Welfare & Lavoro

Il futuro del Welfare aziendale? Imprese che si mettono insieme

Parla Antonio Gusmini, direttore Risorse umane di banca Mediolanum, istituto che offre ai dipendenti molte facilitazioni, dal Caaf allo sportello psicologico, dalla palestra interna all'asilo nido, attivo dal 17 anni. E alle piccole realtà suggerisce di consorziarsi

di Nicola Varcasia

Chi vive meglio lavora meglio e chi lavora meglio vive meglio. La scommessa del welfare aziendale è questa: provare a migliorare nel concreto il benessere di chi è al lavoro. Come? Dallo smart working alle polizze assicurative, dagli sportelli psicologici ai servizi per la cura dei propri cari, le aziende stanno modificando profondamente le tipologie di servizi proposti ai propri dipendenti. D’altra parte, la pandemia è stata una tale rivoluzione, per il mondo del lavoro, che non poteva non avere ripercussioni anche su questo versante. Nel focus sul welfare aziendale uscito con il numero di Maggio e scaricabile gratuitamente a questo link, si possono interviste, numeri, buone pratiche e aspetti migliorabili di un fenomeno sempre più impattante, anche dal punto di vista sociale. Temi di cui abbiamo parlato con Antonio Gusmini, direttore Risorse Umane Banca Mediolanum (nella foto sotto, ndr) che ci racconta la vision e i benefit a favore dei dipendenti dell’istituto di credito fondato da Ennio Doris.

Come siete ripartiti dopo la fine delle principali restrizioni legate alla pandemia?

Fino allo scorso mese di marzo nei nostri uffici era presente meno del 10% della popolazione aziendale. Volevamo evitare il massimo possibile del rischio, per quanto le nostre strutture fossero già predisposte a un rientro graduale di tutti e 2800 i dipendenti. Ad oggi, anche in seguito a un accordo con le parti sociali, seguiamo una modalità mista con tre giorni in sede e due da remoto. La ratio di queste scelte è di alimentare, con costanza, un forte senso di fiducia reciproca tra azienda e dipendenti, per creare le migliori condizioni di lavoro che poi aiutano a generare risultati positivi per sé, per i clienti e per la banca.

In casa vostra il welfare non è storia recente.

Prima della nascita delle piattaforme di welfare erano già avviate molte attività e proposte. Da anni, ad esempio, è aperto un panificio gestito da una cooperativa sociale che dà lavoro a persone svantaggiate mentre, sul piano dei servizi per le persone, sono presenti lavanderia, sartoria e autolavaggio, con un CAAF autorizzato che effettua gratuitamente le dichiarazioni 730. Sono varie le attività legate al benessere, con un’area fitness aperta a tutti i dipendenti, e i servizi per la salute, tra i quali una in convenzione con Lilt per gli esami di prevenzione per il personale femminile. Senza dimenticare la ristorazione di qualità, uno dei nostri fiori all’occhiello, oltre all’ormai storico l’asilo nido, attivo dal 2005.

Quali sono le vostre novità?

La cosiddetta nuova normalità ci ha portati a riconsiderare alcuni servizi nati durante la pandemia. Ad esempio, lo sportello psicologico, a cui ciascun dipendente poteva rivolgersi per confrontarsi sui timori derivanti dal Covid 19, è diventato un ambito di consultazione e coaching sull’organizzazione dell’attività familiare e sulla genitorialità, tematiche sempre più sentite dalle persone. Nel prossimo futuro, prevediamo di avviare nuove iniziative rivolte all’assistenza agli anziani, per accompagnare in queste fasi difficili i colleghi che lo desiderano. Tengo infatti a precisare un punto decisivo.

Prego.

Le iniziative verso i dipendenti non hanno uno scopo promozionale, ma sono tentativi reali di rispondere a bisogni che si manifesteranno anche nel medio e lungo periodo per le nostre persone. Anche perché il turn over dei dipendenti da noi è assolutamente minimo.

Vi sentite responsabili nei confronti delle aziende meno strutturate che non possono offrire la gamma di servizi che offrite voi?

Agli imprenditori che incontriamo nel nostro lavoro suggeriamo di adottare anzitutto le modalità di welfare più semplici e importanti, quali l’assistenza sanitaria e la previdenza complementare. Lasciando perdere, almeno all’inizio, altre voci magari più “di moda” ma meno utili. La chiave di volta per un salto di qualità sarà quella di consorziarsi tra più aziende di piccola o media dimensione di un territorio: insieme potranno individuare strutture, cooperative o altri enti a carattere sociale, che potrebbero offrire servizi di welfare abbattendone notevolmente i costi.

Foto in apertura di Joanna Kosinska per Unsplash


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