Cooperazione & Relazioni internazionali

Argentina: la storia di Giovanni Ventura che nessuno vi ha mai raccontato

di Paolo Manzo

Pubblicato oggi sul prestigioso quotidiano italiano L’Eco di Bergamo

Fino all’ultimo è stato un rincorrersi di voci e smentite, un’incertezza che lo ha accompagnato fino alla fine. Poi la dichiarazione per bocca della sorella Mariangela da Castelfranco in Italia: “mio fratello Giovanni Ventura è morto lunedì, nella sua amata Buenos Aires dove sarà anche sepolto nel cimitero cristiano”. In Italia solo una cerimonia di suffragio venerdì prossimo nella chiesa della Pieve a Castelfranco. Finisce dunque in Sudamerica il lungo viaggio di Giovanni Ventura terrorista italiano con un ruolo decisivo nella storia dell’eversione nera del nostro paese.

L’Argentina è stata la sua ancora di salvezza. È vero qui è stato arrestato il 12 agosto 1979 mentre Franco Freda in Costa Rica, ma qui poi negli anni ’80 è tornato mettendo definitivamente radici. E come già è successo a molti terroristi nostrani e dell’Eta scappati e rifugiatisi all’estero si è aperto nella capitale Buenos Aires un bel ristorante “Il Filo”, nei pressi di Plaza San Martín, una delle zone più centrali ed eleganti della città, diventato in poco tempo uno dei punti d’incontro più prestigiosi della crème politica ed intellettuale argentina. Negli anni Novanta il ristorante di Ventura era molto frequentato, soprattutto da persone vicino a Carlos Saul Menem, oltre ad essere uno dei ristoranti preferiti da Zulemita Menem, figlia appunto dell’allora presidente argentino.

Del suo passato ancora in molti si ricordavano, nonostante fosse passato un pò di tempo. A proposito di quel ristorante si diceva che “la pasta che si prepara lì dentro ha più sangue di ragù. Mentre nei blog su Internet cultori della gastronomia come per esempio il blog “El cuerpo de Cristo” scrivevano “certamente al Filo si mangia bene. Però non posso smettere di pensare che Giovanni Ventura è stato membro di Ordine Nero e editore di letteratura neonazista”. Anche i servizi segreti argentini pare lo tenessero d’occhio. Rumors interni sospettavano di un suo coinvolgimento in recenti traffici di droga e armi che avevano come approdo il porto di Rotterdam, in Olanda. Nulla di provato ma voci insistenti negli ambienti dell’intelligence argentina da chi scrive.

Oltre al ristorante Il Filo, che però aveva messo in vendita nel 2008 quando la distrofia muscolare progressiva avanzava rendendogli la vita sempre più difficile, Ventura era proprietario anche della concessione del ristorante del Club Italiano, uno dei circoli italiani più importanti di Buenos Aires. Concessione anche questa messa in vendita nello stesso anno. 

Ma alcuni giornalisti argentini all’epoca avevano messo in evidenza un altro paradosso singolare. La persona scelta da Ventura per gestire la vendita del Filo altri non era che un argentino già incarcerato a Roma in quanto membro della P2.

Si trattava, secondo la stampa argentina, di  José “Pepe” Caparelli, ex-collaboratore dell’ex ministro degli Interni del primo governo Menem, alias Julio Mera Figueroa. Non solo perché il ristorante alla fine fu venduto da ventura ad un altro personaggio su cui vale la pena spendere una riflessione, ovvero Héctor “Pajaro” Villalón.

Per lunghi periodi residente a San Paolo del Brasile, vicino al Partido dos Trabalhadores (PT) quando questo fu fondato da Lula nel 1980, Villalón fu stretto collaboratore di Juan Domingo Perón in esilio, soprattutto negli anni Sessanta e agente commerciale di Fidel Castro in Europa. Non solo, ma quando esplose lo scandalo Iran-Contras, ovvero la scoperta del finanziamento clandestino degli Stati Uniti ai “commandos controrivoluzionari nicaraguensi”, più noti come Contras, fu lui in persona ad avere fatto da mediatore tra i banchieri di New York, l’allora presidente dell’Iran e il generale statunitense Oliver North.

In Italia Ventura era tornato l’ultima volta nel gennaio del 2007 per partecipare ai funerali del fratello Angelo. La malattia era già avanzata. “Da tempo era molto difficile spostarlo, era necessaria un’aumbulanza e un respiratore” racconta il suo miglior amico nel paese del tango sino a due anni fa, Deni Di Baggio. Infine l’ultimo ricovero qualche settimana fa, in condizioni quasi disperate. Ventura non ce l’ha fatta a sconfiggere la terribile malattia muscolare che l’aveva colpito e come aveva chiesto sarà sepolto a Buenos Aires, portando con sé molti segreti.


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