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Legge di bilancio – La stangata

di Alessandro Mazzullo

Se le voci di corridoio verranno confermate, la legge di bilancio cancellerà una norma fino a questo momento ritenuta fondamentale per una parte importante del mondo non profit: il famigerato art. 6 del d.P.R. n. 601 del 1973!

Cerchiamo di capire, in parole semplici, la portata di questo codicillo abrogativo.

  1. È come se, da un giorno all’altro, le vostre tasse venissero raddoppiate.
  2. La norma, infatti, prevede la riduzione del 50% dell’IRES a carico di alcune categorie di enti operanti in settori tipici del mondo non profit: assistenza sociale, beneficienza, ricerca scientifica, cultura, istruzione e religione (per citare i più rilevanti).
  3. La sua abrogazione, come effetto opposto e totalmente inaspettato, porterebbe ad un imprevisto aumento (raddoppio) del carico fiscale potenziale.
  4. Ad onor del vero, si tratta di una norma che, il recente codice del Terzo Settore (all’art. 89, comma 5) aveva tolto ai nuovi (futuri) ets; ma in base: i) ad una totale rimodulazione del proprio sistema agevolativo; ii) ad un regime transitorio sufficientemente lungo da consentirne l’adeguamento.
  5. La norma continua (salvo abrogazione) ad essere tra le principali agevolazioni previste per quegli enti non profit che scelgano di rimanere fuori dal Registro del Terzo Settore (salvo regimi più specifici come nel caso di asd o ssd).
  6. Si tratta di una norma su cui gli enti non profit hanno potuto contare da decenni. Ben più antica dello stesso dPR 601 del 1973 che si limitò a ricalcare l’impianto di una norma previgente, introdotta, per la prima volta, dall’art. 3 della legge n. 182 del 1954 (che prevedeva addirittura l’esenzione totale dall’imposta sulle società)! Praticamente 5 anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione italiana.
  7. Fu la prima norma a dar risalto alle finalità meritevoli svolte dai predetti enti non profit.

Orbene, la notizia è tutta da verificare. Se confermata, tuttavia, occorrerebbe riflettere sulle scelte politiche di fondo assunte dall’attuale maggioranza di Governo.

Dall’abolizione della povertà, com’è stato scritto, si corre il rischio di abolire quegli enti privati che la povertà cercano di combatterla.


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