Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Letizia Battaglia

«Oggi fotografo le donne nude. Lì c’è il coraggio della vita»

di Anna Spena

«Le donne nude», racconta la fotografa palermitana, «sono una battaglia contro le mafie. Io vengo da una società patriarcale. Il padre, il fratello, il marito, tutti avevano qualcosa da dire su di noi. Ecco io gliele sbatto in faccia queste foto ai mafiosi e a questi uomini che vogliono stroncare una donna che cresce»

Se si potesse fotografare Letizia Battaglia attraverso le sue parole, ne avremmo un’immagine precisa, sincera e naturalmente in bianco e nero; un’immagine con dentro tutta la forza, la malinconia e il desiderio che la vita impone. Lei è la più grande tra le fotografe italiane. Una donna nata con la grazia dentro, capace con le sue fotografie di abbracciare il mondo e di sorprenderlo. Oggi ha 84 anni. E ancora quando la vita chiama, lei — sempre — risponde.

Letizia, ma non è mai stanca?
Io sono sempre stanca. Nel corpo. Nella testa. Mi affatico in fretta, respiro poco e male. Però la vita non la posso trascurare, devo viverla. E rispondere alle richieste, alle attese, alle persone.

Perché?
Sento che devo esserci per gli altri, contribuire. Ma non perché sono brava e buona. Lo faccio perché è bellissimo.

Lei non si ferma mai, gira come una trottola l’Italia e l’Europa. Ma alla fine torna sempre a casa, la sua Palermo. Dove ha anche aperto un centro internazionale di fotografia ai cantieri culturali della Ziza…
Io amo molto Palermo. È questo il punto: io amo molto questa città. Ma è una città complessa, difficile, a tratti malata, e per guarire dalla malattia ognuno deve fare quello che può. Io faccio questa lotta con la fotografia e tutto quello che vedo nel mondo poi lo riporto qui. Il centro l’ho aperto per tutti, giovani e anziani. La fotografia mi ha salvata da tante cose. Ed è un fatto serio, non il selfie che si pubblica su Facebook. È il racconto del percorso della vita.

Cosa dice ai ragazzi che vengono al centro o che spesso incontra nelle scuole?
Che la macchina fotografica serve per raccontarti e mescolarti al mondo. “Tu ci sei dentro. Io mi ci metto e mi ci mescolo”. Tu devi fotografare: se sei giovane dalle tue fotografie deve trasparire che è ancora tutto vago, in divenire. Questo centro internazionale di fotografia che accoglie, e che tanto riceve indietro, è una parte fondamentale della mia vita, ma un giorno dovrà andare avanti anche senza di me.

Che relazione ha con i giovani?
Continua. Quando vado nelle scuole a parlare, o quando vengono al centro — e arrivano da tutta Italia — poi me li ritrovo con le lacrime agli occhi perché sentono che è possibile cercare la felicità. È possibile ottenerla nonostante la fatica, i dolori, i tradimenti. Nonostante tutto. I giovani lo percepiscono che esiste questa forza, un “non buttarsi via” per banalità e sciocchezze. E io le incontro queste lacrime e questo amore assoluto. E poi mi abbracciano. E lo vedo che percepiscono, nonostante abbiano più libertà rispetto alle vecchie generazioni, che gli mancano i modelli di una società gloriosa che gli vuole bene.

Cosa le chiedono?
Delle foto, ovviamente. Se avevo paura quando scattavo foto che raccontavano la mafia. E non mi dicono mai che sono vecchia (sorride ndr).

La vecchiaia, ecco di questa non ha paura?
Sono molto avanti con l’età, lo so. Ma questa cosa non mi tocca. Il mio corpo non è più quello di prima, ma la testa è potente. Questa vecchiaia, la mia, è bella e struggente come tutte le cose vere della vita.

È felice?
Felice è una parola un po’ difficile. So che cos’è la felicità e la cerco. E scappo dai rancori. Però posso dire che sono felice nel senso che ho quello che voglio.

La fotografia?
La fotografia e non solo. Ho me stessa e mi appartengo. E per tanti anni non mi sono appartenuta. Riconoscersi, invece, è una cosa bellissima. Io oggi ci sono per me e per gli altri e questa cosa non cambierà. Non ho vergogna di non aver fatto qualcosa. Ho fatto il possibile. Potevo fare di più, ma il possibile l’ho fatto.

Cosa fotografa oggi?
Le donne nude. Fotografo le donne nude come potrei fotografare la terra: con rispetto. Nei corpi nudi delle donne c’è tutta la grandiosità e il coraggio della vita. Queste foto hanno un grande valore sociale. Fare le cose bene con rispetto e disciplina significa anche lottare contro le mafie che ti nutrono di ignoranza e indifferenza. Le donne nude sono una battaglia contro le mafie. Io vengo da una società patriarcale. Il padre, il fratello, il marito, tutti avevano qualcosa da dire sulle donne. Per scappare mi sono sposata a 16 anni e rinchiusa per altri venti in un matrimonio infelice con un uomo che non voleva che studiassi e non mi capiva. Ecco io gliele sbatto in faccia queste foto ai mafiosi e a questi uomini che vogliono stroncare una donna che cresce. “Letizia fotografami” me lo chiedono le signore di 70 anni e le ragazze di 20. Ah sì. Una donna nuda vuol dire coraggio. Donne semplici e bellissime che mescolo con le piante e con la terra. Queste foto significano sfida. E con la sfida ci costruiamo un mondo diverso. Penso che sarà il mio ultimo lavoro. Se tra un anno o due ne avrò abbastanza ne farò un libretto.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA