Welfare & Lavoro

Non autosufficienza, non allontaniamo la riforma buttando il lavoro fatto

Che ne sarà della urgente e attesissima riforma sulla non autosufficienza in questa fine di legislatura? Si può ignorare il lavoro fatto e lasciare al nuovo governo il compito di fare tutto da zero, in pochi mesi o si possono creare le condizioni perché il nuovo governo riparta dal punto in cui oggi si è faticosamente arrivati. Il nesso con il Pnrr ci avvantaggia da questo punto di vista, insieme al fatto che la non autosufficienza è un tema politicamente non divisivo. Appello del Patto per la non autosufficienza

di Sara De Carli

«Con la prematura interruzione della legislatura, esiste il pericolo che sulla riforma della non autosufficienza tutto quanto è stato realizzato sin qui si riveli inutile. Ciò significherebbe ricominciare daccapo nella nuova legislatura, peraltro con ben poco tempo a disposizione visto che la riforma è da realizzare con una legge delega da approvare entro la primavera 2023. Vi chiediamo, dunque, di compiere ogni azione possibile – nel rispetto delle norme vigenti – affinché il lavoro compiuto non venga disperso e la nuova attenzione verso la non autosufficienza non rimanga una mera dichiarazione d’intenti». È questo l’appello che il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, con le sue 48 organizzazioni, rivolge oggi al Presidente della Repubblica, al Presidente Mario Draghi e ai Ministri Orlando e Speranza. Lo fa con una lettera che ripercorre il lavoro fatto in questi mesi e la profonda attesa, da parte del paese, di questa riforma: la non autosufficienza riguarda infatti oltre 10 milioni persone, i 3,8 milioni di anziani la vivono, i loro familiari e chi li assiste professionalmente.

Cristiano Gori, coordinatore del Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, ricorda che «le prime misure positive in materia, soprattutto sul lato sociale, sono contenute nella legge di bilancio 2022. Poi è iniziata l’elaborazione della riforma, che sotto il coordinamento della Presidenza del Consiglio, ha beneficiato di numerosi contributi, in particolare da parte del “Gruppo di lavoro su interventi sociali e politiche per la non autosufficienza” presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, del “Comitato di Coordinamento sulle politiche in materia di assistenza sanitaria e socio-sanitaria alla popolazione anziana” presso la Presidenza del Consiglio, del Ministero della Salute e del “Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza”. Progressivamente, i diversi contributi sono stati coordinati tra loro e collocati in un disegno organico e riformista».

Ovviamente in questo scorcio di legislatura è impossibile approvare la riforma qua talis, ma è comunque possibile evitare il rischio di disperdere quanto è stato realizzato sinora. Un dato a favore di questa ipotesi è certamente il fatto che la non autosufficienza – diversamente da altri – è un tema politicamente invisibile, ma non certo divisivo. Per questo, dice Gori – «chiediamo di utilizzare gli spazi in tal senso assicurati dal legame tra la riforma, il PNRR e il suo cronoprogramma. Si possono fare dei passi in avanti, creando le condizioni per cui la prossima legislatura possa partire da quanto è stato fatto, invece che partire da zero. Ripartire da zero, rendendo inutile tutto il lavoro – non semplice – fatto fin qui o ripartire da quanto fatto farebbe una enorme differenza, tanto più che il nuovo Governo e il nuovo Parlamento avranno ben poco tempo a disposizione». In sostanza il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza chiede che come previsto dalla Circolare Disbrigo Affari Correnti predisposta dal Presidente del Consiglio dei Ministri per disciplinare le attività delle istituzioni nazionali da qui alle prossime elezioni, si approfitti della possibilità di adottare provvedimenti normativi rispetto al PNRR per fare in modo che la riforma prevista per la non autosufficienza faccia passi in avanti nella direzione dell’introduzione del Sistema Nazionale Assistenza Anziani, proteggendo gli anziani non autosufficienti e le loro famiglie dalla conseguenze della crisi politica (in allegato la lettera e la scheda con i dieci motivi per introdurre il nuovo Sistema Nazionale Assistenza Anziani). «Ovviamente parliamo della riforma nel suo insieme», precisa Gori: da evitare invece la scelta – dettata dalla fretta o dal clima di fine legislatura – «di estrarne solo delle parti o di fare atti declaratori di generico interesse».

Nei giorni scorsi si è riunita anche la Rete della protezione e dell’inclusione sociale, per l’esame della bozza del Piano per la Non Autosufficienza (PNNA) 2022-2024: «Per quanto sia ancora in fase di elaborazione, dal punto di vista concettuale è già coerente con gli obiettivi della riforma», commenta Gori. «Le direttrici del Piano stanno emergendo. Una è quella di usare questi fondi nella prospettiva del rafforzamento del welfare locale e dell’integrazione tra sociale e sanitario e l’altra è quella di usare i fondi prevalentemente per i servizi alla persona e non più, come in passato, prevalentemente come erogazioni monetari. Questo è un passo importante e da l’idea che c’è un percorso, che parte da quanto è stato approvato nella legge di bilancio e che fa dei passi nella direzione di un sistema basato sui servizi, che sono anche gli obiettivi complessivi della riforma».

Foto Unsplash


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