Attivismo civico & Terzo settore

Fondazioni d’impresa, ecco perché possono (e devono) diventare un asset del Paese

Oltre 90 rappresentanti di fondazioni d’impresa insieme per il primo Italian Corporate Philanthropy Boat Camp. L’iniziativa, organizzata da Assifero insieme a Costa Crociere Foundation, è nata con un obiettivo preciso: raccogliere punti di vista diversi e su quella diversità far nascere nuove collaborazioni

di Anna Spena

Qual è il ruolo delle fondazioni corporate per il raggiungimento dell’Agenda 2030? Quali sono i diversi tipi di allineamento strategico tra impresa madre e fondazione? E il loro impatto? Si possono oltre al capitale finanziario attivare anche le risorse relazionali, intellettuali e intangibili delle fondazioni corporate e creare valore aggiunto permanente per i territori e le comunità locali?

Pensate in Italia esistono quasi 200 le fondazioni d’impresa, nate per lo più negli ultimi 15 anni, diverse per mission, aree di intervento, dimensioni e struttura. Realtà più recenti, rispetto ad altre organizzazioni filantropiche, che non hanno ancora avuto modo di attivare e sviluppare il proprio impatto collettivo. Molte di loro si sono incontrate durante il primo “Italian Corporate Philanthropy Boat Camp – Shaping purpose, creating value, untapping impact with a 2030 Agenda vision”, organizzato da Assifero, Associazione Italiana Fondazioni e Enti Filantropici, e Costa Crociere Foundation, a bordo della Costa Toscana, la nuova Ammiraglia di Costa Crociere, alimentata a Gas Naturale Liquefatto. Oltre 90 rappresentanti di fondazioni d’impresa e responsabili dell’area sostenibilità delle aziende del nostro Paese con un obiettivo preciso: raccogliere punti di vista diversi e su quella diversità far nascere nuove collaborazioni.

«Le fondazioni d’impresa dispongono di capitali finanziari, intellettuali, relazionali e sociali con un immenso potenziale», dice Carola Carazzone, Segretaria Generale di Assifero. «Questa iniziativa si innesta nel solco tracciato dalle organizzazioni di supporto alla filantropia a livello europeo: come l’ECFKE (European Corporate Foundations Knowledge Exchange) di Dafne (oggi Philea- Philanthropy Europe Association) ospitato da Assifero a Palermo nel 2018 e diventata poi il C Summit (European Corporate Philanthropy and Social Investing Summit) promosso con EVPA (European Venture Philanthropy Association). L’Italian Corporate Philanthropy Boat Camp si è inserito in questo percorso, lavorando in complementarietà e sinergia a livello italiano e europeo, facendo in modo che il sistema italiano delle fondazioni d’impresa e degli investitori sociali e quello europeo si nutrano vicendevolmente e possano ampliare reciprocamente il loro potenziale d’impatto».

Nella due giorni i rappresentanti delle fondazioni d’impresa si sono incontrati, parlati, confrontati. Soprattutto conosciuti meglio e scoperto che, anche nelle differenze costitutive di ogni realtà, tutte lavorano con un obiettivo comune: il benessere delle comunità. «Siamo partiti quattro anni fa e ci siamo interrogati sul nostro operato», racconta Marisa Parmigiani Direttrice e Consigliera Delegata di Fondazione Unipolis, la Fondazione d'impresa del Gruppo Unipol e del Gruppo UnipolSai. «Abbiamo capito», continua, «che innanzitutto i piani e le nostre azioni – per essere davvero efficaci – dovevano avere almeno una visione triennale. E ci siamo impegnati a definire con i nostri stakeholder i potenziali obiettivi di impatto». E infatti l’emblema di questa trasformazione si è concretizzato, tra gli altri, con il progetto OpenReport. «Una piattaforma di rendicontazione digitale», spiega Parmigiani, «che abbiamo lanciato nel 2020 per dare evidenza e condividere in itinere il valore generato attraverso le attività svolte e i progetti attivati. Con OpenReport abbiamo deciso di testare una forma nuova di rendicontazione che sfruttasse le potenzialità del digitale per una valutazione d'impatto trasparente, generativa e inclusiva».

