Cooperazione & Relazioni internazionali

Il Paperone messicano Slim rivoluzionerà il mercato del lavoro come Henry Ford

di Paolo Manzo

Lavorare 3 giorni la settimana, con lo stesso stipendio di chi timbra il cartellino per 5 o 6 giorni ma ad una condizione: non andare in pensione prima dei 75 anni. Che Carlos Slim– il secondo uomo più ricco al mondo secondo la rivista Forbes grazie a 77,1 miliardi di dollari di patrimonio personale – fosse un visionario si sapeva e non c’era bisogno che se ne uscisse con questa idea che di recente va ripetendo sempre più spesso come un mantra, l’ultima volta venerdì scorso presso l’università di Alicante, in Spagna. “A differenza di quanto accade in molti paesi oggi dove già a 62-65 anni si esce dal mercato del lavoro – spiega serafico il magnate messicano – così facendo tutti avrebbero più tempo per divertirsi, fare turismo e dedicarsi alla cultura. E, si badi, non solo quando sono già anziani ma sin da giovani, quando sono ancora pieni di energia”. Sia chiaro, la sua non è solo una teoria perché molti dipendenti sopra i 60 anni di Telmex – la compagnia di telefonia fissa messicana di Slim – già da oltre un anno lavorano solo 4 giorni la settimana. A stipendio pieno.

Sembra una follia ma anche nel 1922, quando Henry Ford propose la settimana lavorativa di 5 giorni (prima si stava in catena di montaggio anche il sabato), la stragrande maggioranza degli industriali gli diedero del pazzo. Certo, per lavorare solo da lunedì a mercoledì e “godersela” da giovedì a domenica, Slim chiarisce che bisogna aumentare il carico ad 11 ore giornaliere, per un totale di 32-33 ore settimanali. “Che poi è quanto si lavora davvero ‘al netto’, se si escludono break per caffè, pranzi e e pause sigaretta anche dove oggi la settimana è di 36 ore” precisa questo magnate d’umili origini druse emigrato da bambino dal Libano e follemente appassionato della nostra Sofia Loren che non a caso ha festeggiato con lui i suoi 80 anni.

L’obiettivo dichiarato di Slim è duplice. Da un lato “ridurre la disoccupazione il più possibile” e, dall’altro, “rendere più sostenibili i sistemi previdenziali”, sia dei paesi industrializzati che degli emergenti, come ad esempio il Brasile dove le passività del settore superano i 500 miliardi di euro. La proposta -che non vale solo per gli “over 60” in età da pensione ma per tutti “a patto che accettino di lavorare sino a 75 anni- consentirebbe inoltre agli stakanovisti di sommare due impieghi/stipendi e agli altri di avere più tempo libero, stimolando in entrambi i casi i consumi.

Oggi le persone vivono di più, vogliono fare una vita attiva fin quando possibile e dovrebbero poter scegliere se lavorare dal loro ufficio, da casa, o per 3 o 4 giorni la settimana, secondo le loro esigenze e voglie” ribadisce il magnate. Se la proposta caldeggiata da Slim dovesse diffondersi sarebbe una rivoluzione planetaria, almeno tanto quanto la riduzione a 5 giorni lavorativi introdotta da Ford. E non solo per il mondo dell’occupazione ma, soprattutto, per i conti pubblici “in rosso” di molti stati.

A beneficiarne, infatti, sarebbero non solo le casse dell’Inps italiano ma di tutti quegli istituti di previdenza dei paesi “maturi” dove i pensionati sono ormai più dei contribuenti/lavoratori e dove il peso delle pensioni è ormai quasi insostenibile, superando in alcuni casi il 50% del Pil.

Al di là dei benefici per i bilanci pubblici, “con tre giorni di lavoro la settimana”, conclude Slim, “tutti noi potremmo rilassarci di più ed avere una qualità della vita migliore. Pensi cosa vorrebbe dire avere 4 giorni la settimana liberi per nuove attività legate all’intrattenimento, allo sport o anche solo per stare più tempo con amici, figli e parenti”.

Sia in Telmex, che controlla il 90% del mercato delle Tlc messicane, sia in América Móvil – fornitore leader per i servizi wireless in America con attività in Brasile, Argentina, Colombia, Ecuador, El Salvador, Stati Uniti, Guatemala, Nicaragua e, naturalmente, Messico, dove opera attraverso il marchio Telcel – Slim vuole introdurre la “settimana da 3 giorni” al più presto, una decisione che se imitata anche da altri potrebbe davvero cambiare l’economia mondiale. Voi che ne pensate?


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