Fiona Shields

Così il Guardian ha cambiato il modo di guardare l’emergenza climatica

di Cristina Barbetta

Per rispondere alla sempre più drammatica crisi climatica mondiale, che la scienza definisce "catastrofe per l'umanità", il quotidiano britannico ha deciso di ripensare le immagini- e le parole- che parlano di climate change. L'Head of Photography della testata illustra le nuove linee di comunicazione visiva sul tema

Di fronte alla sempre maggiore gravità della crisi climatica mondiale, che ora gli scienziati definiscono "catastrofe per l'umanità", il Guardian ha deciso di ripensare le immagini-e le parole-che usa per comunicare quest’emergenza. «Dobbiamo considerare come illustrare storie di particolare gravità in modo accurato e appropriato, e mostrare l’impatto che il climate crisis sta avendo nel mondo», spiega Fiona Shields. Head of Photography al Guardian, sia della versione online sia di quella stampata, è stata in precedenza news picture editor del quotidiano britannico, dove lavora da più di 20 anni. Lo scorso ottobre Fiona Shields ha pubblicato un articolo sul Guardian in cui illustra le nuove linee guida del quotidiano sulla comunicazione dell’emergenza climatica attraverso le immagini. L’abbiamo incontrata.

Perché il Guardian ha deciso di ripensare le immagini che raccontano l'emergenza climatica?
Tutto è iniziato perché in un primo momento abbiamo cominciato a cambiare il linguaggio che utilizziamo per le nostre storie sulla crisi ambientale, dato che la situazione sta diventando sempre più grave. Questo nuovo tipo di comunicazione è stato annunciato in un articolo pubblicato lo scorso maggio sul Guardian. Abbiamo introdotto termini che descrivono in maniera più accurata e scientifica la crisi ambientale mondiale. Per esempio, invece di parlare di “climate change”, un’espressione che suona piuttosto passiva e poco efficace, ci riferiamo a “climate crisis”, così come preferiamo al termine “global warming” l’espressione “global heating”, che è più proattiva, e vuole cambiare il tono con cui trattiamo queste storie.

In che modo avete deciso di comunicare la crisi climatica con le immagini?
Dal linguaggio siamo passati a considerare come comunicare l’emergenza climatica con le immagini in maniera più appropriata alla gravità della situazione. Climate Outreach, una delle organizzazioni di ricerca con cui abbiamo collaborato, ha rilevato che le immagini influenzano il modo in cui si comprende e si interviene sull’emergenza climatica. Abbiamo considerato la relazione tra immagini e lettori, e il modo in cui coinvolgiamo il pubblico nelle nostre storie. Spesso, in passato, per parlare di storie relative al clima abbiamo utilizzato immagini di orsi polari su ghiacci che si sciolgono: una scelta ovvia, dato che sappiamo cha la gente ama questi animali, che sono diventati il simbolo del problema delle specie in via d’estinzione, ma una scelta non necessariamente appropriata. Diverse ricerche mostrano che le persone percepiscono queste immagini come qualcosa di remoto e astratto: raccontano un problema che non è urgente, e che non le riguarda direttamente.

Come risultato di questa nuova prospettiva che tipo di immagini sta utilizzando il Guardian?
Cerchiamo di utilizzare immagini che siano rilevanti per la storia, e in cui vi siano persone, per coinvolgere i lettori. Pubblichiamo foto che mostrano l’impatto diretto delle problematiche ambientali sulla vita quotidiana della gente. Ciò non significa che non useremo più foto di orsi polari su una calotta di ghiaccio che si sta sciogliendo. Lo faremo quando sono appropriate, ma non se trattiamo di una tematica molto più grave. Ciò’ che ora vogliamo mostrare sono, ad esempio, le difficoltà di persone che soffrono per ondate di caldo anomale, o giovani animali che muoiono a causa di un inverno ingiustificatamente freddo. Un esempio del tipo di report incentrati sulle persone, che facciamo ora sulle catastrofi climatiche, come quella degli incendi australiani, è questo: https://www.theguardian.com/australia-news/2020/jan/05/paradise-lost-locals-flee-eden-as-australia-bushfires-race-towards-them

Che cosa è cambiato nella comunicazione della crisi climatica da quando è esplosa l’emergenza degli incendi in Australia?
Abbiamo dato e stiamo dando moltissima copertura alla crisi climatica e agli incendi in Australia, producendo storie con moltissime illustrazioni, e storie sull’impatto dei bushfires sulla gente, che è costretta a lasciare le proprie case e a perdere i propri mezzi di sussistenza. Le illustrazioni che abbiamo utilizzato sono totalmente appropriate alla situazione. L’approccio del Guardian è un po’ diverso da quello di alcuni media australiani che in qualche modo evitano di toccare la gravità della crisi climatica nel Paese.

Quali sono i rischi dell’utilizzare immagini non appropriate rispetto alla storia che si vuole raccontare?
Mostrare, come si faceva prima, foto di persone che si divertono in certe condizioni climatiche non è appropriato per raccontare quest’emergenza. La scorsa estate i media britannici hanno pubblicato titoli che parlavano dei drammatici effetti dell’innalzamento delle temperature, accompagnati però da immagini di persone che si divertivano all’aperto e che facevano il bagno in mare. La contraddizione tra titolo e immagine può compromettere gli effetti della storia e il modo in cui chi legge percepisce i rischi.

Perché oggi in particolar modo è fondamentale che ci sia corrispondenza tra il titolo e l’immagine della storia?
È molto importante considerare come la nostra storia “viaggia”, specialmente sui social media. Spesso oggi la prima esperienza che abbiamo delle storie è su facebook, twitter e instagram, dove è visualizzata solamente come un’immagine con un titolo: cliccandolo, si accede al testo nella sua interezza. Se si apre la stessa storia su un quotidiano o su un giornale cartaceo è molto facile assimilare la storia nel suo complesso. È necessario quindi che ci sia una stretta connessione tra l’immagine e il titolo. Il tono emotivo dell’immagine dev’essere in linea con la tematica trattata nell’articolo. Dobbiamo considerare che immagine e titolo devono cooperare per far sì che il lettore possa avere già a prima vista un’idea del contenuto del testo.

Cover picture: Fiona Shields (ds) nella redazione del Guardian. ©Alicia Canter


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