Anche Fondazione ASM, che è stata costituita a Brescia nel 1999 da Asm SpA, ora A2A SpA, per alimentare ed incrementare il costante e diretto rapporto che, sin dal 1908, l’Azienda Servizi Municipalizzati aveva stretto con la comunità bresciana, e che nel 2005, a seguito dell’incorporazione dell’azienda di servizi bergamasca Bas all’interno di Asm SpA, ha allargato il proprio raggio di intervento anche ai territori di Bergamo e provincia, è convinta che per creare impatto c’è bisogno di lavorare su visioni con più ampio respiro: «Budget triennale e non annuale», spiega la Segretaria Generale Erika Ruggeri. «Programmare il futuro ancora immersi nella stagione della pandemia, che ha costretto l’umanità tutta a confrontarsi con situazioni e orizzonti inediti e imprevedibili, non è semplice. Tuttavia è un esercizio al quale la nostra Fondazione non può sottrarsi. Sentiamo la responsabilità di allocare le risorse ricevute in modo attento e consapevole, sapendo che per il fatto di essere incommensurabilmente esigue rispetto ai bisogni, esse debbono essere destinate con grande cura e attenzione, approfondendo attraverso un adeguato confronto interno ed esterno la ricerca del migliore e più efficace modus operandi. Inoltre rendere ex ante trasparenti i propri orientamenti nello svolgimento dell’azione filantropica permette alla Fondazione di costruire un confronto, un dialogo più maturo e costruttivo coi propri diversi stakeholders, permettendo a tutti di valutare i contenuti, la coerenza e l’efficacia della nostra azione, proponendo critiche e suggerimenti».

Fondazione Generali – The Human Safety Net negli ultimi anni si è resa protagonista di grandi trasformazioni che sono andate di pari passo alle trasformazione dell’azienda. «Per diventare davvero partner della vita delle persone, delle comunità», spiega Emma Ursich Executive Officer di Fondazione Generali – The Human Safety Net, «non potevamo più solo guardare al “danno”, ma era necessario anche soffermarsi sulla prevenzione. Ci siamo chiesti: “Come facciamo ad essere utili? In quali ambiti?” Oggi viviamo nel paradosso che chi ha più bisogno di un’assicurazione non se la può permettere. C’è il tema del cambiamento demografico, delle migrazioni. Quindi ci siamo soffermati su due filoni: la vicinanza ai genitori nei primi anni di vita del bambino e il supporto ai rifugiati che vogliono aprire un’attività imprenditoriale».

Tra i partecipanti all’Italian Corporate Philanthropy Boat Camp anche UniCredit Foundation, la Fondazione d'impresa del Gruppo UniCredit, nata dalla fusione, completata nell'aprile 2018, tra UniCredit Foundation, costituita nel 2003 per contribuire allo sviluppo della solidarietà e della filantropia nelle comunità e nei territori in cui il Gruppo opera, e UniCredit & Universities Foundation, costituita nel 2009 con lo scopo di promuovere studi e iniziative rivolti ad approfondire la conoscenza delle discipline bancarie, economiche e giuridiche. «Abbiamo capito che i dipendenti di UniCredit», spiega Giannantonio De Roni, Segretario Generale della Fondazione, «sono una grandissima ricchezza, un capitale intangibile dal valore inestimabile». E infatti per UniCredit Foundation il coinvolgimento ed il supporto dei dipendenti del Gruppo in attività sociali e di volontariato, così come in attività di studio e ricerca, rappresenta una priorità nel suo piano di azione. «Promuovere una cultura della solidarietà, partendo da loro, ci ha fatto raggiungere ottimi risultati. Basti pensare che nei primi mesi della pandemia i colleghi hanno donato oltre 5 milioni di euro alla fondazione per sviluppare progetti a sostegno delle comunità».

E il capitale intangibile, la cura di questo capitale, l’attenzione nel coltivarlo può davvero essere la chiave di volta per le fondazioni Corporate, lo sa bene la Fondazione Italiana Accenture. «Di fatto Accenture», spiega Simona Torre, segretaria generale della Fondazione, «vende competenze, intelligenze: questo è il suo prodotto. Oggi possiamo dire che il nostro obiettivo è supportare i giovani e gli imprenditori sociali mettendo a loro servizio le nostre competenze. L’innovazione sociale, secondo noi, è sempre figlia di un lavoro collettivo. Di un paradigma collaborativo e non competitivo».

Collaborazione è la parola chiave. Di questo è convinta anche la Fondazione Snam. «Ci concepiamo come un partner che vuole promuovere e accompagnare altri soggetti per costruire percorsi comuni», dice Angela Melodia, Head of Innovation and Development della Fondazione. «Puntiamo molto sul volontariato di competenza cercando di utilizzare le risorse che la nostra Corporate mette a disposizione».

