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5 per mille: chi controlla?

Rendiconti, firme senza codice fiscale e tasse

di Carlo Mazzini

Ci sono meccanismi di controllo per verificare come i destinatari hanno speso i soldi ricevuti?
Dalla terza edizione (2008), gli enti che percepiscono i fondi dal 5 per mille devono – ad un anno di distanza dall’incasso – redigere un rendiconto sull’utilizzo delle somme. Il principio è corretto, anche se in realtà gli enti sono già obbligati a rendicontare l’utilizzo delle risorse comunque percepite.

Come vengono ripartiti i fondi di chi firma senza indicare codice fiscale?
Un passo indietro. Su più di 26 milioni di contribuenti, 16 milioni (circa il 60%) ha optato per il 5 per mille, e a questi bisogna sottrarne circa 2,4 milioni che hanno presentato una dichiarazione con imposta netta pari a zero.
Dei circa 13 milioni di contribuenti, il 78% ha espresso una preferenza. Il 22% che ha invece apposto solo la firma senza “preferire” alcun ente, si è visto “spalmare” il contributo in un modo curiosamente solidale.
Senza addentrarci nei numeri, diciamo che la parte “generica” (cioè quella derivante da dichiarazioni con le sole firme) è distribuita tra gli enti che hanno ricevuto almeno una preferenza in proporzione al numero di preferenze acquisite, ma in misura inversamente proporzionale al valore medio delle preferenze.
Per fare un esempio, la Fondazione italiana per il Notariato ha ricevuto una quota consistente dai notai, ma avendo questi – manifestamente – un reddito medio (e di conseguenza un 5 per mille) particolarmente alto, la parte delle scelte generiche è particolarmente basso. Nel 2006, a fronte di 1.234 sottoscrizioni, si sono visti accreditare quasi 900mila euro di scelte dirette (per una media di oltre 700 euro di 5 per mille per professionista!) ma solo 2600 euro come quota dalle “generiche”.

Sui fondi ricevuti con il 5 per mille gli enti pagano le tasse?
Gli enti non commerciali non pagano imposte su questi fondi. Le cooperative sociali (onlus di diritto) e le cooperative Onlus, invece, pagano le imposte anche su queste entrate, nel caso non destinino queste risorse a riserva o non rispondano ad entrambi i seguenti requisiti: essere considerate cooperative di produzione e lavoro e avere un ammontare di retribuzioni corrisposte ai soci inferiore al 50% del totale degli altri costi, escluse materie prime e sussidiarie.


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