Non profit

2050, il mondo a secco

La Fao: entro quell'anno circa 1,8 miliardi di persone vivranno in paesi o regioni con assoluta mancanza d'acqua. E oltre due terzi della popolazione mondiale fronteggerà una forte scarsità

di Redazione

Entro il 2050 circa 1,8 miliardi di persone vivranno in paesi o regioni con assoluta mancanza d’acqua ed oltre due terzi dell’intera popolazione mondiale potrebbe essere costretta a fare i conti con una situazione di forte scarsità. È quanto emerge dalle preoccupanti previsioni stilate dalla Fao e denunciate da Pasquale Steduto, responsabile dell’unità Fao per la valorizzazione e la gestione delle risorse idriche, presidente di turno dell’Organismo Interistituzionale delle Nazioni Unite ”UN Water” e protagonista dell’incontro organizzatodall’Accademia dei Georgofili di Firenze su ”La risorsa idrica nel terzo millennio”. «Nel 2050», spiega Steduto, «si prevede che la popolazione raggiungerà circa i 9 miliardi di persone. Questo creerà una domanda fortissima, davanti alla quale ci troveremo in seria difficoltà». Secondo le previsioni, fino al 2030 ci sarà una crescita della domanda che viaggerà a ritmi doppi rispetto al tasso di crescita della popolazione. Se ne deduce che uno dei principali problemi con cui dovremo fare i conti sarà l’amministrazione responsabile, efficiente ed equa delle risorse idriche a disposizione.

Nel mondo, l’agricoltura è il maggior utilizzatore della risorsa idrica ed incide per circa il 70% sull’intera quantità di acqua prelevata da falde acquifere (laghi e corsi d’acqua). La percentuale sale quasi al 90% in diversi paesi in via di sviluppo, dove si trovano circa tre quarti delle terre irrigue del pianeta. La scarsità d’acqua è più accentuata nelle zone più aride della terra, dove vivono più di 2 miliardi di persone e metà dei poveri del mondo. Risposte alla poca disponibilità di questo bene, in ambito agricolo, si possono trovare nell’impiego di buone tecniche, che aiutino a far raccogliere una maggiore quantità di acqua piovana, ridurre gli sprechi nell’irrigazione e aumentare la produttività, insieme a cambiamenti nel tipo di coltivazioni e nelle abitudini alimentari dove, solo negli Stati Uniti, si spreca circa il 30% di cibo.

Esistono altre soluzioni, secondo Steduto, che vanno dal riciclaggio delle acque, con una sensibile riduzione degli sprechi, alla desalinizzazione delle acque salmastre, fino alla diminuzione dei cosiddetti ”consumi di lusso”. «Molti credono che la desalinizzazione delle acque salmastre possa notevolmente ridurre il problema», dice Steduto. «Ma questa operazione non può, da sola, dare una risposta, bensì può essere solo una parte integrativa. Così come il riciclaggio, la riduzione degli sprechi e dei consumi di lusso». «La chiave di volta»,prosegue Steduto, «si trova in una gestione efficiente delle risorse idriche a tutti i livelli. Un ruolo determinante è ricoperto anche dall’istruzione: un’educazione civica, a partire dai nostri figli, sarà determinante per gettare le basi di una società capace di adottare approcci flessibili, che mettano le persone nelle condizioni di avere l’acqua di cui hanno bisogno, preservando allo stesso tempo l’ambiente. Possediamo già oggi», conclude Steduto, «le capacità per far fronte alla scarsità d’acqua. Ma dobbiamo agire subito».

Clicca qui per accedere alla pagina della Fao dedicata all’emergenza acqua (in inglese)

Photo © Djibril Sy/FAO

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