ma, nonostante nel 2020 Beatriz Argimón sia diventata la prima vicepresidente eletta della storia del Paese, molto resta da fare nel campo della parità di genere, altro obiettivo ONU, poiché le donne non occupano nemmeno un terzo in Parlamento. Due disegni di legge, guidati dalle deputate Fátima Barruta e dalla senatrice Gloria Rodríguez sono allo studio nelle commissioni parlamentari e nel 2022 potrebbero convergere in una legge di parità che permetta di aggiornare l’attuale normativa delle quote, vetusta (è del 2009) e che penalizza le donne in politica.


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