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Santa Lucia Basket, una storia che non deve finire

di Anna Spena

21 scudetti, 12 Coppe Italia, 5 Supercoppe Italiane, 3 Coppe dei Campioni e 3 Coppe Vergauwen, sono tutte le vittorie che il Santa Lucia Basket ha collezionato dal 1960 ad oggi. Eppure la squadra di pallacanestro in carrozzina rischiava di chiudere. Ma l'ex presidente ha lasciato, a titolo gratuito, le sue quote ai giocatori: «è uno sport molto fisico, spettacolare, fatto di contatti continui», racconta a Vita.it il capitano Matteo Cavagnini. «La squadra doveva continuare ad esistere per questo adesso cerchiamo sponsor e abbiamo lanciato una campagna di crowdfunding. Abbiamo bisogno anche del vostro aiuto»

Questa non è una storia di disabili. È una storia di campioni. Matteo Cavagnini aveva 14 anni quando, dopo un incidente stradale, ha perso la gamba sinistra. «Giocavo a calcio, e per me è stato un vero trauma». Oggi di anni ne ha 42 ed è due volte capitano: del Santa Lucia Basket e della Nazionale Italiana Basket in Carrozzina. «L’incontro con la pallacanestro in carrozzina è stato come ritornare a sognare», racconta Matteo.

«Ho capito che è uno sport a tutti gli effetti. Mi alleno tutti i giorni e lo faccio a livello agonistico: di “disabile” non c’è nulla in questo sport, la carrozzina è solo uno strumento che ti permette di muoverti per il campo ed è uno sport molto fisico, spettacolare, fatto di contatti continui e mantiene le stesse regole della pallacanestro dei normodotati».

Con il Santa Lucia Basket, dove Matteo è arrivato quando aveva 35 anni, ha vinto cinque scudetti e due finali di coppa di campioni. È una squadra che a lui ha dato tanto. E nel momento del bisogno lui ha saputo ricambiare. Il bisogno si è presentato alla chiusura del Campionato 2015-2016, in cui la squadra ha conquistato il secondo posto, la proprietà ha annunciato di non poter proseguire nell'impegno di sostenere la prossima stagione sportiva, per via della nota e complessa situazione finanziaria della Fondazione che la sosteneva. Il presidente Amadio ha lasciato ai giocatori, a titolo gratuito, la proprietà della Società.

Società nata durante l’estate del 1960, in concomitanza con le prime Paralimpiadi di Roma. È lì che iniziano le attività del Gruppo Sportivo Santa Lucia, nate dall’impegno del Centro Residenziale per la Riabilitazione ”L’Oasi”, oggi Fondazione Santa Lucia IRCCS. Nel 1977 il Gruppo Sportivo Santa Lucia partecipa ai primi campionati italiani organizzati dall’Anspi – Associazione Nazionale Sportivi Paraplegici. Il Santa Lucia inizia a collezionare successi in diverse discipline sportive: atletica leggera, scherma, tennis da tavolo, tiro con l’arco, e soprattutto nuoto e basket.

L’Albo d’Oro del Santa Lucia Basket testimonia una lunga storia di successi: 21 scudetti, 12 Coppe Italia, 5 Supercoppe Italiane, 3 Coppe dei Campioni e 3 Coppe Vergauwen. Ai traguardi raggiunti dalla prima formazione, si aggiungono 2 Scudetti e 3 Supercoppe del settore giovanile. Nel ranking europeo delle squadre di Basket paralimpico, stilato ogni anno dall’International Wheelchair Basketball Federation (IWBF Europe), il Santa Lucia è oggi tra le prime quattro squadre più forti del Continente. Il 22 Luglio 2016 la società Sportiva Santa Lucia SSD è stata ceduta a titolo gratuito ai giocatori.

«Io e il mio compagno Giulio, che per me è come un fratello», continua Matteo, «non ci siamo rassegnati. La squadra doveva continuare ad esistere». Giulio, nome con cui è stato ribattezzato, è Mohamed Sanna Ali, l’attuale presidente della squadra: anche lui è un giocatore eccellente, lui e Matteo hanno partecipato ad Atene 2004 e Londra 2012. Insieme a loro ci sono altri 12 giocatori: «siamo quattro over 40 e dieci over 30, tra cui spicca la “chicca” della squadra, Giulia, l’unica ragazza», spiega Matteo.

Ma per continuare ad esistere servono fondi. Per questo il 27 luglio 2016 la società lancia l’iniziativa di raccolta fondi #BelliCarichi attraverso la piattaforma retedeldono.it: «L’obiettivo economico è fissato alla copertura parziale delle spese di start-up per la partecipazione al campionato, da sommare all’indispensabile contributo degli sponsor.Con la possibilità di creare e sostenere anche una squadra giovanile. Quella che si apre adesso è una strada in salita, fatta di impegni e necessità concrete. Lo sforzo che stiamo facendo non ha solo un obiettivo agonistico: si tratta di continuare a lavorare per veicolare i valori che fin qui ci hanno accompagnato»

«Abbiamo faticato tanto», dice Matteo, «ci siamo resi conto di aver fatto un’impresa. Vedere tutti questi ragazzi che ci hanno dato fiducia e si fidano di noi è già qualcosa di straordinario. Io e Giulio ci guardiamo in faccio e ci rendiamo conto della cosa meravigliosa che sta accadendo».

A parlare con le persone come Matteo capita di interrogarsi su cosa significhi veramente la parola disabile. La voce serena, la vita piena, la normalità assoluta: «Sono sposato e ho due bambine bellissime. La prima di dodici anni gioca a pallavolo e la seconda di otto studia pianoforte». Gli piace la pallacanestro? «È parte integrate della mia vita. Non hanno avuto scelta», sorride.

Santa Lucia Basket, una storia che non deve finire

Testo di Anna Spena

Foto di Fondazione Santa Lucia


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