Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

Mondiale 2014: AAA Cercasi addetto comunicazione per i nostri amici brasiliani

di Paolo Manzo

Gli indios anti-Mondiale affumicati da una gragnuola di bombe lacrimogene lanciate dalla temibile squadra antisommossa della Polizia dopo il lancio di una freccia (senza punta avvelenata) scagliata contro un milite era l’ultima cosa che mancava per “affondare” sul piano internazionale l’immagine del Brasile che, come il tenero Giacomo della Settimana Enigmistica, comincia a raccogliere molta solidarietà e simpatia tra gli addetti ai lavori dei media internazionali perché, ogni giorno, dà di che scrivere, filmare o fotografare come neanche il Chávez dei tempi d’oro.

L’altroieri i “magic moment” sono stati addirittura due e ne ho già scritto per La Stampa qui ieri ma voglio tornare sull’argomento, anche perché “incrociare le armi” con gli indios è garanzia assoluta di avere le ong e le associazioni pro diritti umani di tutto il mondo contro, il che presume capirci poco o nulla di government communication ed avere una quantità di grane inenarrabili per almeno una decina d’anni.

Prima la già citata protesta indigena con 800 indios – tv Globo diceva 300 ma detenendo i diritti del Mondiale c’è da capirli – che salivano sul tetto del Parlamento riuscendo a bucare la security con la stessa facilità con cui si beve un bicchiere d’acqua. L’obiettivo? Protestare contro un progetto di legge che trasferisce a deputati e senatori il potere di demarcare le loro terre, potere oggi in mano alla Funai, acronimo che sta per Fondazione Nazionale dell’Indio.

Dopo gli indios venivano fatti scendere dal tetto del Parlamento e qui avveniva il fattaccio con un indio anzi, l’indio, che scagliava la freccia in direzione dei militi. Il casus belli c’era e cominciava il lancio di bombe lacrimogene. Qualche ferito, arrestato il presunto emulo di Toro Seduto, rilasciato poco dopo.

Finito il bailamme di emozioni? Neanche per idea perché mancava ancora l’ultima genialata, quella di Joana Havelange, nipote di quell’Havelange nonché figlia dell’ex boss della CBF (la Federazione calcistica brasiliana) Ricardo Teixeira ma, soprattutto, oggi a capo del COL, il Comitato che organizza a livello locale i Mondiali.

Bene, Joana che sarebbe anche una cara ragazza, chissà forse non pensando che i social network “chiusi” sono pieni di finti amici pronti a fare la spia alla prima occasione, ha pensato bene di postare su Istangram la seguente illuminante frase: “quello che doveva essere rubato è già stato rubato”. Poi, quando scoperta da un giornalista “amico suo” che l’ha data in pasto ai media mondiali, l’ha tolta subito, adducendo che la frase non era sua ma l’aveva semplicemente ripostata da terzi. Tutto vero ma, benedetta figliola, dirlo subito o, come intelligenza avrebbe imposto, evitare di postarla invece di creare imbarazzo a tutti quelli che stanno lavorando all’organizzazione del Mondiale?

La morale dopo la giornata di ieri? I brasiliani hanno bisogno di un buon addetto stampa, possibilmente latino, mentre sulla security più che adottare i metodi di quella statunitense “alla Rambo” – soprattutto contro gli indios! – farebbero bene a rivolgersi, magari, alla nostra Digos e alle ong/società civile

Se Obelix e Asterix erano soliti dire “sono pazzi questi romani”, seppur con amore ed ironia, da oggi è lecito dire, sempre teneramente e con il dovuto rispetto (anche perché noi ad Italia ’90 facemmo cose quasi simili, certo ci mancavano gli indios) “sono pazzi questi brasiliani”.

@pmanzo70


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA