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5 per mille 2022: sfondato il tetto, tornano a crescere le firme

Crescono le firme, dopo due anni di calo: +193mila. Tetto superato, pur essendo nel 2022 il più alto di sempre: 525 milioni di euro. Raddoppiano gli enti a zero firme: più di 7mila. Le dimensioni anomale dell'elenco dei non ammessi, 400mila firme e 15 milioni di euro, che si spiega anche con le mancate iscrizioni al Runts

di Sara De Carli

Ventiquattro ore dopo la pubblicazione degli elenchi del 5 per mille, trasformati i pdf in fogli excel e fatte le prime analisi, quali sono i trend e le evidenze che balzano all’occhio?

Le firme

I cittadini che hanno messo la loro firma per il 5 per mille sono stati 16.519.300, considerando sia le firme generiche sia quelle che hanno espresso una preferenza e un codice fiscale. Sono 193.358 firme in più rispetto all’edizione 2021. È una buona notizia, perché nei due anni precedenti invece avevamo visto un calo di firme: 400mila firme perse nel 2020 e 150mila firme perse nel 2021. Non siamo ancora tornati ai livelli pre-Covid (nel 2019 avevamo avuto più di 16,8 milioni di firme, ma è un’inversione di tendenza positiva. Le firme crescono in tutti i settori, anche se in alcuni (come le Onlus e gli Ets) il segno più è solo una tenuta. Chi cresce di più, quanto a firme? «Lo sport segna un +6,4% di firme, la cultura un +17% e le aree protette un +34%», dice Nicola Bedogni, Senior Fundraiser Fondazione Isabella Seràgnoli, fino a poche settimane fa presidente di Assif. «È anche un trend in controtendenza rispetto a un aumento di firme per la ricerca in sanità e per i Comuni che ci si poteva attendere per effetto del Covid: non c’è stato né nel biennio 2020-21 e non c’è stato nel 2022».

Gli esclusi

Quel che balza all’occhio però, parlando di firme, è la valanga di firme andate a enti esclusi: più di 413mila firme, di cui 399.654 a soggetti iscritti all’elenco delle Onlus e Ets. Se infatti guardiamo solo agli ammessi, in questo elenco in realtà sono state perse 176mila firme. «Più di 400mila firme a realtà non ammesse sono tantissime e ovviamente pesano molto anche nel momento in cui andiamo a guardare gli importi. Negli anni passati la situazione era molto diversa, la differenza non era così ampia, nel 2022 invece ci sono quasi 15 milioni di euro che in questo momento sono “congelati” in quanto destinati dagli italiani a enti non ammessi. Nel 2021 la differenza era di appena 2 milioni di euro», annota Giovanni Reynaud di NP Solutions.

Il valore medio di una firma

Guardando solo agli ammessi, il valore medio di una firma nel 2022 è salito: una firma vale 31,69 euro contro i 31,13 euro del 2021.

7mila enti a zero firme

Qualche errore formale ci sarà pure stato, anche perché – fa notare Bedogni – «contando tutti gli iscritti gli enti sono quasi 80mila, con più di 7mila new entry rispetto al 2021. Quando si allarga la platea si pensa subito a un tema di concorrenza, ma nel 2022 gli enti a zero firme sono praticamente raddoppiati rispetto al 2021: sono 7.100 contro i 3.716 dell’anno prima. Quando ci sono così tante realtà così piccole da non prendere nemmeno la firma del proprio presidente, è legittimo immaginare che ci sia anche qualche errore con i documenti».

"Effetto Riforma"?

Un’altra ipotesi invece è che il difficile adeguamento alla riforma, con il passaggio al Runts, abbia lasciato il segno: «Scorrendo l’elenco ci sono diversi enti che possiamo immaginare siano oggi nell’elenco degli esclusi dal beneficio perché hanno scelto consapevolmente di non iscriversi al Runts, prendendosi del tempo in più per approfondire i pro e i contro, anche a costo di rinunciare – nel frattempo – al 5 per mille», annota Reynaud. I dati sono impressionanti: 8.291 gli enti esclusi nell'edizione 2022 contro 1.633 enti esclusi nell'edizione 2021. L'elenco di Ets e Onlus è quello più popolato: 7.626 esclusi contro i 710 dell'anni prima, più di dieci volte tanto. Fra essi, 2.210 enti sono comunque a zero firme. Percentualmente invece è nell'elenco della ricerca scientifica che c'è l'impennata maggiore di esclusi: da 4 a 109.

Nell’elenco degli esclusi, fra Enti del Terzo Settore e Onlus, ci sono per esempio Fondazione Campagna Amica, Fondazione Voce di padre Pio, l’Opera Nazionale Assistenza Orfani dell’Arma dei Carabinieri, la Fondazione Arena di Verona e l’Istituto Serafico di Assisi. Difficile pensare che dopo tanti anni abbiano sbagliato a presentare dei fogli. Fra i gestori di aree protette, il Parco nazionale del Gran Paradiso, fra gli enti di beni culturali e paesaggistici il Touring Club Italiano. «Nessuna sorpresa», dice infatti Stefano Malfatti, Direttore Comunicazione e Raccolta Fondi del Serafico di Assisi: «La scelta di diventare Ets e dell’iscrizione al Runts è un passaggio che presuppone riflessioni e approfondimenti, il Serafico si è preso del tempo aggiuntivo per questa riflessione rispetto ai tempi che la legge ha dato. Peraltro per noi come per altre realtà ecclesiastiche si tratta di un cambiamento che presuppone une riflessione in più, basta guardare la mole di letteratura sul tema per capire la complessità della questione. Si vuole fare una riflessione rigorosa, per una scelta coerente e consapevole», spiega.

Ora, siccome l'elenco degli enti esclusi dal beneficio del 5 per mille – anno finanziario 2022 è stato pubblicato solo il 6 aprile 2023, il punto è capire se le firme raccolte nelle dichiarazioni dei redditi 2022 (quando l'ente non era escluso, visto che l'esclusione scatta dal 31 dicembre 2022) danno luogo o meno al pagamento del 5 per mille destinato dai cittadini. Per Gabriele Sepio, segretario generale di Terzjus, la risposta è no, «tant’è che si parla di “elenco degli enti esclusi dal beneficio del 5 per mille anno finanziario 2022”. Già con l’avviso del 24 giugno 2022 era stato chiarito che “gli enti pur iscritti all'elenco permanente di cui all'art. 8 del D.P.C.M. 23 luglio 2020 non potranno comunque accedere al beneficio del 5×1000 per l'anno 2022 ove entro l'anno 2022 non risultino iscritti al Runts”».

Le risorse e il tetto

Non c’è alcun dubbio invece sul fatto che sia stato raggiunto e superato il tetto, fissato dal 2022 in poi in 525 milioni di euro: di fatto un taglio del beneficio rispetto a quanto gli italiani hanno destinato. «Non mi sorprende, dal 2011 in poi è sempre stato raggiunto il tetto tranne nel 2015», annota Bedogni. E anche quando dal 2019 è stato progressivamente aumentato, l’unico anno in cui siamo stati sotto la capienza massima fissata è stato il 2021, con i suoi 508 milioni di euro. Sarà interessante sapere dall’Agenzia delle Entrate di quanto è stato superato, se è vero che già nel 2019 il 5 per mille realmente espresso dai cittadini arrivava a 533 milioni di euro: era evidente che il tetto a 525 milioni era troppo basso».


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