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Kabul, dai volti coperti alla startup dei taxi rosa

di Anna Spena

Il regime talebano ha privato le donne dell'Afghanistan di ogni diritto. Discriminate, sottomesse e oggetto di violenza. Nel 2014 un'associazione italiana, Nove Onlus, apre un centro di formazione professionale femminile a Kabul. Corsi d'inglese, informatica e cucina. E da quest'anno anche un corso di scuola guida. «Devono prendere la patente per diventare indipendenti. E con le più meritevoli e coraggiose partirà un progetto pilota per mettere in piedi una startup di taxi rosa», dice Susanna Fioretti fondatrice di Nove Onlus

Muoversi. Salire su un mezzo pubblico, entrare in un taxi, guidare una macchina. Cose normali. Normali quando si vive in un Paese occidentale. Dove le differenze tra uomo e donna ancora ci sono, ma non interferiscono più con la vita quotidiana, con le cose di ogni giorno.

In Afghanistan, invece, non è così. «A Kabul, come nel resto del Paese, per le donne spostarsi diventa difficilissimo», racconta Susanna Fioretti a Vita.it. Susanna è la fondatrice di Nove Onlus, associazione non profit nata nel 2012 che si occupa di cooperazione internazionale, aiuti umanitari e sviluppo socio-economico.

«Gli autobus sono costosi. Il più delle volte non sono “regolari”, spesso non si permette alle donne di salire e ancora più spesso sono i mariti ad impedirlo o le mamme ad avere paura di mandare le figlie in giro da sole».

Poi l’idea. Un centro di Formazione Professionale Femminile nel cuore di Kabul. «In città le donne fanno quasi tutte le parrucchiere o le sarte. E questo va bene, ma noi ci siamo chiesti “ma davvero sono solo questi gli impieghi destinati a loro?”». È nato così il progetto “Sono una donna e voglio lavorare”. Nel centro di formazione allestito a Kabul da Nove Onlus con il suo partner afghano Pada, si contribuisce a promuovere l’emancipazione femminile attraverso l’istruzione e il lavoro.

«Abbiamo scelto proprio quel Paese», ci racconta Giusy Alaimo, che fa parte del Team di Nove Onlus, «perché il tasso di alfabetizzazione femminile è tra i più bassi al mondo, raggiunge appena il 32%. E meno del 16% delle donne partecipa alla forza lavoro. Per la grande maggioranza delle ragazze l’unico futuro possibile è sposare un uomo scelto dalla sua famiglia, fare figli e vivere reclusa in casa».

Dal 2014 nella scuola si tengono corsi d’inglese, di informatica e di cucina professionale. Nel 2015 si sono diplomate 425 donne. Ma le richieste per partecipare ai corsi sono state quasi il doppio rispetto ai posti disponibili, così, per il 2016 i posti sono diventati 600. «Lo sappiamo che non sono ancora abbastanza», spiega Susanna Fioretti. «Ma dobbiamo fare sempre i conti con i budget che abbiamo a disposizione».

Il fiore all’occhiello tra i corsi proposti per il 2016 è quello della scuola guida. «Ammettiamo di avere paura», confessa Susanna. «Il regime talebano anche se in pochi anni, dal 1996 al 2001, è riuscito a privare l’intera popolazione femminile afghana di ogni diritto. E anche se oggi in teoria le donne e gli uomini hanno gli stessi diritti, in pratica e nei fatti continuano ad essere continuamente discriminate, sottomesse alle decisioni maschili e oggetto di violenze inaudite. Però mentre il timore è forte, ci rendiamo conto che la voglia d’indipendenza di queste donne non può non essere considerata». Le donne che partecipano al corso di scuola guida sono, per l’anno 2016/2017, 80. Divise in due sessioni da 5 mesi l’una.

Per realizzare questo corso Nove Onlus ha preso accordi con una scuola guida del posto che organizza le lezione teoriche e poi quelle pratiche mettendo a disposizione le autovetture. Finito il corso è l’associazione che paga i costi per il rilascio della patente a chi supera l’esame. «Ma abbiamo pensato di andare oltre», spiega Susanna.

«Vogliamo aprire un servizio di “taxi rosa”. Sceglieremo le donne più motivate, quelle con il carattere più forte e le aiuteremo a mettere in piedi una startup. Il progetto prevede la presenza di una figura specifica che accompagnerà le donne per il primo anno. E, sempre per un anno, le spese per l’acquisto della auto e del carburante saranno pagate dall’associazione.

«Io non posso garantire che questo progetto avrà successo», dice Susanna. «Quello che posso dire è che abbiamo ricevuto tantissime richieste da parte delle donne di Kabul. Non solo quelle che vogliono imparare e guidare e fare, della guida, il loro lavoro. Ma tante mamme che ci dicono “Vogliamo mandare a scuola le nostre figlie femmine, ma non lo facciamo perché abbiamo paura di mandarle in giro con degli uomini”».

Kabul, dai volti coperti alla startup dei taxi rosa

Testi di Anna Spena
immagini di Saverio Serravezza e Nove Onlus


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