La settimana parlamentare
“Roccaforte” a difesa della sicurezza, ma anche “inclusiva”: le piroette dei 208 dossier della politica italiana in Europa
È in discussione alla Commissione Affari esteri di Palazzo Madama la "Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2025". Due gli snodi legati alla proiezione esterna dell’Unione: sicurezza e controllo delle frontiere rispetto ai flussi migratori. Tra le proposte vi è quella di scorporare le spese per le armi dal Patto di stabilità. Ma, a leggere il testo rilasciato dal Governo, manca il quadro d'insieme e le contraddizioni la fanno da padrone

Per questa settimana vi propongo il Documento LXXXVI n. 3 (Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per l’anno 2025) a cura della Presidenza del Consiglio in discussione in Commissione Affari esteri e Difesa del Senato.
Le parole d’ordine
L’intento del Governo è offrire una visione strategica dei piani di azione e delle iniziative legislative che l’Italia intende intraprendere nell’ambito delle priorità definite dalla Commissione europea. Gli obiettivi dichiarati sono parole d’ordine già note: promozione della competitività, sicurezza e migliore resilienza economica, innovazione e un piano per la decarbonizzazione in un’ottica di neutralità tecnologica. In particolare, il Governo italiano, si legge nella relazione, propone il rafforzamento del mercato comune, un patto per l’industria pulita e un’economia più circolare, investimenti nella digitalizzazione con lo sviluppo di una Ai affidabile ed etica, politica agricola comune, potenziamento del fondo europeo per la difesa, contrasto all’immigrazione irregolare e lotta contro l’esclusione sociale. Un testo di 240 pagine suddivise in quattro parti e 208 dossier: la prima parte riguarda le politiche strategiche (143 dossier), la seconda tratta la dimensione esterna dell’Unione Europea (26 dossier), la parte terza il coordinamento nazionale delle politiche europee (30 dossier), l’ultima il processo di integrazione europea (6 dossier).
La dimensione esterna della Ue
Mi soffermo brevemente sulla dimensione esterna della Ue oggi di grande attualità dopo il confronto sui dazi con gli Usa e le guerre in Ucraina e in Palestina. Il primo richiama le sfide che attendono il sistema produttivo europeo, il secondo la difesa e la sicurezza dei confini europei nonché l’allargamento dell’Ue ai Paesi dei Balcani occidentali. La lettura dei titoli dei dossier di questa parte del documento già indica la prospettiva su cui si vuole muovere il Governo: un’Unione europea della difesa, una Europa più sicura, una gestione equa e risoluta della migrazione, frontiere comuni più forti e nuovo patto sulla migrazione, allargamento ai Balcani occidentali e rapporti con il Vicinato sud e l’Africa (si richiama il Piano Mattei).
Difesa, sicurezza e controllo delle frontiere
La proiezione esterna europea è sostanzialmente improntata su due snodi che, va da sé, fanno presa sull’opinione pubblica: difesa europea e sicurezza, controllo delle frontiere rispetto ai flussi migratori. Sul primo si raccomanda il raggiungimento della “prontezza” europea entro il 2030 per garantire deterrenza dalle minacce. Si prevede la cooperazione fra le imprese della difesa e della sicurezza europee; si propone di scorporare le spese per la difesa dal Patto di Stabilità eliminando le barriere normative interne per la gestione degli acquisti e gli investimenti in armi, e la preparazione alle crisi con la prevenzione e se necessario con risposte rapide.
Sul secondo punto colpisce l’aggiunta dell’aggettivo “risoluta” al titolo, si parla di una gestione equa e risoluta delle frontiere. Si propone la revisione della direttiva rimpatri, del concetto di Paese terzo sicuro e l’attuazione del patto sulla migrazione e asilo come sappiamo incentrato sostanzialmente sulle politiche di sicurezza e controllo degli ingressi e dei rimpatri. Da sempre è carente l’indicazione di politiche per l’accoglienza e l’integrazione dei lavoratori stranieri che giungono in Europa per lavoro.
Qualche considerazione
I 208 dossier illustrati nel documento danno l’impressione di una politica in Europa frammentata e dispersa in mille rivoli, un linguaggio sì politicamente corretto e pure condivisibile, ma che nasconde e non affronta le questioni più cruciali che riguardano il futuro dell’Unione europea. Si dà l’impressione di essere su tutto e di non essere su niente, o perlomeno di essere periferici rispetto a quanto l’Italia dovrebbe fare e dare per una svolta al futuro.
Lascia perplessi che il capitolo dedicato all’allargamento della Ue verso l’est sia sostanzialmente concentrato su difesa e sicurezza dei confini orientali, e la sicurezza dei confini sud sia ridotta a politiche di controllo dell’immigrazione irregolare. Poco si dice di una Europa impegnata a costruire rapporti di cooperazione e di buon “Vicinato” – come si legge nel documento – con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo e con l’Africa.
Se nella prima parte dei dossier si parla di un’Europa inclusiva, sostenibile, innovativa, attenta alla conversione digitale dell’intero sistema produttivo, l’Europa all’esterno si presenta come una roccaforte a difesa dei suoi confini, che ha poco da dire al resto del mondo. Tra l’altro sulla “prontezza” della difesa europea non si chiarisce dove verrano reperite le risorse necessarie per approntarla, su quale difesa intendiamo costruire e su come verrà governata. E poco si dice sui flussi migratori e sulla loro gestione (ridotta a sicurezza) come opportunità strategica per l’intero continente, in calo di popolazione, invecchiato e senza bambini. Riusciremo a riparlare del progetto Europa stando nella vita reale e al contempo dando una visione al futuro?
Foto La Presse: il ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, Tommaso Foti
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