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Digitali, solidali e sostenibili

L'associazione Informatici senza frontiere da quasi vent'anni si occupa di aiutare le categorie più fragili attraverso gli strumenti della tecnologia. Dal 20 al 22 ottobre terrà a Rovereto (Tn) la settima edizione del suo festival internazionale, dedicata alle applicazioni del digitale nel campo della sostenibilità

di Veronica Rossi

Vincenzo Deluci, circa vent’anni fa, era un trombettista che aveva davanti a sé una carriera brillante, era stato anche scelto da Lucio Dalla per diventare uno dei suoi musicisti. Poi, la tragedia: tornando a casa da un concerto, ha avuto un incidente che l’ha paralizzato e costretto a rinunciare al suo sogno. Fino all’incontro con l’associazione Informatici senza frontiere, nata a Treviso nel 2005, con lo scopo di supportare le persone in difficoltà attraverso le tecnologie digitali. Oggi, grazie a una macchina che lo aiuta a premere i tasti, Deluci può suonare, come ha raccontato VITA alcuni mesi fa. “Adesso ho una nuova vita”, ha detto a chi gli ha dato una mano.

Questo è solo uno degli interventi dell’associazione, gli Informatici senza froniere appunto, che sta organizzando un festival internazionale dal 20 al 22 ottobre a Rovereto, in Trentino, dal titolo Domani è un altro giorno, dedicato alla sostenibilità delle nuove tecnologie e alla trasformazione digitale.

“L’associazione si è molto evoluta nel corso del tempo”, racconta Dino Maurizio, il presidente. “Le prime attività erano dirette ad aiutare alcuni ospedali in Africa attraverso l’uso dell’informatica”. È stata elaborata, per esempio, una tecnologia in grado di avvisare chi di competenza quando un farmaco presente nella farmacia di un nosocomio stava per esaurirsi. “Un altro aspetto importante riguarda la registrazione delle storie cliniche dei pazienti”, continua Maurizio, “è davvero importante dal punto di vista terapeutico tracciare chi entra in ospedale e a quali cure è stato sottoposto”.

L’associazione, inoltre, ha creato un’applicazione per ricordare visite e medicine da assumere attraverso il telefono cellulare; l’utilizzo di questi dispositivi, infatti, ormai non è più un grosso problema nemmeno nelle aree rurali del Sud del mondo. Il sistema di supporto che Informatici senza frontiere ha ideato è stato anche premiato dall’Onu in un meeting a Ginevra nel 2016 come una delle quattro migliori applicazioni per lo sviluppo sanitario.

L’impegno del sodalizio continua a evolvere, anche attraverso la collaborazione con Medici con l’Africa Cuamm, una delle maggiori ong italiane per la promozione e la tutela della salute nel continente africano. “Rappresentiamo il braccio tecnologico e informatico per gli ospedali dell’organizzazione”, dice Maurizio. L’associazione si occupa anche di formazione, in Italia e all’estero: in Mozambico, per esempio, ha fondato una scuola di informatica. La caratteristica che rende straordinaria questa esperienza, però, non è che si insegni il lavoro al computer in un Paese in via di sviluppo, ma il fatto che le persone che seguono il corso sono tutte cieche. La disabilità è, infatti, uno degli assi portanti dell’attività di Informatici senza frontiere, anche sul territorio nazionale. “Abbiamo iniziato a realizzare dispositivi a basso costo per permettere ai malati di Sla di comunicare”, afferma il presidente, “e collaboriamo con l’associazione Accordi abili, che si occupa di ridare la possibilità di suonare ai musicisti che, per qualche motivo, sono diventati inabili a farlo”. Ed è in questo contesto che è stato aiutato anche Deluci, che ora ha ripreso a esibirsi e a emozionare il pubblico con la sua tromba.

Quando si parla di tecnologia, però, la cosa più importante è saperla utilizzare al meglio: non deve essere qualcosa che ci governa, ma qualcosa che utilizziamo per avere una vita migliore. Per questo Informatici senza frontiere realizza dei corsi, rivolti, soprattutto a categorie più fragili o più esposte ai rischi della rete, come disabili, migranti e minori. “Facciamo delle lezioni nelle carceri”, racconta Maurizio, “ma anche nelle scuole, sia per insegnare il pensiero computazionale sia per fare in modo che i ragazzi abbiano gli strumenti per difendersi dal cyberbullismo”. L’associazione forma anche gli insegnanti all’utilizzo di programmi con cui realizzare una programmazione di base, accessibile anche ai più giovani, come Scratch; in alcuni istituti, in questo modo, pensiero scientifico e letterario si sono uniti in favore dell’apprendimento. Una classe di una scuola secondaria di primo grado, per esempio, ha animato un canto dell’inferno.

Ma, se gli adolescenti hanno bisogno di una guida nel mondo dell’informatica, la stessa cosa si può dire degli anziani, che spesso hanno difficoltà a destreggiarsi tra social network, fake news e portali istituzionali. L’associazione ha quindi creato dei percorsi anche per chi è più avanti con gli anni e vuole approfondire le proprie competenze digitali.

Nella direzione della formazione e della sensibilizzazione va anche il festival, arrivato quest’anno alla settima edizione; scopo principale della manifestazione è, infatti, aiutare i cittadini ad avere maggiore dimestichezza con la tecnologia, che ormai sta diventando pervasiva nelle vite di tutti e che deve essere controllata al meglio. “Invitiamo relatori sia dal mondo accademico che da quello industriale”, conclude il rappresentante dell’associazione, “e approfondiamo ogni anno una tematica diversa: nel corso dell’edizione passata abbiamo parlato di donne nel settore dell’informatica, quest’anno ragioneremo sulla sostenibilità, chiedendoci come le applicazioni digitali possano essere d’aiuto nel risolvere i gravi problemi ambientali che il mondo sta affrontando”.


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