Leggi
35 anni, l’età giusta per mettersi al fianco dei poveri
Rubrica: Onlus sotto la lente
di Redazione
Paolo Botti aveva 23 anni e una vita regolare. Di questi tempi, perfino invidiabile. Un lavoro solido come progettista elettronico presso una grande azienda torinese, e un futuro che non poteva che prospettarsi roseo. Ma Paolo ha fatto un?altra scelta.
Era il 1997, e Paolo scelse di vivere con i poveri e di supportarli, non solo nelle loro necessità primarie ma soprattutto nel loro bisogno di conforto, affetto e amicizia, quello che non le istituzioni e i professionisti ma solo un gruppo sempre più vasto di volontari può offrire loro giorno dopo giorno. Nacque così gli Amici di Lazzaro. «Lo scopo dell?associazione», racconta Botti, «è avvicinare i giovani al mondo delle povertà, proponendo occasioni di servizio, preghiera e amicizia con persone in difficoltà, poveri, bambini». «A Torino», continua, «vi erano molte realtà che offrivano servizi, ma erano assenti organizzazioni che offrissero un reale contatto con chi aveva bisogno. Inoltre quasi tutte le associazioni che si avvicinavano ai poveri erano composte di adulti. Noi siamo solo giovani, pochissimi hanno più di 35 anni».
Concretamente, l?azione degli Amici di Lazzaro si esplica in varie attività di volontariato, tra cui il doposcuola in vari quartieri disagiati di Torino (Porta Palazzo, Stazione Dora), corsi di italiano per stranieri, sostegno alle vittime della tratta, una casa di accoglienza per donne in difficoltà, animazione e attività con minori con problematiche varie, sostegno a mamme sole.
La scelta programmatica di Botti nel dirigere l?associazione è quasi unica in un panorama non profit che tende sempre più a strutturarsi. «Non è compito dello Stato creare amicizie, legami, né di educare o proporre valori alti. Noi cerchiamo di unire la proposta del servizio ad amicizia e percorsi di crescita umana e spirituale, cose che ovviamente solo il volontariato può offrire».
Per questo motivo l?associazione non stipendia dipendenti né consulenti: ogni persona che opera con gli Amici di Lazzaro è quindi un volontario. «Spesso», spiega Botti, «ci sono associazioni di volontariato che hanno solo dipendenti, e il puro volontariato rischia di perdere di significato. Tutto si paga o si vende, ma nella nostra esperienza cerchiamo di rompere questo schema». Le spese dell?associazione – contributi per le famiglie e le donne in difficoltà, gestione dell?accoglienza, progetti per casefamiglia all?estero – vengono coperte esclusivamente attraverso le offerte dei privati, e ogni bene eventualmente ricevuto da istituzioni o fondazioni non finisce in retribuzioni, ma in servizi e strutture.
Amici di Lazzaro si inserisce anche in maniera complementare tra altre istituzioni cattoliche, in una realtà vivace e operativa come quella torinese. «A Torino ci sono molte organizzazioni che funzionano bene, credo sia una città molto all?avanguardia perché ha una storia sociale molto antica, basti pensare che qui sono nati i Salesiani di Don Bosco, il Cottolengo, il Cafasso (che si occupava di condannati a morte), e molte altre realtà sociali in cui il volontariato era alla base di tutto. C?è un diffuso bisogno di mettersi al centro della società e cambiarla. Credo si possa parlare di una sana concorrenza. Nel tempo chi non opera bene o non ha un reale campo di attività si scioglie o scompare, mentre chi si impegna veramente per il bene comune cresce e trova sempre persone e nuove risorse per andare avanti».
Si può usare la Carta docente per abbonarsi a VITA?
Certo che sì! Basta emettere un buono sulla piattaforma del ministero del valore dell’abbonamento che si intende acquistare (1 anno carta + digital a 80€ o 1 anno digital a 60€) e inviarci il codice del buono a abbonamenti@vita.it