Non sempre però fondazioni d’impresa e impresa sono allineate. «Facciamo parte di un’organizzazione internazionale», dice Maria Morena Lucà, Fundraising, Marketing & Communication Manager per la Fondazione per l’infanzia Ronald McDonald Italia. «Un’organizzazione che dal 1974 è al fianco delle famiglie che vivono la drammatica esperienza dell’ospedalizzazione di un figlio, supportandole affinché possano accedere alle cure ospedaliere necessarie anche quando si trovano lontano da casa. Siamo in Italia dal 1999 e abbiamo accolto 50mila famiglie nelle nostre strutture dentro e fuori gli ospedali».

Interessante e da segnalare anche il modello di sviluppo della Fondazione Edoardo Garrone che ha deciso di attivarsi, in particolare, nella realizzazione del “Progetto Appennino”, una serie di iniziative accomunate dall’obiettivo di valorizzare le importanti risorse ambientali, culturali, economiche e sociali dei nostri Appennini sostenendo concretamente le progettualità di giovani imprenditori impegnati a creare e implementare nuovi modelli di sviluppo pienamente sostenibile a favore dei territori e delle comunità. «“Progetto Appennino – idee che muovono montagne”», dice Francesca Campora, direttrice generale di Fondazione, «vuole realizzare un nuovo modello di riqualificazione delle terre alte puntando sulla nascita di giovani imprese, sul consolidamento di quelle esistenti e sulla sinergia tra loro e, più in generale, sulla messa in rete di competenze e risorse per estendere il valore di una imprenditorialità sostenibile a favore dello sviluppo complessivo del territorio e della comunità».

Da questa due giorni si esce con una percezione nuova: «Le fondazioni e le imprese sembrano realtà distanti», dice Davide Triacca Sustainability Director di Costa Crociere e Segretario Generale di Costa Crociere Foundation. «Da un lato c’è chi ritiene che non ci debba essere allineamento tra la fondazione d’impresa e la casa madre, che non si debbano condividere risorse finanziarie e non finanziarie, che sia necessario lavorare su progetti e territori diversi. E poi c’è chi, come noi, è fortemente convinto del fatto che – laddove è possibile – lavorare in sinergia – fondazioni d’impresa e casa madre – sia un'opportunità troppo importante per non essere colta. Con Costa, per esempio, abbiamo voluto e avviato un nuovo modo di fare turismo che sta già diventando un modello per il settore: non visitiamo delle attrazioni turistiche, ma incontriamo le comunità che ospitano le nostre navi. Non contribuiamo allo sviluppo delle comunità, ma contribuiamo al progresso, cresciamo insieme a loro».

Costa Crociere Foundation ha supportato 30 progetti in 4 continenti per 106mila beneficiari. Ha distribuito un milione di pasti in 15 località. «C’è un rapporto tra Costa e la Fondazione. Non possiamo più pensare l'una senza l’altra, e lavorano con le stesse risorse, finanziarie e non finanziarie». Per le Fondazioni Corporate l’attenzione per le comunità viene sempre al primo posto. Per questa ragione, per questa attenzione verso le comunità, Costa Crociere Foundation ha avviato tra gli altri il progetto “Tradizioni del futuro” con la Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte di Milano, che ha l’obiettivo di salvare le attività artigianali di eccellenza dal rischio di scomparsa nelle principali destinazioni toccate dalle navi Costa.

«I mestieri d’arte costituiscono un patrimonio unico frutto di una tradizione culturale, artistica e produttiva secolare che rappresenta le peculiarità e l’identità dei territori di appartenenza», spiega Alberto Cavalli, direttore generale della Fondazione Cologni dei Mestieri D’Arte. «È fondamentale difendere e promuovere questi saperi unici della tradizione, affinché le straordinarie competenze dei maestri artigiani non vadano perdute rappresentando una grande risorsa sia sul piano culturale che economico. Conservare questi saperi è importante per costruire un futuro più umano, dove più umano significa migliore. Le mani dell’uomo sapranno sempre far meglio di qualunque macchina, e grazie a Costa Crociera Foundation siamo riusciti a portare il progetto anche all’estero, in Spagna e Francia oltre che in Italia, con 13 tirocini formativi».


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