Antonio Pinna

Raccontando gli incendi a mio nipote, lotto per il clima

di Giampaolo Cerri

Dopo aver descritto, in due diversi libri, il dramma dei malati di Sla, che accompagna con due pagine Facebook dedicate, ora lo scrittore passa alla fragilità climatica, avendo messo nero su bianco il suo lungo racconto "in famiglia" della drammatica estate del 2021, che arroventò la Sardegna e in particolare Oristano

Antonio Pinna, 72 anni, ex-preside e giornalista, è stato impegnato per anni sui temi della disabilità, della non autosufficienza e dei caregiver con i suoi libri: Il mio viaggio nella SLA, Cuec, 2018 e La cura ai tempi del Covid-19 Prendersi cura dei più fragili Anziani disabili e caregiver nella pandemia, Maggioli 2020.

Ha anche realizzato, insieme al regista Antonello Carboni il documentario SLA in men che non si dica, con la versione in lingua inglese ALS faster than a wink ENG 2018. Ora, pur restando ancora impegnato tramite i social nella divulgazione di informazioni su questi argomenti con il gruppo "Facebook Sla in men che non si dica" e la pagina "Prendersi cura dei più fragili", ha rivolto la sua attenzione "alla fragilità della Terra, alla crisi climatica che tanti guai provoca alle nostre vite, ma soprattutto a quelle dei più poveri in tutto il mondo", dice.

Pinna, il suo nuovo libro, appena uscito per la casa editrice Iskra, s'intitola Incendi Dialogo tra un nonno ed un nipote sui disastri ambientali. Ci spiega questa tua scelta?

A fine luglio dello scorso anno ho visto di lontano, insieme a mio nipote, gli incendi che hanno attraversato una zona della mia provincia, Oristano: È stata una devastazione enorme, migliaia di ettari di bosco andati in fumo in due giorni a causa di un "grande fuoco" che, come un fiume impetuoso, ha percorso chilometri ed a nulla è valso l'intervento di elicotteri e Canadair. Gli incendi sono una piaga secolare della mia isola. Io ho visto grandi disastri negli ultimi quarant'anni. Ecco ho voluto raccontare questa devastazione a mio nipote che al telefono mi chiedeva notizie, voleva sapere di questa ennesima tragedia. Gli ho raccontato la storia delle deforestazioni in Sardegna.

Nel suo libro non parla solo degli incendi sardi, ma anche di quelli calabresi della scorsa estate. Perché?

Gli incendi, i tanti che ho visto, sono scolpiti nella mia memoria soprattutto nei danni che hanno causato al patrimonio naturale della mia Sardegna. Sai, io non sono come molti dicono: "sardo e basta", ho amici in tante regioni, anche in Calabria. Ho sempre desiderato vedere le foreste della Sila incontrando lì i miei amici. La Calabria è stata violentata da un "grande fuoco" proprio nella Sila, nelle sue faggete antiche dell'Aspromonte e del Pollino, dichiarate Patrimonio dell'Unesco appena pochi giorni prima degli incendi. Alberi di circa 600 anni di vita. Ho chiesto alla mia amica poetessa Mariangela Costantino e all'ex-preside di Reggio Calabria, Antonino Sergi, di darmi il loro contributo. La prima mi ha donato una prosa poetica di rabbia e dolore, il secondo ha raccontato a suo nipotino di 4 anni, la sua adolescenza nelle foreste di Roccaforte del Greco.

Non si ferma a raccontare gli incendi italiani. Parla poi dei casi del Portogallo, del Brasile e della Siberia e li inquadra in questo tempo del riscaldamento globale.

Si il riscaldamento globale, anche a causa delle emissioni dei combustibili fossili, la deforestazione, ha creato, soprattutto a partire da oltre una decina d'anni, un contesto che facilita l'insorgere e lo sviluppo rapido di grandi incendi che in Portogallo è stato agevolato dalla monocoltura dell'eucaliptus, danneggiando nel 2017 un quinto del territorio nazionale. In questo caso ho avuto la preziosa testimonianza di mio figlio che ha fatto un seminario di tre mesi dell'Università di Aveiro sulle conseguenze dell'incendio. La corrente africana ormai riscalda anche le foreste della Siberia, sempre più depauperate. Il Brasile, da 35 anni è impoverito sempre più del polmone verde del Pianeta, la foresta amazzonica, a causa della monocoltura della soia, gli allevamenti intensivi e le estrazioni minerarie. Ne fanno le spese le popolazioni indigene, private delle loro terre.

Come uscire dalla crisi climatica? Come invertire la rotta?

Preservando e sviluppando la biodiversità. La biodiversità vegetale è più resistente agli incendi, ma soprattutto rispetta gli equilibri naturali della Terra. Ora l'agroindustria, responsabile per 30% del riscaldamento globale con la deforestazione e l'uso massiccio di combustibili fossili, è causa dell'impoverimento dei suoli agricoli. Per difendere i suoi semi artificiali fa uso massiccio di fitofarmaci, pesticidi e concimi chimici e ne è padrona con i suoi brevetti. I semi dei contadini che garantivano una maggiore resistenza ai climi vengono estromessi dall'agrobusiness. Bisogna fare della sostenibilità ambientale il fondamento della produzione agricola. Io parlo delle sentinelle della biodiversità, le api che rendono possibile il 70% dei prodotti vegetali della nostra alimentazione. Un altro alleato della lotta al cambiamento climatico è il fico d'india, prodotto ricco di proprietà medicinali, che trattenendo anidride carbonica e acqua rigenera i suoli agricoli depauperati dall'aridità.

A chi è rivolto il suo libro?

Principalmente, ai preadolescenti, ai ragazzini dagli 11 ai 14 anni, età in cui il libro perde la sua attrattività ed è sostituito dall'attuale strumento di distrazione di massa, il cellulare. Chi lo usa si accontenta di "visualizzare", parola inconsistente che non significa vedere, né leggere, né conoscere. Proprio per questo motivo è rivolto a tutti coloro che vogliono restare ragazzi, con la curiosità di apprendere e di condividere le conoscenze per agire. Si, in questo momento, come ci ha insegnato l'enciclica di Papa Bergoglio, bisogna agire, agire subito. A partire dal territorio in cui viviamo, vicino alla nostra casa.

Nella foto di apertura, di Francesco Arena per Agenzia Sintesi, gli incendi calabresi nello scorso anno.


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