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Tonino, il pensionato che torna al lavoro per combattere lo spopolamento di Loceri

di Luigi Alfonso

La storia di un ex funzionario di un piccolo Comune sardo, che decide di fare volontariatoper fornire informazioni ai compaesani e ai turisti, suggerimenti ai più giovani e persino al sindaco e alla Giunta comunale. Perché «le opportunità ci sono, ma spesso mancano le idee»

Tonino Mameli ha 68 anni. Era in pensione dal gennaio 2018. Sino a qualche settimana fa non gli mancava di certo da fare, visto che ha un appezzamento di terra, in collina: in parte è destinato a vigneto e in parte ad ortaggi. Lui è di Loceri, un paesino di 1.280 abitanti in provincia di Nuoro. E in Sardegna, si sa, l’estate arriva presto e il mare è invitante. Lui, per giunta, il mare ce l’ha ad appena sette chilometri. Eppure, un bel giorno, ha deciso di movimentare un po’ la sua vita e ha fatto una proposta all’Amministrazione comunale, che l’ha subito accolta. Il Comune aveva dei locali in disuso. Uno glielo ha messo a disposizione.

Signor Mameli, che cosa fa in quel locale?

«Curo il Centro informativo comunale. Tre volte la settimana ci vado e metto a disposizione la mia esperienza di ex responsabile degli Affari generali del Comune, per dare informazioni ai cittadini e ai turisti sulle attività produttive e sul nostro paese. Inoltre fornisco consulenza ai giovani amministratori, visto che conosco molto bene la macchina amministrativa. E agli operatori do un aiuto per pubblicizzare i loro prodotti, ma non a venderli».

Non ci dica che si stava annoiando…

«No, ho soltanto voluto dare una mano al mio paese. Il compito della pubblica amministrazione è cambiato negli anni, non si limita a dare un certificato anagrafico ma deve fornire supporto ai cittadini in tutte le opportunità che si presentano. Purtroppo c’è un allontanamento dei giovani dalle pubbliche istituzioni. E i pochi che si buttano in politica, talvolta non hanno la necessaria esperienza. Ecco, io mi metto anche a loro disposizione, se lo ritengono utile. Ho Nel corso di 42 anni di lavoro ho maturato una certa esperienza, oggi cerco di dare continuità con quanto ho fatto in precedenza».

Chissà quanta gente le avrà fatto la fatidica domanda: ma chi te l’ha fatto fare?

«Guardi, il mio ufficio era sempre aperto, non dico 24 ore su 24 ma durante tutto l’orario di lavoro. Ho sempre lavorato per la gente del mio paese, e non mi considero un eroe. Quando ho potuto, ho dato una mano ai miei compaesani per aggirare gli ostacoli della burocrazia, che in Italia è piuttosto complessa. La mia speranza è quella di non far morire i piccoli paesi, in particolare il mio».

Un bello spot contro lo spopolamento, il suo.

«Credo che tanti altri pensionati possano fare la stessa cosa, in particolare in quei piccoli centri che rischiano di scomparire perché si ritiene che non ci siano opportunità. In verità, a mio avviso non è vero: quando si ha voglia di lavorare e di fare, quando si ha creatività, la speranza non viene a mancare perché ci sono tante possibilità attraverso i bandi europei, statali, regionali e comunali. Spero che i giovani lo capiscano, prima di lamentarsi e di fare le valigie».

Insomma, non aveva paura di fare il pensionato.

«Le garantisco che avevo parecchie cose da fare, non avevo molto tempo libero perché ho tante passioni. Mi è stato chiesto di partecipare a una cordata di candidati alle ultime elezioni amministrative, ma non ho accettato. A me sta bene fare ciò che faccio».

In fondo, anche questo è un modo di fare politica. Anche se sono pochissimi i casi come il suo, in Italia.

«Non so se sia davvero così. Mi limito a dare il mio onesto contributo. Ma sì, in fondo questo è il mio modo di concepire la politica».

Lo fa in punta di piedi. Non voleva neppure che saltasse fuori il suo nome, quando è trapelata la notizia di questo incarico da volontario.

«Certe cose si fanno in silenzio, se uno ci crede davvero. Certo, in paese si sapeva tutto, ma non mi interessa finire sulla ribalta dei giornali».

Parlava dei giovani…

«…e dicevo che le opportunità ci sono, vanno sapute cogliere. Nel suo piccolo, il mio paese si è distinto con una serie di progetti che hanno contribuito a far crescere l’economia del paese. Anche iniziative a costo zero, che smontano l’alibi di chi dice che non si può fare niente se non si hanno quattrini. Invece mancano principalmente le idee. Le cito alcuni esempi: “Sardegna al sole”, nel 2009, ha incentivato l’utilizzo degli impianti fotovoltaici, che ha permesso al Comune di Loceri di essere autosufficiente dal punto di vista energetico: il nostro è stato un modello anche per alcune regioni italiane. Abbiamo creato un villaggio eco-compatibile, che hanno spinto parecchie persone di altri Comuni a trasferirsi a Loceri perché hanno avuto l’opportunità di acquistare delle aree a basso costo. Con lo sportello di Sviluppo Italia, abbiamo dato un aiuto alle imprese giovanili. Sono iniziative che vorrei non morissero. Ora si sta puntando molto sul turismo di sviluppo e assistito, mirato a un target medio-alto».

Lei è davvero ottimista?

«Molti emigrati, raggiunta una certa età, stanno tornando in Sardegna. Ma io vorrei fermare l’emigrazione dei giovani. Sarei felice anche di vederne uno che riesca a far partire qualcosa di innovativo».

In casa come è stata accolta la sua iniziativa?

«“Eri stanco di stare bene”: questa è la frase più ricorrente di mia moglie, dei miei figli, ma anche di qualche parente e amico. In fondo, mi stavo godendo la meritata pensione: lavoravo anche 12 ore al giorno, dunque avevo dato. Ma ho dei figli che si stanno affacciando nel mondo del lavoro, e quello che desidero per la mia famiglia lo desidero anche per la nostra comunità».

Non sono tanti i dipendenti della pubblica amministrazione che vanno al di là delle mansioni previste dal contratto.

«È solo una questione di mentalità. So bene che molti dipendenti pubblici si limitano ad aspettare il 27 del mese. Ma non siamo tutti uguali. Non bisogna limitarsi a fare il compitino d’ufficio. E poi, le opportunità non mancano neppure nei piccoli Comuni: nel 1974 sono entrato ed ero l’ultima ruota del carro, però nel corso degli anni mi sono tolto qualche soddisfazione. Sono cresciuto professionalmente e ho raggiunto il massimo livello previsto nella nostra amministrazione comunale».

«La nascita del Centro informativo comunale onora il volontariato», sottolinea il vicesindaco Luca Mameli. «È un investimento importante di tempo e competenze per l'intero paese, non solo dal punto di vista sociale». Spetta ai giovani, ora, raccogliere il testimone di Tonino Meloni. Come sempre, è solo una questione di volontà.

Per ironia della sorte, il nuovo Centro informativo comunale sorge nella vecchia sede del museo in piazza dell’Emigrato. Chissà quanto darebbe il protagonista di questa storia per trasformare quell’esempio di toponomastica che era un tributo per i tanti sardi costretti a emigrare sin dall’Ottocento per trovare fortuna, ma che ora sta davvero stretto.


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