Il Brasile privatizza il suo petrolio e ne vende il 60% a cinesi, francesi e olandesi ma che non si dica a nessuno
22 Ottobre Ott 2013 1103 22 ottobre 2013Ieri c'è stata l'asta di oro nero più grande della storia
Asta per modo di dire dal momento che non c'è stato nessun rilancio e che si sapeva già che a "vincere" sarebbe stato l'unico consorzio che ha partecipato
La cosa è più grande di quanto non si pensi
15 miliardi di barili di petrolio, il doppio delle riserve di greggio della Norvegia, un'enormità
Nel consorzio le quote sono le seguenti: 40% a Petrobras (statale brasiliana) il restante 60% diviso in 3 quote da 20% tra Shell, Total e cinesi
L'offerta, ça va sans dire, è stata la più bassa possibile non essendoci concorrenti
Scontri fuori tra polizia e manifestanti contrari alla vendita del petrolio brasiliano a multinazionali straniere e alla privatizzazione
In serata discorso tv della presidente Dilma per dire che quella di ieri non è stata una privatizzazione
Poteva evitare la negazione dell'evidenza
Come definire una concessione per 35 anni a Shell, Total e cinesi del più grande giacimento al mondo in cambio di 9 miliardi (il 60% appunto, 6 li dovrà sganciare Petrobras, al 40%) dopo un'asta solitaria?
Una volta ci si batteva anima e corpo invocando la fantasia al potere, oggi impera l'ipocrisia
Va bene che nel 2014 si vota e Dima doveva il suo negazionismo astratto a quelli che si oppongono a quanto avvenuto ieri, ma bene sarebbe continuare a chiamare pane il pane e vino il vino
Ipocrisia al potere