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Angelica Viola

«L’Orsa Maggiore, la nostra cooperativa (quasi) tutta al femminile lontano dai cliché»

di Anna Spena

«Lavoriamo nei quartieri difficili di Napoli dal 1995», dice Angelica Viola, presidente della cooperativa sociale l’Orsa Maggiore. «I bambini vulnerabili sono quelli che ci hanno lasciato una domanda irrisolta. Potevano avere il sostegno delle maestre la mattina a scuola, fare i laboratori con noi il pomeriggio, frequentare percorsi terapeutici in centri convenzionati. Ma poi? Che succede quando a 18 o 20 anni escono dal sistema per l'integrazione? Come sarebbero stati i bimbi da grandi? Per questo è nata Casa Glò (Giovani Legalità, Occupazione) - il servizio che si rivolge a quanti cercano un luogo di incontro e di scambio in cui nella diversità si possa trovare la ricchezza, la ricerca dell’essenziale»

Rione Traiano, Napoli. Edificato negli anni Sessanta, è composto soprattutto da case popolari. L’Orsa Maggiore, una cooperativa sociale, è nata qui nel 1995. É nata da un gruppo di ragazze, fu una scelta precisa quella di essere solo donne, per rispondere intimamente ai bisogni delle altre donne che che nel rione vivevano. «Animazione di strada, supporto scolastico e relazione con le famiglie», dice la presidente della cooperativa Angelica Viola. «All’inizio eravamo in 14, la più grande aveva 34 anni, la più piccola solo 18, una giovane ragazza del quartiere. Venivamo tutte da esperienze culturali diverse, accumunate da una storia di volontariato. Quella di essere tutte donne, almeno all’inizio, non è stata una scelta di statuo, ma è maturata nella consapevolezza che in quel momento vivevamo sulla stessa nostra pelle la difficoltà delle donne di un quartiere complesso di inserirsi nel mondo del lavoro, la difficoltà delle mamme, delle giovani di crescere nei cliché. Volevamo che le donne del Rione diventassero protagoniste anche nel mondo del lavoro e non più relegate solo al lavoro di cura». La cooperativa oggi è tra le più importanti dello scenario napoletano. Ha aperto il Centro di educativa territoriale per bambini ed adolescenti che coinvolge quotidianamente 60 ragazze e ragazzi tra i 6 ed i 16 anni, sviluppa percorsi di accompagnamento sociale con nuclei in difficoltà, anche stranieri e programmi di home visiting che coinvolgono annualmente almeno 10 famiglie e gestisce un centro sociale polivalente per giovani vulnerabili che coniuga la socializzazione con la promozione dell’autonomia e dell’inclusione sociale. L’impegno per la legalità e per la cittadinanza attiva è trasversale a tutte le azioni ed i servizi. Questo impegno si è concretizzato ancora di più nella gestione de “La Gloriette”, nel quartiere di Posillipo, un bene confiscato, una villa appartenuta al boss delle Camorra Michele Zaza. Un bene abusivo che non esisteva su nessuna cartina che oggi, invece, è diventato un luogo dove ci si prende cura del futuro dei più fragili.

Com’è nata la cooperativa e quanti soci siete oggi?
Siamo nate da un’esperienza di volontariato. Ma alla fine degli anni Novanta la legge sulla cooperazione sociale, la legge azioni positive per la realizzazione della parità uomo-donna nel lavoro, ed il Piano Nazionale per l'Infanzia e l'adolescenza (legge Turco) sono diventati i fari che hanno guidato il nostro gruppo.Venivamo tutte da esperienze molto diverse, ma erano convinte che il lavoro nel sociale potesse diventare una professione a tutti gli effetti e soprattutto dovesse essere riconosciuto anche all’esterno. Ci riscrivemmo all’Università, iniziammo un percorso di formazione. Io per esempio sono laureata in legge ed ero abilitata all’esercizio della pratica forense, ma ho scelto, nel 2000, rivedere il mio percorso formativo e conseguire una specializzazione in mediazione familiare e poi la laurea in scienze dell’educazione. La cooperativa è cresciuta moltissimo e ad oggi siamo 24 soci, 23 donne e qualche anno fa si è aggiunto un uomo.

Perché l’Orsa Maggiore?
L’Orsa è uno dei mammiferi che più a lungo si prende cura dei cuccioli e spesso li protegge anche dal padre che altrimenti li mangerebbe. Volevamo partire da un animale simbolico che in qualche modo fosse metafora delle donne che accompagnavo nei percorsi di vita.

