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Kemi Badenoch, il volto nuovo dei Tory

La 42enne di origine nigeriana è l'astro nascente "anti-woke" nella corsa alla leadership del partito. Oggi sapremo se ce l’avrà fatta a rimanere tra i tre candidati in lizza per succedere a Boris Johnson alla guida dei conservatori britannici ma, anche se non ci riuscisse, il futuro le sorride e per i sondaggi è la preferita degli elettori di centro-destra. Cattolica, di colore, donna, Kemi è nata povera e a Lagos non aveva né luce né acqua in casa. A Londra ha lavorato in un fast food per mantenersi agli studi e adesso sogna di diventare la prima Margaret Thatcher black d'Inghilterra

di Paolo Manzo

Sapremo oggi, alle 16 in Italia, se la 42enne Kemi Badenoch, l'astro nascente "anti-woke" nella corsa alla leadership dei Tory, ce l’avrà fatta a rimanere tra i tre candidati in lizza per succedere a Boris Johnson alla guida del partito conservatore britannico. Sarà arduo, visto che ieri lei, che per sua stessa ammissione viene "inspiegabilmente confusa con un membro del partito laburista e non so perché”, è arrivata quarta, con 13 voti in meno della terza, la ministro degli esteri Liz Truss.

"Io sono una conservatrice a tutti gli effetti, e sono un'immigrata di prima generazione” dice con orgoglio. La sua storia personale è senz’altro la più interessante di tutti gli altri candidati. Nata nel 1980 a Wimbledon, il quartiere di Londra celebre per il torneo di tennis, Kemi è cresciuta in Nigeria, nella periferia di Lagos, prima di fare del Regno Unito la sua casa e, per questo, conosce bene la povertà, non per sentito dire ma perché l’ha sperimentata sulla sua pelle. "Crescendo in Nigeria ho visto la vera povertà, l’ho vissuta, compreso il fatto di vivere senza elettricità e fare i compiti a lume di candela, perché l'ente statale per l'elettricità non era in grado di fornire energia". Sa anche cosa vuol dire non avere acqua perché, da bambina, andava a prenderla "in pesanti secchi arrugginiti da un pozzo a un chilometro di distanza da casa, perché la società idrica nazionalizzata non riusciva a far uscire l'acqua dai rubinetti". A differenza di molti suoi colleghi nati dal 1980, spiega lei stessa a The Daily Telegraph, "ho avuto la sfortuna di vivere sotto le politiche socialiste. Non è una cosa che augurerei a nessuno, ed è solo uno dei motivi per cui sono un conservatore. Credo che lo Stato debba garantire la sicurezza sociale, ma anche fornire alle persone i mezzi per uscire dalla povertà”.

Suo padre Femi lavorava come medico di base e la mamma, Feyi Adegoke, è professoressa di fisiologia. È cattolica – si descrive una "cristiana culturale” – e ha vissuto per un periodo anche negli Stati Uniti ma a 16 anni è tornata a vivere nel Regno Unito, senza i genitori, a casa di un'amica della madre. Se dovesse riuscire a vincere il ballottaggio dei Tory, diventerebbe la prima Primo Ministro inglese ad aver lavorato da McDonald's, friggendo hamburger e pulendo i bagni. Come lei stessa spiega, oggi, "c'erano persone dell'università che venivano al fast food e ridevano di me, perché ero lì con il mio cappello e il mio distintivo McDonald’s. Ma era quello che dovevo fare. Non avevo soldi. I miei genitori non c'erano e vivevo con amici di famiglia. Quindi avevo un tetto sopra la testa, ma dovevo guadagnarmi da vivere, pagarmi gli studi. C'è una dignità che si ottiene lavorando e guadagnando i propri soldi".

Promossa con il massimo dei voti al Phoenix College, Kemi ha studiato Ingegneria dei sistemi informatici presso l'Università del Sussex. Poi ha lavorato come ingegnere informatico presso Logica e in seguito si è trasferita al Royal Bank of Scotland Group, come analista di sistema, prima di diventare direttore associato da Coutts. È stata anche direttore della rivista The Spectator. Il suo ingresso in politica è iniziato nel 2005, all'età di 25 anni. La sua prima esperienza alle urne risale al 2010. È già stata ministro dell'Infanzia, delle Pari Opportunità e dell'Edilizia abitativa, oltre che al Tesoro, quindi ha un'ampia esperienza – soprattutto per una persona che è entrata nei Comuni, per il seggio sicuro di Saffron Walden, solo nel 2017, quindi di fatto dopo il referendum sulla Brexit. Ha conosciuto suo marito, Hamish Badenoch, grazie alla politica e si sono sposati nel 2012. Hanno tre figli e Hamish lavora per Deutsche Bank come "responsabile globale del futuro del lavoro e della trasformazione immobiliare”.

Forse questa volta non ce la farà ancora a diventare la leader dei Tory ma ha il tempo dalla sua parte, ha talento e tanta ambizione, come lei stessa ammette. L'ottima performance nelle prime fasi della competizione – ha superato di gran lunga i ministri ed ex ministri Sajid Javid, Nadhim Zahawi, Jeremy Hunt, Suella Braverman e Tom Tugendhat – le garantisce quasi certamente un posto nel prossimo governo ed e un potenziale trampolino di lancio verso il posto di leadership.

Ma come si spiega l'ascesa rapidissima di Kemi ai vertici dei Tory? Innanzitutto, pensa, dice e fa il tipo di cose che il Partito Conservatore di oggi adora. È una Brexiteer convinta e, nel suo primo discorso in parlamento, durante un dibattito sulla Brexit, ha descritto il risultato del referendum del 2016 come "il più grande voto di fiducia di sempre nel progetto del Regno Unito”.

Nel primo discorso ufficiale della campagna ha sottolineato il suo desiderio di "liberi mercati e governo limitato", promettendo che un'amministrazione da lei guidata avrebbe "scartato le priorità di Twitter”. Ha sperimentato il razzismo – anche se non lo chiama così – per mano di un insegnante che le disse di prendere in considerazione l'idea di fare l'infermiera quando lei aveva detto di voler invece diventare medico. Nonostante questo background, ha abbracciato posizioni più conservatrici su temi come i diritti delle minoranze, l'immigrazione e il razzismo. "Ciò che ha aiutato e sta aiutando i Paesi africani è il libero commercio e l'impresa, non più gli aiuti e la compassione", ha detto di recente. A detta di chi la conosce bene, in Kemi c'è anche un aspetto spigoloso e divisivo, molto simile a quello visto per l'ultima volta nel Regno Unito con la Thatcher. Sarà lei la prossima lady di ferro inglese?


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