Progetti

Falegnameria sociale K_Alma, dove insieme al legno si rimodella la vita

di Anna Spena

Presso il Villaggio Globale di Roma, nello storico Rione Testaccio, c'è K_Alma. Una realtà aperta a migranti, richiedenti asilo e disoccupati dove falegnami esperti si trasformano in maestri ed insegnano ai giovani un mestiere. «Il lavoro è fondamentale», spiega Gabriella Guidi, presidente dell'associazione che realizza l'iniziativa. «Serve a far capire ai ragazzi che un circuito legale è possibile. Troppo spesso loro sono costretti, per riuscire almeno a mangiare, ad intraprendere strade che in fondo non gli appartengono»

Più che un progetto una missione. Era il 2016 quando Gabriella Guido, ha messo insieme un piccolo gruppo di amici, esperti ed operatori del non profit, per aprire l’associazione K_Alma «con l’intento di perseguire, in un’ottica convintamente multiculturale, la promozione delle libertà e la difesa della tutela della dignità umana, la cui affermazione è alla base stessa della vita e della evoluzione di uno Stato moderno», spiega. La prima azione dell’associazione è stata quella di mettere in piedi una falegnameria sociale.

«La Falegnameria», dice Gabriella, «è dedicata alla formazione formale ed informale dei richiedenti asilo ma anche a chiunque voglia partecipare attivamente a corsi e laboratori, o autoproduzione. Citando Enzo Mari ci piace proporre una sfida ma soprattutto una visione umana, sociale, politica: “tutti dovrebbero progettare per evitare di essere progettati”».

Il percorso quindi è nato nel maggio 2017 per i migranti ma mira ad aprirsi anche a fasce della popolazione in questo momento più “vulnerabili”, inoccupati o disoccupati, a chi per ragioni economiche e sociali vive un momento difficile della propria vita o magari cerca un nuovo modo di viverla.

La Falegnameria Sociale K_Alma è nata presso il Villaggio Globale di Roma, nello storico Rione Testaccio. Il progetto prevede corsi base di falegnameria, di autoproduzione di mobile ed oggetti, di “lavorazione della materia”, grazie a corsi organizzati con formatori e artigiani locali, o in collaborazione con corsi regionali, e di approfondimento sia teorico che tecnico con architetti e design. Oltre la scuola di formazione il progetto prevede anche uno spazio dedicato ad una “factory”: un polo culturale, produttivo, ricettivo, sociale, di incontro e integrazione delle differenze che rimetta al centro le persone e la città. Sono previsti inoltre work-shop, work–experience e conferenze aperte a tutti.

Le fasi di ristrutturazione degli spazi e di avviamento dalle attività sono state totalmente autofinanziate dai soci dell’associazione che hanno deciso di “gettare il cuore oltre l’ostacolo”, investendo nella riconversione degli spazi grazie alla collaborazione del B.A.G., studio che opera da anni a Roma e in Italia con progetti di riqualificazione urbana a basso impatto ambientale ed architettura sostenibile, con tecnologie naturali e low-cost, applicandole anche in contesti di emergenza abitativa o a strutture per migranti realizzate con l’utilizzo della paglia), nell’acquisto di attrezzature e materiali e nella comunicazione.

«Ad oggi abbiamo due falegnami, Edoardo ed Enrico», racconta Gabriella, «e sta per aggiungersi il terzo, Marco. La falegnameria è aperta due volte alla settimana e sono circa 15 i giovani che lavorano con noi. Anche se la richiesta è molto alta e la lista d’attesa lunga. Arrivano dai centri d’accoglienza e si mettono in coda».

I lavori realizzati vengono venduti ed il ricavato viene utilizzato per autofinanziare le spese dell’associazione. L’obiettivo è quello di aumentare la produzione e creare nuovi posti di lavoro».

«Il lavoro è fondamentale», continua Gabriella, «serve per spiegare ai ragazzi – tutti molto giovani – che un circuito legale è possibile. Troppo spesso loro sono costretti, per riuscire almeno a mangiare, a fare cose o intraprendere strade che non sono loro, che non gli appartengono».

Perché una falegnameria? «A Roma non ne esistevano di questo tipo. Poi è un lavoro che serve, sta scomparendo e c’è bisogno di trasferire questo tipo di competenza. È importante anche l’aspetto “materiale” dell’iniziativa. Dal legno si crea qualcosa di nuovo: mi sembra che sia questo gesto, quello della creazione, a ridare prospettiva alla vita».

«Noi Abbiamo un sogno», conclude Gabriella, «che non è affatto impossibile. Anzi. Amiamo gli alberi, il legno e le persone. Quello che vi chiediamo è di aiutarci a sostenere questa splendida avventura.” Dal 1° settembre al 31 dicembre sarà infatti possibile sostenere il progetto con una donazione semplice attraverso la piattaforma di crowdfunding Produzioni Dal Basso (http://sostieni.link/15758)».

ll progetto è realizzato in collaborazione con lo Sportello Lavoro CCE – Consulta delle chiese evangeliche del territorio romano, il Programma integra, l’Associazione Parsec, la Fondazione Erri De Luca, Casetta Rossa Spa e il Villaggio Globale.


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