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“Heart to heart”, un manifesto per il futuro dell’Europa

One of Us, la federazione che riunisce associazioni e movimenti pro life europei si è riunita a Bruxelles in una convention incentrata sul tema: “Per il nostro futuro: un'Europa fedele alla dignità umana”. Nell’occasione il programma "Cuore a cuore" lanciato lo scorso anno dal Movimento per la vita italiano è divenuto una piattaforma comune per una campagna nei 27 Paesi Ue

di Antonietta Nembri

In origine “One of Us” è stata una delle più partecipate iniziative popolari europee con oltre 1 milione e 700mila persone che hanno sottoscritto la richiesta alle istituzioni comunitarie di garantire la vita delle persone fin dal concepimento. Oggi One of Us è una federazione di oltre cinquanta organizzazioni europee in difesa della vita che ha tra i suoi obiettivi il riconoscimento della dignità umana come fonte delle libertà e dei diritti dei cittadini operando per lo sviluppo di una cultura della vita promuovendo e sostenendo attività che coinvolgano la difesa della vita umana, in particolare nelle sue fasi più vulnerabili come il concepimento e la gestazione, ma anche durante l’infanzia, in caso di maternità, come pure di malattia, disabilità, vecchiaia e fine vita.
Sabato 7 maggio a Bruxelles, in occasione della Festa dell’Europa del 9 maggio, la federazione ha organizzato una convention cui hanno partecipato circa 200 persone in presenza oltre a 300 online in rappresentanza di un centinaio di organizzazioni della società civile della Ue. Un incontro per far sentire la voce di One of Us alla Conferenza sul futuro dell’Europa, non a caso il titolo scelto per l’incontro di Bruxelles è stato “Per il nostro futuro: un'Europa fedele alla dignità umana”.

Nel suo intervento il presidente della federazione One of Us, lo spagnolo Jaime Mayor Oreya ha sottolineato: «L’Europa ha bisogno della nostra esistenza, della nostra presenza, del nostro coraggio e della nostra capacità di impegnarci per difendere la verità, della nostra convinzione nelle radici cristiane della nostra civiltà in questo momento critico decisivo e cruciale»
Oltre due ore intense di testimonianze e interventi centrati sulla difesa della vita umana e sulla necessità anche culturale di una battaglia per i diritti umani che non facciano classifiche tra un diritto e un altro come ha sottolineato il filosofo belga Michel Gihns «il rifiuto di ogni discriminazione nasce dalla pari dignità di tutti gli esseri umani e dal rispetto assoluto della vita umana senza eccezioni». «Il diritto alla vita» ha affermato l’italiano Paolo Floris, del direttivo dell’Associazione Family Day «considera ogni essere umano come soggetto e mai come oggetto; come persona fin dall’istante che gli dà origine e identità, il concepimento. La civiltà è umana quanto più si prende cura dei suoi membri più fragili, più piccoli, più poveri, più indifesi».

Nel corso dell’incontro non sono mancati richiami ai padri fondatori dell’Ue e alle radici europee come hanno fatto, Rocco Buttiglione, filosofo ed ex parlamentare, Ferenc Hörcher, storico della politica e filosofo politico ungherese e Alojz Peterle, ex parlamentare europeo ed ex primo ministro sloveno.
Le conclusioni dell’incontro sono state affidate a Rémi Brague, filosofo membro della piattaforma culturale di One of Us che ha sottolineato: «Non difendiamo gli interessi di nessuno in particolare, tanto meno il nostro. Cerchiamo piuttosto di estendere la protezione a coloro che ancora non possono, o non potranno farlo mai, o non possono più far valere i propri diritti da soli», Brague ha poi insistito: «È arrivato il momento di dire chi siamo e da dove veniamo. Il linguaggio della menzogna comincia a iscriversi nei testi delle leggi. Noi non siamo più intelligenti, ma abbiamo la vita più acuta: noi vediamo l’umano dove altri vedono solo biologia, politica, economia».
Nel suo intervento ha detto che siamo arrivati al momento descritto da Chesterton “Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate” «siamo in questa era: il problema è la verità». Ha poi concluso: «Non è colpa nostra se la nostra voce debole si scontra con un concerto muto. È il silenzio assordante di tutti coloro che sentono vagamente di dover parlare. Ma, poiché pensano di essere soli a vedere quello che vedono e a pensare quello che pensano, si lasciano intimidire e preferiscono lasciare il microfono a dormienti e bugiardi. Non abbiamo scelto di sentirci responsabili, abbiamo solo una paura, ed è che le generazioni future ci accuseranno di non aver aiutato una civiltà in pericolo. Guai a noi se rimaniamo in silenzio!».

Una delle prime azioni è che il manifesto al femminile “Cuore a cuore”, lanciato lo scorso novembre da Marina Casini, presidente del Movimento per la Vita italiano a conclusione del convegno nazionale (qui la news ) è diventato patrimonio comune della piattaforma One of Us con il titolo “Heart to Heart” lanciando così anche nei 27 Paesi Ue la campagna. Nel manifesto si sottolinea che «la pandemia mondiale ci ha costretto a riflettere sull'essenziale, a stringere legami di solidarietà anche oltre i confini nazionali e continentali, a riconoscere l'uguale valore di ogni vita umana». Inoltre, si legge: «La scienza e la ragione moderne hanno dimostrato che il bambino concepito è un essere umano e, quindi, detentore della dignità umana come qualsiasi altro essere umano, ma la voce delle donne è fondamentale, perché il cuore di ogni donna è la conoscenza, la consapevolezza o l'intuizione che ogni essere umano dal concepimento è un bambino. È quindi necessario che le donne prendano coscienza del loro privilegio e lavorino per dimostrare la verità».

Heart to heart punta ora a promuovere un'azione culturale che metta sullo stesso piano le istanze di liberazione della donna e la difesa del diritto alla vita dei bambini concepiti, invocando il principio di non discriminazione in nome dell'alleanza tra donna e vita nascente.

In apertura i relatori della convention internazionale di One of Us


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