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Buone pratiche

Dall’Oltrepò alle Valli bresciane, il programma AttivAree strumento di rinascita

di Antonietta Nembri

A sei mesi dalla conclusione dei progetti "Valli Resilienti" e "Oltrepò (bio)diverso", Elena Jachia, direttrice dell'area Ambiente di Fondazione Cariplo racconta le attività realizzate con la partecipazione delle comunità locali e del Terzo settore. Dalla green way da Brescia alle Val Sabbia e Val Trompia, al sentiero delle farfalle del pavese tante le idee che hanno rimesso in moto produzioni e turismo

Circa 3.500 km di green way che gli amanti delle due ruote possono percorrere direttamente da Brescia verso la Valle Sabbia e la Trompia, ma anche una produzione vinicola sostenibile nell’Oltrepò pavese dove si è potenziata un’area capace di attirare Butterflay Watcher anche dall’estero e ancora un’App che facilita la fruizione di servizi e che è una delle prime realizzazione della cooperativa di comunità bresciana omonima, Linfa.

Non sono che alcune delle realizzazioni pratiche di due progetti nati dal programma AttivAree di Fondazione Cariplo.
Lanciati tre anni fa, “Oltrepò (Bio)diverso” e “Valli Resilienti” stano giungendo a conclusione «Abbiamo davanti a noi ancora sei mesi di attività», spiega Elena Jachia (nella foto), direttore dell’Area Ambiente di Fondazione Cariplo e responsabile del Programma Intersettoriale AttivAree.

Con Jachia entriamo nel vivo dei progetti partendo dall’Oltrepò una «terra ricchissima e diversa, poetica sicuramente ha delle difficoltà soprattutto nelle relazioni interne», spiega facendo particolare riferimento a quelle «tra le diverse istituzioni nel camminare insieme rispetto a determinati obiettivi». Per cui uno degli obiettivi che si è cercato di raggiungere è stata «la convergenza dei diversi progetti e in alcuni casi lo si è riusciti a fare».

Un esempio virtuoso di questo percorso è stato il sostegno alla formazione di 18 docenti alla metodologia montessoriana (nella foto) e che ha portato alla nascita di tre sezioni montessoriane già attivate nell’anno scolastico 2017/18. «L’elemento della formazione e dell’educazione è particolarmente importante nelle aree interne. È un elemento dirimente perché alcune famiglie decidano di restare e quindi iscrivere i figli nelle scuole locali piuttosto che andarsene in pianura. La presenza della scuola o meno è vitale per alcuni luoghi perché una volta che è chiusa la scuola non c’è più un motivo per cui i bambini restino altrimenti devono cominciare o a fare i pendolari o ad andarsene», osserva Jachia.

Accanto a questo il progetto sulla scuola idealmente ha passato il testimone alla progettualità della strategia nazionale aree interne, coordinata dal Comune di Varzi – sede della Comunità montana – «è come se avessimo fatto un pezzo di strada insieme, in particolare penso all’aspetto della formazione dei docenti che loro non prevedevano e dal momento che il loro progetto è partito dopo il nostro è stato un bel passaggio di testimone» chiosa la responsabile del programma che per raccontare i risultati fin qui ottenuti da “Oltrepò (bio)diverso” non può non parlare di uno dei prodotti must dell’Oltrepò: il vino.

«Abbiamo dato vita a un sotto-progetto che abbiamo chiamato “Vino 2.0” che racconta di come si possa fare vigna e vino con una maggiore attenzione in termini di sostenibilità ambientale» racconta Jachia. Il progetto ha coinvolto 16 aziende viti vinicole «che hanno direttamente già sperimentato queste buone pratiche di gestione: non diserbare tra un filare e l’altro, lasciar crescere in modo più spontaneo erbe, fare commistione di piante…. Questo tipo di buona pratica è stata molto interessante perché è stato molto seguita da agricoltori e ci sono al momento 16 aziende, ma il numero è in crescita, che hanno aderito». I prodotti di vino 2.0 sono riconoscibili grazie a un logo. «È un piccolo uccellino che quindi mette in luce questo discorso della biodiversità dell’Oltrepò pavese. C’è già produzione di vino» conferma.

