Sostenibilità sociale e ambientale

Plastica in mare, errori da evitare

di Sara Bragonzi

Del problema della plastica e micro-plastica in mare se ne è parlato molto negli ultimi anni e con l’avvicinarsi dell’estate se ne parlerà ancora di più. Anche se stime corrette sembrano difficili da fare su quanta sia in effetti la quantità di plastica ridotta in frammenti più o meno grandi che si trova negli oceani, nel Mediterraneo , sulle spiagge, nei fondali marini e nello stomaco di pesci e uccelli una cosa è certa. C’è troppa plastica in giro e qualcosa bisogna fare o perlomeno vanno evitati gli errori più piccoli, individuali e incisivi.

Errori da evitare

Se si vuole ogni giorno si può evitare di contribuire all’inquinamento del mare, e in definitiva salvaguardare almeno un poco la nostra stessa salute. Basta fare il contrario di quanto è scritto in questo elenco, tanto per cominciare:

  • Usare sacchetti usa e getta (tre sacchetti mono-uso sprecati alla settimana per trasportare i piccoli acquisti che ci capita di fare quasi ogni giorno, in un anno corrispondono a quasi 200 sacchetti quando una singola borsa in tela può svolgere la stessa funzione e durare ben più di un anno. La scusa che hanno inventato i sacchetti biodegradabili non vale, molti non lo sono affatto. )
  • Non riciclare correttamente , mai, neanche in ufficio o in vacanza. (Peccato che la raccolta differenziata sia anche un ottimo afffare )
  • Comprare solo acqua in bottiglie di plastica possibilmente che siano state immagazzinate sotto il sole, così il retrogusto di plastica ne migliora il sapore. (Bere l’acqua del Sindaco, quella che esce dal rubinetto o dalle ‘Case dell’acqua’ dopo rigorosi e frequenti controlli costa mediamente 1 euro ogni 1.000 litri)
  • Non usare le borracce thermos che tengono l’acqua sempre fresca e facilmente trasportabile anche nella borsetta
  • Non raccogliere da terra e gettare nel cestino le bottiglie di plastica, ma anche lattine o pacchetti di sigarette

Sacchetti e bottiglie ma anche reti da pesca, corde, infradito, spazzolini da denti, microsfere provenienti dai cosmetici sono infatti solo alcuni dei prodotti che usiamo tutti i giorni e che si trovano ormai in tutti i mari del mondo, dall’Artico all' Antartico, dalla superficie dell’acqua ai sedimenti in profondità. Secondo alcune stime la plastica costituisce dal 50 all'80 per cento dei rifiuti negli oceani. Una stima dell'UNEP suggerisce che le sole reti da pesca costituiscano il 10 % di tutti i rifiuti marini.

La produzione globale di materie plastiche continua a crescere e oggi è pari a 300 milioni di tonnellate e una parte alla fine finisce nell'oceano. I rifiuti di plastica che vengono lasciati sulle spiagge, ai bordi delle strade o nelle discariche mal gestite prima o poi saranno spinti dal vento in un corso d’acqua e da qui in mare. Altre fonti di inquinamento sono meno evidenti ma ci sono, come i pneumatici che si usurano e lasciano sulle strade frammenti minuscoli che poi finiscono negli scarichi d’acqua e poi nell'oceano.

Le conseguenze della presenza di plastica nei mari sono oggetto di studio da parte degli scienziati.
Per quanto riguarda gli uccelli marini si stima che intorno al 1960 il 5% avesse nello stomaco qualche pezzo di plastica e oggi la percentuale è salita al 90% . Per gli uccelli il problema nasce dai frammenti di plastica di dimensioni abbastanza rilevanti trasportati al largo dalle correnti. Gli uccelli scambiano gli oggetti dai colori vivaci per cibo e li ingeriscono, risentendone a livello gastrointestinale con una significativa perdita di peso e talvolta arrivando a morirne.

Conseguenze più dirette sulla nostra vita derivano dai miliardi di miliardi di minuscoli frammenti che si disperdono nelle acque e vengono ingeriti da pesci e dal plancton e che quindi prima o poi ci ritroviamo nel piatto.

Le previsioni a breve termine indicano che il livello delle ingestioni accidentali continuerà a salire, scrivono i ricercatori; tuttavia, ridurre le concentrazioni di plastica in mare è possibile. Anche semplici misure possono fare la differenza. “Ad esempio gli sforzi realizzati in Europa per ridurre le perdite di materie plastiche nell'ambiente hanno portato in meno di un decennio a cambiamenti misurabili della plastica presente nello stomaco degli uccelli marini, il che suggerisce che il miglioramento della gestione dei rifiuti è in grado di ridurre la quantità di plastica nell'ambiente in un tempo davvero breve. " riporta Le Scienze

Nel nostro piccolo una serie di piccole azioni sono possibili e possono contribuire a limitare almeno la crescita del problema.


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