Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

Le conseguenze, tragiche, sul Brasile della sentenza, vergognosa, Eternit

di Paolo Manzo

La legge deve avere la meglio sulla giustizia, anche se è una legge assurda, anche se potrebbe essere interpretata in modo differente perché i termini della prescrizione di un serial killer ambientale non dovrebbero iniziare dal primo ma dall’ultimo disastro. E nulla è più disastroso della morte. Ma tanto basta, la pietra tombale che ha messo sul processo Eternit il Procuratore Generale della Repubblica (italiana) Francesco Iacoviello ha avuto l’esito che tutti sappiamo. Casale Monferrato continuerà nella sua routine annuale dei 50 morti da mesotelioma e adesso, ex post, tutti a scrivere delle vittime, a battersi il petto per le vittime, sino al punto da invitare i rappresentanti delle vittime in Commissione Giustizia del Senato.

Ieri è stata una giornata dura per tutti e triste più per l’Italia che per Bruno Pesce, coordinatore dell’Afeva, l’Associazione dei familiari e delle vittime dell’amianto. Bruno e tutti i cittadini che lo hanno accompagnato nella lotta a tutela dei diritti dei morti da Eternit da ieri devono andare ancora più fieri di quanto fatto sinora e di quanto continueranno a fare in futuro. Ieri è stata la repubblica a perdere qualsiasi senso di amor proprio perché uno stato serio avrebbe accertato in anticipo che il Procuratore Generale della Repubblica Iacoviello – che non dimentichiamolo mai, rappresenta la pubblica accusa – ieri davvero sarebbe andato lì per difendere i diritti e gli interessi dei suoi concittadini.

Uno stato serio, che tutela i membri della sua comunità, avrebbe impedito che un suo funzionario preposto a difenderli invece li “ammazasse per una seconda volta”, come accaduto ieri. Pesce, Nicola Pondrano (vice Afeva), Romana Blasotti (presidente Afeva) da ieri devono solo essere fieri di quanto fatto finora – una splendida ed impari lotta per le vittime ed i loro diritti. Ieri hanno perduto solo una battaglia ma la guerra la vinceranno per un motivo molto semplice: hanno ragione da vendere. Da ieri, invece, listato a lutto dovrebbe essere lo stato italiano, che ha difeso con un suo funzionario un criminale che regala i milioni che dovrebbe risarcire alle vittime di Casale a corrotti governi latinoamericani, facendosi per giunta passare come un benefattore dell’umanità.

Ieri ho scritto sulla pagina Facebook dei Senatori di un importante partito politico italiano la seguente frase “vergognatevi. Tutti. Non siete uno stato né serio né degno della S maiuscola”. Lo rifarei ed il motivo è presto detto. Dopo la sentenza la Commissione Giustizia del Senato ha invitato l’Afeva per un’audizione. E’ il classico contentino, come l’osso che si tira al cane, per farlo smettere di abbaiare. Se lo stato avesse voluto avrebbe controllato come di dovere che i suoi interessi non fossero lesi, facendo pressioni ex ante (come si fa in qualsiasi Stato sovrano) perché il Procuratore Generale non facesse quanto fatto e non dicesse quanto detto in aula ieri.

E sia chiaro la Corte che ha emesso la sentenza ha la sua responsabilità ma è minima perché dopo il posizionamento di Iacoviello era quasi de facto impossibile fare altrimenti. L’Afeva farà comunque bene ad andarci in Parlamento, anche se è solo un contentino, a patto di dire agli illustri senatori che uno stato serio avrebbe fatto, ad esempio, come il piccolo Ecuador che ha fatto condannare il gigante Chevron ad un risarcimento di 10 MILIARDI di dollari per un disastro ambientale per fatti risalenti al periodo compreso tra 1964 e 1990.

Detto questo, vi invito a leggere il mio articolo pubblicato ieri su Europa per capire quali saranno le tragiche conseguenze per il Brasile della sentenza emessa ieri dalla Corte di Cassazione

Dopo vi consiglio di vedere questo reportage, pubblicato da The Guardian ieri, e che spiega la silenziosa epidemia d’amianto brasiliana che, solo negli ultimi 10 anni ha ucciso almeno 150mila esseri umani.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA