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1983 guerra delle Falkland

Le isole della discordia.

di Andrea Tornielli

In molti ignoravano persino l?esistenza delle Falkland-Malvinas prima che scoppiasse la guerra tra Argentina e Inghilterra. L?Argentina ne rivendicava il possesso fin dal 1833, quando furono definitivamente occupate dagli inglesi. La crisi si aggravò nel marzo 1982 e il 2 aprile il generale Leopoldo Galtieri invase l?intero arcipelago delle Malvinas. L?operazione fu portata a termine in un solo giorno, per l?appunto il 2 aprile. L?Inghilterra ruppe subito le relazioni diplomatiche con l?Argentina e si appellò al Consiglio di Sicurezza dell?Onu. I rappresentanti dei Paesi membri approvarono la risoluzione n. 502 che intimava il ritiro immediato delle forze argentine e l?avvio di negoziati per risolvere la vertenza per via diplomatica. Il governo britannico conservatore di Margareth Thatcher inviò le navi militari, pronto ad usare la forza per riprendersi l?arcipelago. Per tutta la durata del conflitto, Giovanni Paolo II confermò la tradizionale fiducia dei suoi predecessori nei confronti dell?Onu: l?Argentina, al di là della legittimità o meno delle sue rivendicazioni, si era resa responsabile di un?aggressione militare nei confronti di un?altra nazione. Doveva, perciò, rinunciare a quanto ottenuto con l?uso della forza e risolvere la vertenza con l?Inghilterra diplomaticamente, nel rispetto dei diritti dei popoli e delle nazioni. La mediazione delle Nazioni Unite si rivelò inefficace. Giovanni Paolo II lanciò al Regina Coeli del 2 maggio un accorato appello ai belligeranti e a tutta la comunità internazionale perché facessero prevalere il dialogo all?uso della forza, pensando alle “vite preziose già sacrificate e che ancora possono essere sacrificate. Per l?abisso già aperto e che minaccia di approfondirsi fra i due popoli. Per le ripercussioni internazionali che può avere su una più vasta scala”. Ma non ci fu niente da fare. Il 21 maggio 1982, l?Inghilterra iniziò lo sbarco. Le due parti in conflitto erano giunte allo scontro frontale. Visto che con gli appelli di pace non otteneva nulla, Papa Wojtyla prese carta e penna, e scrisse due telegrammi a Margareth Thatcher e a Leopoldo Galtieri perché intavolassero trattative e risparmiassero ulteriori sofferenze alle rispettive popolazioni. I due leaders non li presero in considerazione. In quei giorni, però, le preoccupazioni di Giovanni Paolo II si erano aggravate, perché gli si era presentato un problema realmente spinoso: il previsto pellegrinaggio che doveva compiere in Inghilterra, ormai prossimo (la partenza era fissata per venerdì 28 maggio), che metteva a rischio l?imparzialità del Papa e della Santa Sede. Da un anno e mezzo quel pellegrinaggio era stato programmato. Si trattava, oltretutto, di un?importantissima tappa del dialogo ecumenico con la Chiesa anglicana. Ma una visita in terra inglese era quanto di più inopportuno si potesse fare in quel contesto storico, che vedeva la Gran Bretagna impegnata in una guerra contro un altro Paese di tradizione cristiana, l?Argentina, nel quale il cattolicesimo era, per giunta, religione di Stato. Un viaggio in Inghilterra sarebbe apparso agli occhi del mondo come una preferenza, un?attenzione maggiore della Santa Sede verso i cattolici inglesi a scapito di quelli argentini. Sembrava che Wojtyla si trovasse in un vicolo cieco: qualunque decisione avesse preso, conferma del pellegrinaggio od annullamento, avrebbe violato la classica linea di imparzialità papale in tempo di guerra. Che fare, allora? Nell?udienza generale del 26 maggio 1982, alla vigilia del pellegrinaggio in Inghilterra, annunciò che avrebbe fatto anche una visita in Argentina dall?11 al 13 giugno. Fu un capolavoro di imparzialità. Papa Wojtyla, nel suo discorso, informò i fedeli di aver inviato una lettera ai cattolici argentini spiegando loro le ragioni che lo avevano convinto a non rinunciare al pellegrinaggio in Inghilterra: “Il Romano Pontefice [?] ha una responsabilità diretta nei confronti di tutta la Chiesa”. L?attesa creatasi in Inghilterra “è tale che non posso fare a meno di compiere questa visita [?]”. La cancellazione o il rinvio del viaggio avrebbe comportato “una delusione non soltanto per i cattolici, ma anche per moltissimi non cattolici, che lo considerano, com?è in realtà, particolarmente importante anche per il suo significato ecumenico”. Nondimeno, “è ben nota la mia predilezione per la vostra nazione e per tutta l?America Latina”; perciò, “profondamente preoccupato per la causa della pace e mosso dall?amore per voi, tanto provati in questi momenti di dolore, sarebbe mio desiderio venire perfino direttamente dall?Inghilterra all?Argentina, e lì, tra voi e con voi, [?] elevare la stessa preghiera per la vittoria di una giusta pace sulla guerra” nel santuario di Lujan dedicato alla Vergine Madre di Dio. Quando il Papa arrivò in Argentina, un movimento impressionante di masse mai verificatosi a Buenos Aires lo accompagnò nel Santuario di Lujan; da mille e mille labbra usciva il grido: “Vogliamo la pace”. Circa 300mila fedeli assistettero alla messa celebrata da Wojtyla nel santuario. Tutta la nazione seguì l?evento alla televisione. L?Argentina aveva vinto la pace e respinto la guerra voluta da Galtieri. Il 14 giugno 1982, il giorno successivo alla partenza di Giovanni Paolo II da Buenos Aires, le Falkland-Malvinas erano tornate sotto la sovranità inglese. Galtieri si dimise.


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