Quali sono le vostre attività di intervento principali?
Ci concentriamo principalmente sulla prevenzione. I bambini e gli adolescenti del territorio devono essere presi in carico insieme alle loro famiglie per consentirgli di sperimentare una modalità di vita diversa, vicina alla legalità. Rione Traiano così come il quartiere di cui fa parte, Soccavo, sono zone difficili della città. Soccavo stessa è una grande piazza di spaccio. Il nostro obiettivo non è intervenire sull’emergenza ma proprio prevenire certi fenomeni. Abbiamo, già dal 1995, un centro sociale aggregativo a Rione Traiano, con uno sportello a bassa soglia con servizio di segretariato sociale, accompagnamento socio educativo per ragazzi, giovani, donne, sostegno alla genitorialità attraverso gruppi e interventi familiari, orientamento per giovani, gruppi educativi, interventi di integrazione con soggetti disabili, formazione, tirocini formativi con le università e le scuole. Offriamo servizi di promozione del benessere delle famiglie, sostegno psicosociale ai genitori in forma individuale, interventi domiciliari, interventi di mediazione familiare e sociale, consulenza legale, promozione della solidarietà. Lavoriamo in rete con le scuole, i servizi sociali, sanitari ed educativi pubblici e del terzo settore. Sempre a Rione Traiano nel 1998 abbiamo aperto un’educativa territoriale, il centro in convenzione con il Comune di Napoli – coinvolge nei laboratori quotidianamente circa 60 ragazzi e ragazze, dai 6 ai 16 anni con un’èquipe di 7 educatori. Il servizio propone attività educative di gruppo ed individuali mirate alla promozione della crescita e della partecipazione ed alla lotta contro il disagio. Lavoriamo sempre in rete con le scuole, i servizi sociali, sanitari ed educativi pubblici e ed altri enti del terzo settore. Nel corso degli anni abbiamo visto, supportato e conosciuto molti bambini con disabilità. Abbiamo percepito la paura negli occhi delle loro famiglie e quella paura per noi è diventata una domanda: “ma che sarà di questi bambini quando avranno compiuto 18 anni?”. Sono loro che più di tutti ci hanno lasciato una ferita, quando li incontri da piccoli hai la sensazione di poter fare qualcosa per loro: supporto a scuola, supporto pomeridiano, integrazione nel gruppo dei pari ma poi? Questo pensiero ci ha attraversato per molti anni perché ci rendevamo conto che per loro, come adulti, all’esterno c’era il vuoto. Che succede quando a 18 o 20 escono dal sistema scolastico? Come sarebbero stati i bimbi da grandi? Come cooperativa questo pensiero ci ha attraversato per diversi anni, il loro futuro era un tema da affrontare.

Che risposta vi siete dati?
Una villa confiscata "la Gloriette" ad un boss della camorra (sorride ndr). Grazie ad un bando delle Fondazione Con il Sud otteniamo i fondi per ristrutturare la villa, e nel 2013, “Casa Glo” diventa realtà. Uno spazio sociale in cui ciascuno può attivare un circuito virtuoso tra autonomia personale, capacità di prendersi cura di sé e di essere protagonista, in un contesto segnato dall’accoglienza, dalla solidarietà, dalla legalità. Una casa sociale, dove si accolgono prevalentemente giovani vulnerabili, in particolare con disabilità. È fondamentale per il benessere di ogni individuo il suo essere in società, far parte di un gruppo di pari, nonché di una rete sociale allargata, che consenta loro di soddisfare il bisogno di socialità innato in ognuno di noi. Quando abbiamo avuto in affidamento La Gloriette abbiamo capito che quello era lo spazio adatto per aprire il centro. E accettare un bene confiscato, l’abbiamo compreso poi, significa per tutto il tempo impegnarsi a renderlo vivo, vitale e di totale fruizione per il maggior numero di persone possibile. Oggi a Casa Glo lavora un’équipe composta da un coordinatore e 8 operatori di I e II livello con formazione specifica su tematiche socioassistenziali, ed esperti in attività laboratoriali, ricreative e di animazione socio-culturale, volontari. Prima dell’inizio della pandemia tutti i giorni avevamo 50 giovani tra i 18 e 40 anni con disabilità intellettiva che animavano la casa dalle otto alle 18. A loro si aggiungevano studenti e ragazzi che avevano iniziato con noi un percorso di alternanza scuola-lavoro. Speriamo di tornare presto a quei numeri, perché la legalità merita di essere esercitata. A Casa Glo si lavora per aree di intervento: area dell’autonomia con percorsi sulle autonomie individuali e di gruppo, tra cui la persona, l’autogestione domestica, l’area della corporeità con attività di conoscenza del proprio corpo per padroneggiarlo nello spazio e nel tempo; l’area cognitiva con percorsi di potenziamento delle proprie risorse e acquisizione di nuove competenze dalla lettura alla scrittura, o ancora il calcolo e l’utilizzo del denaro; l’area della formazione con percorsi di orientamento e laboratori professionalizzanti tra cui quello nell’orto, gli incontri culturali e la ristorazione finalizzati all’assunzione di responsabilità; l’area dell’espressività per sviluppare le capacità individuali, oltre ad essere un canale di espressione personale, è utile per lo sviluppo dell’autostima e della fiducia in sé stessi e l’area affettivo relazionale, l’occasione per sviluppare delle competenze emotive che permettano di leggere le proprie emozioni condividerle con gli altri. Il bene nel 2019 è stato riassegnato per dieci anni, più altri dieci, all’Orsa Maggiore.


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