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Ahmed, il migrante che sognava l’Italia

La storia di questo giovane marocchino ha commosso il Sudamerica mentre in da noi è passata inosservata, forse perché i media sono troppo occupati con le baruffe chiozzotte della politica. Ahmed Bel Miloudi lo scorso aprile avrebbe compiuto 27 anni ma purtroppo è scomparso nel 2020: il container in cui si era nascosto in Serbia è stato infatti spedito in Paraguay. Dopo due anni, è stato sepolto dalla sua famiglia vicino a Casablanca. VITA vi racconta questa storia toccante, perché non si dimentichino i tanti che come Ahmed muoiono sognando di arrivare in Europa

di Paolo Manzo

Da quando suo padre era scomparso, non trovando lavoro in patria Ahmed Bel Miloudi si era trasferito a Istanbul, in Turchia, dove faceva ogni genere di lavoro per guadagnare un po’ di soldi da inviare a sua madre e a sua sorella, rimaste nella natia El Aaiún, città del Sahara occidentale, regione controllata per la maggior parte dal Marocco e contesa con la repubblica democratica araba dei Sahrawi, non riconosciuta da Rabat.

La Turchia, con una delle inflazioni più alte al mondo e una crisi economica che con lo scoppio della pandemia aveva ridotto notevolmente i suoi guadagni, stava però sempre più stretta ad Ahmed che aveva deciso di tentare la fortuna nel nostro paese. Da Istambul era riuscito ad arrivare in Serbia. Lì si era nascosto insieme ad altri sei migranti, algerini ed egiziani, in un container, su un treno merci che dalla Serbia doveva arrivare nel nostro paese. Il dramma, suo e dei suoi amici, è stato però quando, proprio il container in cui viaggiava, è stato inviato insieme a un carico di fertilizzanti in Paraguay.

Inutili le grida di aiuto. Presumibilmente le sette persone sono morte durante il primo viaggio tra Serbia e Croazia, ben prima che il container fosse spedito al porto paraguaiano di Villeta, un viaggio durato poco più di un mese. I corpi senza vita di Ahmed e dei suoi compagni migranti sono stati ritrovati solo il 23 ottobre del 2020, con l'apertura del container in un magazzino nel quartiere di Santa María di Asunción, la capitale della nazione sudamericana.

È stato solo grazie a Smail Maouchi, cittadino algerino che vive a Sarajevo, in Bosnia ed Erzegovina, che aveva postato un messaggio in arabo sul suo account Facebook, che la famiglia di Ahmed è riuscita a scoprire la sua tragica fine. “Dio è grande. Con profonda tristezza abbiamo ricevuto la notizia che ieri in Paraguay sono stati ritrovati i corpi dei nostri fratelli e amici scomparsi tre mesi fa durante un viaggio in treno dalla Serbia. Erano sette giovani provenienti da Algeria, Marocco ed Egitto, morti in una terribile tragedia. Apparteniamo a Dio e a Lui ritorniamo. Possa Dio avere pietà dei loro cari e che le loro tombe siano un giardino paradisiaco e ispirino pazienza e tranquillità nelle loro famiglie. Non c'è forza all'infuori di Dio".

Non appena venuti a conoscenza della tragedia, i parenti di Ahmed hanno contattato il quotidiano paraguaiano La Nación e, grazie all'aiuto della sua redazione, sono entrati in contatto con l'ambasciata marocchina ad Asunción. Dopo una lunga indagine da parte della polizia scientifica paraguaiana, i parenti del marocchino hanno inviato ad Asunción i campioni di DNA che hanno permesso di identificare il corpo del "caro Ahmed".

Finalmente, dopo quasi due anni di dolore e incertezza, mamma e sorella sono riuscite a trovare un po' di pace e consolazione, e hanno seppellito Ahmed secondo la fede islamica, nella cittadina di Mohammedia, città portuale del Marocco, a circa 25 km a nord di Casablanca.

“Volevo solo dire che l'intera famiglia è infinitamente grata al Paraguay e alla sua gente per l'aiuto e il sostegno che ci hanno dato”, ha detto Khadija Belmikdam, sua zia. “Il problema era che sua mamma non sapeva niente e da un giorno all'altro non lo ha più sentito. Ora che ha avuto i suoi resti lo ha potuto seppellire accanto a suo padre in modo che la sua anima possa andare in pace. Preghiamo Allah che le benedizioni vi accompagnino per tutta la vita e preghiamo per voi e le vostre famiglie, anche se penso che non abbiamo la stessa religione, ma chiedo ad Allah di farvi trovare la felicità", ha scritto in segno di ringraziamento ai giornalisti de La Nación la zia di Ahmed, il giovane marocchino che sognava l’Italia.


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