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Innovazione sociale

In carcere ogni pasta di mandorla ha una storia

di Alessandro Puglia

Dal primo pane biologico distribuito nei mercati, alle paste di mandorle con il marchio Dolci Evasioni realizzate nel laboratorio del carcere di Siracusa e oggi distribuite in Italia e in Europa. Ecco come la cooperativa L’Arcolaio ha portato avanti un modello di economia carceraria e di rilancio di un territorio che crede nell’unicità della sua natura

Ogni pasta di mandorla ha la sua storia dentro e fuori le mura del carcere di Siracusa. È qui, nella casa circondariale di Cavadonna, che dal 2005 gruppi tra gli otto e i dieci detenuti con regolare contratto di lavoro contribuiscono a far apprezzare in Italia e in Europa alcuni tra i più tipici dolciumi siciliani, specialmente quelli a base di mandorle. Perché la loro squisitezza è frutto di un lavoro meticoloso e attento fatto direttamente da un rapporto esclusivo con la terra, tra gli alberi di mandorlo che costellano le strade della provincia aretusea. A lavorarle sono mani che oggi costruiscono legami di pace perché hanno accettato quella proposta educativa che genera il cambiamento, sempre più necessaria tra le carceri italiane. Progetti che già dal 2003 vengono portati avanti dalla cooperativa L’Arcolaio, inizialmente con un piccolo forno che produceva pane biologico di casa, successivamente con una vasta produzione di prodotti a base di mandorle che dal 2005 con il marchio di Dolci Evasioni conquista in breve tempo il panorama nazionale del commercio equo e solidale.

Una storia di economia carceraria e di rilancio del territorio che oggi continua attraverso progetti già avviati come quello della lavorazione dei frutti iblei fino all’ultimo arrivo della sontuosa macchina per pelare le mandorle all’interno del progetto Fuori, la vita oltre il carcere, avviato con il sostegno della Fondazione Con il Sud. In un carcere dove le mandorle vengono declinate in ogni lora forma: dalle paste di mandorla, al pesto alle mandorle, alle mandorle tostate o pelate, agli amaretti. Da un punto di vista tecnico il macchinario permetterà di risparmiare i costi di pelatura, garantirà anche in termini di tracciabilità il processo di filiera ai clienti e aprirà le porte alle aziende del territorio che ne faranno richiesta. Il tutto all’interno di un carcere. Il progetto Fuori permetterà così a 12 detenuti di seguire un corso formativo per ottenere la qualifica di addetto panificatore-pasticcere. Quattro di loro svolgeranno un tirocinio di sei mesi in pasticcerie del territorio, mentre altri tre detenuti che magari hanno qualche anno in più di pena da scontare saranno assunti all’interno del laboratorio della struttura carceraria. «È un progetto che mira a potenziare le attività del nostro laboratorio in un contesto di reinserimento socio-lavorativo che portiamo avanti da anni oggi pensato per assistere i detenuti soprattutto nella fase di passaggio dal carcere al regime di libertà», spiega Valentina D’Amico, 40 anni, responsabile Area Sociale della cooperativa L’Arcolaio. «Noi facciamo da garante perché quando loro cercheranno un lavoro non possano portarsi addosso lo stigma di dire: io sono un detenuto» aggiunge Valentina che si sente ripetere spesso una frase: «il carcere mi ha salvato» .