Il progetto è intitolato Oltrepò (Bio)diverso e la biodiversità è quindi un aspetto importante. «È un territorio con una ricchezza enorme e anche poco conosciuta» sottolinea portando ad esempio le farfalle, «un altro elemento che abbiamo messo in luce tanto che nel logo di Oltrepò (bio)diverso c’è una farfalla stilizzata».
E la ragione di questa importanza spiega ancora Jachia è nel fatto che «la quantità di specie di farfalle in Oltrepò pavese supera quella dell’intero Regno Unito. Lì c’è una tale quantità di specie di farfalle che attira esperti per il butterly watching. Anche se l’attenzione da parte italiana è scarsa c’è invece una potenzialità turistica per gli appassionati stranieri che va coltivato». Il risultato è che si è realizzato un sentiero che si chiama sentiero delle farfalle all’interno di un’area che è quella di Valverde all’interno della quale è stato creato un piccolo centro anche per le attività didattiche «viene utilizzato anche dalle scuole e serve ad avere un luogo in cui fare educazione alla sostenibilità. Quindi è stato ristrutturato un piccolo centro che era già presente. Non si è fatto consumo di suolo» sottolinea Jachia. «Questo laboratorio ambientale adesso è funzionante ed è stato allestito. Inoltre è stata fatta tutta una parte di cartografia e anche una promozione a livello internazionale in Germania e in altri luoghi che hanno avuto un grosso riscontro».

Tra i fiori all’occhiello di Valli Resilienti, il secondo progetto di AttivAree è la Green Way: 3.500 km in cui sono stati realizzati tre tipi di percorsi diversi sia per slow bike, road bike e mountain bike. Dai primi riscontri, osserva la responsabile del programma «un paradiso per chi fa quel tipo di attività. A ottobre, in occasione dell’inaugurazione si è registrato un vero successo e la cosa bella è che i percorsi sono idonei per tutti. Ma soprattutto – insiste – a me piace che l’idea iniziale di un ponte tra Brescia e le Valli, Gardone Valtrompia e altri centri sia diventato anche fisico e non solo metaforico perché la greenway collega la Val Trompia e la Val Sabbia direttamente con Brescia». In pratica se si arriva a Brescia con il treno, si può inforcare la bicicletta e partire per la Green Way. «A questo progetto, come Fondazione Cariplo abbiamo dato un contributo importante da un milione di euro».
Una delle particolarità della progettualità che ha coinvolto le due valli bresciane è stata la risposta corale del territorio, dalle Comunità montane ai soggetti privati che hanno creduto e collaborato al progetto, oltre che le associazioni non profit di cicloturismo importate è stato «il coinvolgimento del Terzo settore, in particolare delle cooperative sociali che si occupano di inserimento lavorativo. Tutti insieme si sono dati la possibilità di creare qualcosa di più solido: un vero e proprio Circuito delle Valli accoglienti e solidali capace di realizzare una rete di offerta turistica sostenibile a favore di famiglie, anziani, disabile e bambini e il tutto con attività di inserimento lavorativo di persone con disabilità e svantaggiate. Questo elemento aggiuntivo è emblematico di quello che si può fare», spiega Jachia. Una vera e propria rete cui partecipano strutture ricettive, B&B, bar e strutture commerciali tradizionali con l’idea che tutto diventi una grande rete di accoglienza. «Da osservare poi che nei negozi di vicinato ora si vendono anche i prodotti della zona, non è una cosa scontata», continua.

Lo strumento della messa in rete è poi Linfa, la cooperativa di comunità che ha creato un’app omonima attraverso la quale si può fare la spesa, ma anche fruire di servizi come ordinare medicine. «Nelle due valli bresciani è stato definito un fascicolo digitale di imprese, grazie a un software definito con la Camera di Commercio di Brescia e le Pubbliche amministrazioni: già oltre 2mila le pratiche gestite online. Una delle migliori pratiche a livello nazionale», chiosa Jachia.

Sostenibilità e partecipazione sono un po’ le parole guida delle due progettualità: «La progettazione anche nel recupero di alcuni immobile è stata partecipata, non abbiamo calato nulla dall’alto, fondamentale è stato infatti il ruolo dell’associazionismo locale».

E il futuro? Tra pochi mesi i due progetti del programma AttivAree saranno conclusi, ma oltre alle Valli Bresciane e all’Oltrepò sono tanti i territori che avrebbero bisogno di essere “riattivati”. «La riflessione è in corso. L’idea per il 2020 è quella di ricominciare a lavorare sulle aree interne. Sicuramente non ci occuperemo delle stesse. Dobbiamo decidere se lavorare su più aree o concentrarci su un territorio» conclude Jachia. «Sicuramente continueremo ad avere attenzione alle aree interne, sono zone spesso dimenticate e fragili, ma rappresentano la maggioranza del territorio italiano e sono fondamentali».


Le immagini dai territori sono state fornite dall'ufficio stampa


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