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Cei, nomina Zuppi. Don Colmegna: «Vedo Martini che gioisce»

«Questa scelta del Papa indica una via molto importante: l'essere pacificatori. È un tema centrale a tutti i livelli, non sarà più come prima, c’è un cambio di civiltà. Il tema della non violenza non come un motivo di pacifismo astratto, ma un tema coraggioso, capace di trovare le sue radici nel vangelo, nel linguaggio delle beatitudini: questa è la testimonianza»

di Nicola Varcasia

Papa Francesco ha nominato il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei). A dare l’annuncio ai presuli è stato il suo predecessore, il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, che ha dato lettura della comunicazione del Pontefice. Abbiamo chiesto a un sacerdote della carità cpme don virginio Colmegna di commentare questa nomina. Don Virginio dal 1993 al 2003 è stato direttore della Caritas Ambrosiana dando notevole impulso alla sua azione di testimonianza della carità, dal 2002 è presidente della Fondazione Casa della Carità “Angelo Abriani”, ente voluto dall’allora Arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Maria Martini, come luogo di accoglienza e ospitalità per persone in difficoltà, che fosse anche centro di elaborazione culturale, di formazione e di studio.

Don Virginio, come ha accolto la notizia della nomina di Matteo Zuppi alla presidenza Cei?

Sono entusiasta, contento. Proprio per la conoscenza che ho e per il cammino di carità che l’ha visto molte volte partecipe dandoci delle indicazioni, credo che sia una scelta felice per una chiesa sinodale, in cammino. Davvero per essere quello che Papa Francesco vuole: chiesa per i poveri, in uscita, in un momento così difficile dove il tema della pace rischia di essere attraversato dal dramma.

Da dove cominciare?

Questo è un momento di profezia e di coraggio. È un tempo dove la profezia conta molto: per una chiesa testimone di carità, capace di portare il Vangelo della freschezza e della mitezza. E la nomina di Monsignor Zuppi, per la sua testimonianza, la sua storia e la sua vicinanza non solo ci rende contenti, ma dobbiamo accompagnarlo con la preghiera.

La storia personale di Zuppi è legata proprio all’impegno concreto per la pace. Come la sua guida potrà aiutarci?

La sua guida può aiutare a interrogarci tutti insieme. È un tema complesso, difficile ma la scelta della pace – nella grande tradizione che ci hanno consegnato La Pira insieme a tanti altri testimoni e con lo sguardo che anche in Sant’Egidio è stato produttore di mediazione di pace in Africa e non solo – rende questo momento importante. Una pace da riscoprire con pazienza e tenacia, da perseguire come valore grande che rischia di essere schiacciato, accompagnando l’insistenza coraggiosa di papa Francesco.

Che tratti ha questa testimonianza?

Credo che sia davvero una sfida molto grossa. È difficile trovare soluzioni e la testimonianza che Zuppi ci porta è molto importante. È un tema centrale a tutti i livelli, non sarà più come prima, c’è un cambio di civiltà. Il tema della non violenza non come un motivo di pacifismo astratto, ma un tema coraggioso, capace di trovare le sue radici nel vangelo, nel linguaggio delle beatitudini: questa è la testimonianza.

Questo annuncio di pace potrà dare linfa nuova alla pastorale sociale e del lavoro nella chiesa italiana?

Una proposta di pace dice certamente di tirar fuori le radici più profonde, che hanno il coraggio di essere efficaci anche nella storia in cui viviamo. Tanto coraggio e tanta urgenza sono motivati dal Vangelo “Amatevi come io vi ho amati”, in una chiesa segnata da interrogativi e da dubbi, sulla scia di Martini – lo vedo che gioisce – perché quella che emerge oggi è un po’ l’immagine di Chiesa radicata nella Parola: testimonianza di una gratuità e di una carità coraggiosa e sapiente. C’è una grande intelligenza sociale in questo e credo che sia importante per la Chiesa tutta e per la società.

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Zuppi nasce a Roma l'11 ottobre 1955, quinto di sei figli. Nel 1973, studente al liceo Virgilio, conosce Andrea Riccardi, il fondatore di Sant'Egidio, iniziando a frequentare la Comunità e collaborando alle attività al servizio degli ultimi da essa promosse e quelle ecumeniche per l'unità tra i cristiani e per il dialogo interreligioso, concretizzatesi negli Incontri di Assisi. A 22 anni, dopo la laurea in Lettere e Filosofia all'Università La Sapienza, con una tesi in Storia del cristianesimo, entra nel seminario della diocesi suburbicaria di Palestrina, seguendo i corsi di preparazione al sacerdozio alla Pontificia Università Lateranense, dove consegue il baccellierato in Teologia. Ordinato sacerdote per il clero di Palestrina il 9 maggio 1981 subito dopo viene nominato vicario del parroco della basilica romana di Santa Maria in Trastevere, monsignor Vincenzo Paglia, succedendogli nel 2000 per dieci anni. Incardinato a Roma il 15 novembre 1988, dal 1983 al 2012 è anche rettore della chiesa di Santa Croce alla Lungara e membro del consiglio presbiterale diocesano dal 1995 al 2012. Dal 2000 al 2012 assistente ecclesiastico generale della Comunità di Sant'Egidio, per conto della quale è stato mediatore in Mozambico nel processo che porta alla pace dopo oltre diciassette anni di sanguinosa guerra civile.

Nel 2010 viene chiamato a guidare la parrocchia dei Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela, nella periferia orientale della città; e nel 2011 è prefetto della diciassettesima prefettura di Roma. Poco dopo, il 31 gennaio 2012 Benedetto XVI lo nomina vescovo titolare di Villanova e ausiliare di Roma (per il settore centro). Riceve l'ordinazione episcopale il successivo 14 aprile per le mani dell'allora cardinale vicario Agostino Vallini. Il 27 ottobre 2015 papa Francesco lo nomina alla sede metropolitana di Bologna e il 5 ottobre 2019 lo crea cardinale con il titolo di Sant'Egidio. È membro del Dicastro per il Servizio dello Sviluppo umano integrale e dell'ufficio dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.


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