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Migranti

Mercy: più di una canzone

di Alessandro Puglia

La storia della piccola nata a bordo della nave Aquarius della Ong Sos Méditerranée che ha ispirato la canzone del gruppo francese Madame Monsieur all’Eurovision Song Contest 2018. Una canzone che rappresenta il dramma di tante donne e bambini che continuano ad attraversare il Mediterraneo

La parola “grazie”, Merci in francese, a bordo della nave Aquarius della Ong Sos Méditerranée si è trasformata in Mercy, come recita il titolo della canzone del gruppo Madame Monsieur che l’ha resa celebre all’Eurovision Song Contest 2018. Emilie e Jean Karl che si sono esibiti nella finale di Lisbona avevano appreso della nascita della piccola da un Tweet di Grégory Leclerc, giornalista di Nice Matin che quando la piccola è nata, il 21 marzo 2017, si trovava a bordo della nave Aquarius che ha poi raggiunto il porto di Catania.

Una canzone che è molto più di una canzone perché Mercy rappresenta «tutti quei bambini che il mare ha inghiottito», tra i numeri che superano sempre quelli documentati dalle statistiche. Per ogni bambino annegato in mare – come gli oltre 200 bambini siriani morti nella strage dei bambini tra l’11 e il 12 ottobre 2013 a largo di Lampedusa – per ogni feto morto nella pancia della mamma a seguito di un viaggio difficile su un barcone, Mercy oggi rappresenta la vita. «Perché è urgente rinascere, quando tutto è distrutto», recita la canzone.

A un anno di distanza, la madre, Taiwo, non aveva mai ascoltato la canzone ispirata alla figlia. Non ne conosceva l’esistenza fino a quando, un pomeriggio di marzo, Radio France le ha mostrato il testo in inglese in una sala del consultorio psicologico del centro richiedenti asilo più grande d’Europa in Sicilia. È qui che abbiamo incontrato la piccola Mercy, dopo una lunga ricerca e la preziosa collaborazione delle autorità locali e dei nuovi gestori del centro.

Un incontro riservato, discreto, dove ad assistere c’è Ghen, una delle tante mediatrici culturali che ogni giorno, ascoltano con devozione le richieste degli oltre due mila migranti che vivono lì dentro.

Mercy ha dei bellissimi rasta con gli elastici rossi nelle treccine. La madre sembra provata, me nei suoi occhi, dopo aver ascoltato la canzone, c’è ora una nuova speranza.

Quando mamma Taiwo guarda per la prima volta il video su YouTube, non riesce a trattenere le lacrime e vuole ringraziare Dio: «perché c’è sempre lui davanti a noi», dice la madre. «Non pensavo che nella mia vita potesse accadere tutto questo, voglio ringraziare tutti i membri dell’equipaggio e in particolare Mamma Elizabeth. Dio li protegga sempre nelle loro missioni».

«Mamma Elizabeth, mamma Elizabeth», ripete la donna che così ricorda e ringrazia Elizabeth Ramlow, la midwife americana di Medici Senza Frontiere che lo scorso 21 marzo l’ha aiutata a dare alla luce la piccola Mercy.

Mercy sa già di essere famosa, come le dice Ghennet sempre al fianco di Taiwo. La piccola con i rasta e le treccine può permettersi di tutto durante l’intervista. Giocare con il microfono o con un mazzo di chiavi, intervenire con le prime sillabe in grado di pronunciare e con cui esterna le sue emozioni.

«Dice Mamma, anche in francese», racconta Taiwo mentre allatta la piccola.

Nella famiglia di Taiwo non c’è però soltanto Mercy: «In Nigeria ho un’altra figlia, si chiama Gift e sta per compiere 17 anni. L’ho sentita l’ultima volta soltanto l’anno scorso», spiega Taiwo che vorrebbe tanto riabbracciarla.

«Il padre di Mercy mi ha abbandonata. Ci siamo sentiti quando lui era in Libia, mi ha detto che Mercy non era più sua, che ha conosciuto un'altra donna e di cercarmi un altro marito», spiega Taiwo.

Oggi Taiwo sogna un futuro diverso, per lei, ma soprattutto per Mercy: «Vorrei trovare un lavoro, avevo cominciato a fare la sarta. E vorrei che Mercy da grande vada all’università. No, Mercy non può passare tutto quello che ho dovuto passare io, non può soffrire quanto ho sofferto io», dice Taiwo in lacrime.

Taiwo prende per la seconda volta in mano il testo della canzone. Stiamo per salutarci. Questa volta riesce a leggere le prime righe: «Je suis née ce matin, Je m’appelle Mercy, Au milieu…. de la mer», «Sono nata questa mattina, mi chiamo Mercy, in mezzo al mare, tra due Paesi». La parola mare fa piangere nuovamente la donna, ma quel pianto sembra ora di gioia e di speranza. Perché è in quel mare che Mercy, a differenza di tanti bambini, ha incontrato la vita.

Con quel ritornello Mercy, Mercy che a bordo della Aquarius «è diventato il modo di un intero equipaggio per dire grazie», come spiega Mathilde Avuillian, responsabile della comunicazione di Sos Méditarranée.

L’intervista sta per finire. Taiwo e la piccola Mercy tornano nella loro abitazione al Cara di Mineo. Ci abbracciamo e facciamo un selfie nel grande viale che divide le strutture del centro richiedenti asilo più grande d’Europa.


Mamma Taiwo e la piccola Mercy hanno assistito alla finale dell’Eurovision Song Contest di Lisbona nella sala del punto Mamma del centro richiedenti asilo più grandi d’Europa, circondate dall’affetto di amiche, operatori e mediatori culturali.


Questo articolo è apparso su FranceInter il 21 aprile 2018



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