A ripeterla oggi è Max Coshman, 44 anni, ucraino, responsabile del laboratorio di essiccazione Frutti degli Iblei ed ex coordinatore dei pasticceri nel laboratorio di Dolci Evasioni. «Ho scontato una lunga pena e sin dal primo momento in carcere, prima a Verona e poi a Padova ho incontrato persone che volevano aiutarmi. Non parlavo neanche l’Italiano ed ero convinto che a 8 anni si diventa già uomini. Mi sbagliavo. A Siracusa ho conosciuto quella che io chiamo la famiglia de L’Arcolaio. Hanno creduto in me. Ho imparato a gestire le cose, le mie cose, con amore e rispetto. E ho capito che la vera libertà dipende soltanto da noi, dentro o fuori il carcere. Se penso all’esperienza nel laboratorio di Dolci Evasioni penso ai tanti compagni che ho incontrato, nessuno di loro avrebbe mai pensato di ritrovarsi in quel luogo. Sì il carcere mi ha salvato», racconta Max che nel laboratorio di Canicattini Bagni sta preparando una spedizione contenente sali minerali aromatizzati, risultato del progetto Frutti degli Iblei, sostenuto dalla Fondazione di Comunità Val Di Noto.

Per realizzare prodotti in cui il sale marino della riserva naturale di Trapani e Paceco viene miscelato con le essenze delle erbe dei monti Iblei occorre organizzare un imponente lavoro con la terra. Giorgio Nichele, 53 anni è il responsabile delle attività nei terreni del progetto Frutti degli Iblei. E con Max hanno raccolto e trasportato con la carriola tonnellate di rosmarino.

Giorgio è arrivato in Sicilia da Desenzano e ci è rimasto anche per amore. Nelle sue vite precedenti aveva una ditta d’antiquario e operava in una comunità per tossicodipendenti. Oggi indossa ancora quel vecchio cappello di boyscout dove sono custoditi i suoi valori intramontabili, tra cui quella frase di Baden Powell che ripete tutte le sere prima di andare a dormire: «Sii felice, rendendo felice gli altri». Le attività si svolgono in contrada Piano Milo, in un vasto terreno di 13 ettari che la Diocesi di Siracusa ha concesso in comodato d’uso alla cooperativa l’Arcolaio, nel comune di Noto. Due di quegli ettari oggi sono coltivati. «Abbiamo dovuto fare il lifting a questa zona, costruito una strada, creato un pozzo. Prima della pandemia la giornata tipo era così strutturata: ritrovo alle 7 del mattino, poi li caricavo tutti nella mia auto e arrivavamo nei terreni dove in genere facciamo attività fino alle 12,30 con una pausa di 15 minuti. Ogni prodotto e tecnica utilizzata per la raccolta si basa su principi sostenibili: per fare un esempio per la raccolta delle erbe usiamo sacchi in cotone».

Dalle prime distribuzioni di pane biologico in piazza Santa Lucia a Siracusa di anni ne sono passati. Giovanni Romano, 67 anni, fondatore della cooperativa L’Arcolaio spiega che alla base di tutto c’è una proposta educativa: «Noi crediamo nei detenuti e chiediamo a loro di accettare il cambiamento». Su questa scia sono nate in Sicilia altre esperienze positive di economia carceraria da Sprigioniamo Sapori a Ragusa a Cotti in fragranza nel carcere minorile Malaspina a Palermo.

Oggi i prodotti di Dolci Evasioni arrivano non soltanto in tutto il territorio nazionale, ma anche all’estero attraverso il lavoro di distribuzione del Consorzio Le Galline Felici di cui Dolci Evasioni è tra i soci fondatori.

«Abbiamo un mercato di riferimento in Francia, Belgio, Lussemburgo, Olanda, Austria , Germania, Svizzera, Italia. All’interno 40 soci e altrettanti fornitori esterni. Abbiamo iniziato con il classico viaggio in furgone all’estero con i nostri prodotti. Oggi abbiamo una mailing list con migliaia di utenti. Raccontiamo cosa c’è dietro un prodotto, in questo caso dietro a una pasta di mandorla. Il consumatore diventa parte integrante del processo produttivo. Crede in un progetto per l’impegno sociale che c’è dietro e lo sostiene», spiega Michele Russo, responsabile dell’area Comunicazione del consorzio Le Galline Felici.

Una rete che potrebbe far nascere la prima filiera della mandorla in Sicilia, ispirandosi a un’agricoltura inclusiva e sostenibile che rigenera una terra,davanti a questi progetti, mai stata così fertile.


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