Lunga vita all’articolo 27 della Costituzione
Per il nuovo anno, ecco gli auguri un po’ caustici di un detenuto, Franco: «Voglio augurare un buon anno nuovo al sistema Giustizia, a chi lo dirige, a chi lo gestisce e a chi si appresta a riformarlo. Negli ultimi cinque anni, per ingiusta detenzione circa 213 milioni di euro sono passati dalle tasche dei contribuenti alle tasche di persone che in carcere non avrebbero dovuto entrarci. I cittadini pretendono con ragione che i loro soldi siano investiti in una maggiore sicurezza, ma la sicurezza non si crea arrestando 100mila persone e non essendo in grado poi di fare i processi in tempo breve. La sicurezza non si crea se non si “allenano” i detenuti alla legalità con percorsi alternativi al carcere, semilibertà, affidamento, lavori utili socialmente. La sicurezza non si crea tenendo in carcere 10mila tossico e alcoldipendenti senza avviarli a un percorso sanitario in strutture adeguate e comunità. Per il 2010, auguri all’art. 27 della Costituzione, lunga vita allo spirito che racchiude in sé, cioè il recupero del detenuto e di conseguenza maggiore sicurezza per il cittadino».
Condizioni disumane nelle carceri siciliane
«Il sovraffollamento è una tortura? Provate a chiederlo a chi vive in una cella angusta e lurida, gomito a gomito con altri dieci individui in spazi che potrebbero al massimo contenerne 4 o 5. È anche una tortura vivere in una cella con il wc alla “turca” (spesso il “buco” di scarico è ostruito da una bottiglia di vetro per impedire ai topi o agli scarafaggi di fare visite notturne!), senza doccia, umida e con i vetri rotti, con scarse possibilità ricavare un minimo di intimità per il soddisfacimento delle ineludibili funzioni corporali»: un quadro disperato delle carceri siciliane scritto da Lino Buscemi, dell’Ufficio del Garante dei detenuti della Sicilia.
2009, il triste record di suicidi
Sono stati 71 i detenuti suicidi nel corso del 2009. Il numero più alto nella storia della Repubblica. Tanto che siamo stati condannati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per violazione dell’art. 3 della Convenzione relativo alla tortura e ai trattamenti disumani. Uno «squallore intollerabile», ha detto il cardinal Tettamanzi.
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