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5 per mille, nelle scelte dei contribuenti vince l’inerzia

Le 400mila firme andate a enti esclusi dimostrano che il motore più potente delle scelte dei contribuenti nel destinare il 5 per mille è "fai come l'anno prima". Gli enti infatti, sapendo che non avrebbero fatto l'iscrizione al Runts e che quindi non avrebbero avuto il 5 per mille, verosimilmente nel 2022 non hanno fatto campagne, ricevendo comunque moltissime preferenze. Intanto scendono da 160 a 130 le organizzazioni che da sole conquistano il 50% delle risorse

di Mario Consorti

Sono quasi dieci anni che il 5 per mille non presenta grosse sorprese nell’andamento dei dati. Certo aumentano gli enti, aumenta la frammentazione, persiste una lentissima progressiva erosione di preferenze verso organizzazione territoriali a carico di grandi organizzazioni con brand importanti, ma vedremo più avanti anche questa abbastanza ininfluente. Da sempre la sanità (e i tumori in particolare) sono protagonisti nelle scelte. Quest’anno il gran parlare è sugli esclusi ma direi che la prima notizia da analizzare è l’aumento del numero di preferenze che da quasi 10 anni diminuivano. Questo nonostante la presenza ancora importante di contribuenti che non destinano il loro 5 per mille.

Le firme tornano a crescere

Quando osserviamo uno scostamento sul numero totale delle preferenze, il primo dato che dobbiamo guardare è il numero di contribuenti, ossia quante dichiarazioni sono state presentate e tra queste in modo particolare quanti Unici e 730, perché sono queste le dichiarazioni che generano il 99% delle preferenze.

Le dichiarazioni del 2022 sono aumentate di circa 500mila unità e dato l’allineamento del risultato di quest’anno con il rapporto storico tra preferenze e contribuenti al numero di preferenze, che tende ad essere il 60%, direi che le circa 200mila preferenze in più le possiamo legare a questo dato ossia all’aumento del numero delle dichiarazioni, null’altro.

Gli enti esclusi

Torniamo quindi agli esclusi, che sono la vera notizia dell’edizione 2022. Era un fatto prevedibile già sulla carta, ma ora vederlo nei dati fa tutto un atro effetto, anche perché ne vediamo la misura. Era prevedibile perché sappiamo che molti Enti stanno valutando l’opportunità o meno di diventare ETS – non che non lo diventeranno, forse sì forse no – ma intanto hanno rinunciato al 5 per mille perché non sono entrate nel Runts entro il 31 dicembre 2022. Questo è l’effetto, poco più di 400mila preferenze escluse. Ora, considerando che la gran parte di queste realtà non ha deciso definitivamente quale scelta fare, ma sta riflettendo, stiamo parlando di un dato importante ma non così significativo perché basterebbe il rientro delle prime due o tre realtà ora escluse e il dato tornerebbe quasi al dato storico di circa 40mila preferenze (vedi la tabella sopra) che storicamente ogni anno vanno a realtà escluse.

Questo fenomeno dovuto all’iscrizione al Runts lo si vede anche sull’aumentato del numero di organizzazioni che non hanno ricevuto nessuna preferenza: in questo caso possiamo dire che tante organizzazioni sono diventate Ets ma non hanno promosso il 5 per mille fra la loro base e così non hanno ottenuto nessuna preferenza, neanche quella del proprio responsabile legale. Sono enti presenti negli elenchi ma che magari non sanno nemmeno di poter accedere al 5 per mille o forse semplicemente preferiscono favorire una realtà legata o vicina.

Gli enti iscritti

Nel 2022 il totale degli enti iscritti al 5 per mille era di 71.674 enti, mentre nel 2020 erano 72.738. Il dato è apparentemente in controtendenza rispetto agli altri anni, ma anche qui includendo gli esclusi il discorso cambia e al contrario dell’affermazione appena fatta il 2022 vede un picco in termini di crescita degli enti.

Fai come l’anno scorso

Tornando al numero di preferenze andate ad enti esclusi, credo vada colta l’occasione per portare l’attenzione su un altro aspetto che dovrebbe far riflettere le organizzazioni ma soprattutto i fundraiser. Un po’ provocatoriamente potremmo dire che “campagna o non campagna, il 5 per mille è una scelta che una volta conquistata difficilmente la si perde”. Questa considerazione deriva dal fatto che circa 400mila preferenze sono state conquistate senza alcuna compagna. Sono 400mila firme arrivate con la sola frase “fai come lo scorso anno”, la formula più importante usata e forse nella sua semplicità è questa la formula su cui lavorare.

Gli enti esclusi che hanno scelto di non aderire al Runts infatti credo non abbiano fatto alcuna campagna e allo stesso tempo credo si siano ben guardati di comunicare la loro rinuncia al 5 per mille, anche perché molti stanno solo prendendo tempo e quindi potrebbero già – a partire dai prossimi anni – rientrare in gioco. Perdere quel tesoretto dato dal “fai come lo scorso anno” sarebbe poco oculato.

Gli enti esclusi che hanno scelto di non aderire al Runts credo non abbiano fatto alcuna campagna e allo stesso tempo che si siano ben guardati dal comunicare la loro rinuncia al 5 per mille, anche perché molti stanno solo prendendo tempo e quindi potrebbero rientrare in gioco. Perdere quel tesoretto dato dal “fai come lo scorso anno” sarebbe poco oculato.

Immaginavamo già che il “fai come lo scorso anno” fosse la frase più pronunciata dal contribuente davanti al commercialista, al CAF o quando si siede davanti alla sua precompilata, ma allora questo dovrebbe essere qualcosa su cui riflettere. Proprio perché se fino a pochi giorni fa lo sospettavamo e lo ipotizzavamo, oggi, con la pubblicazione di questi dati, è matematico: campagna o non campagna le preferenze sono lì, nell’inerzia del “fai come l’anno scorso”.

C’è solo un fattore di possibile erosione: quello delle preferenze erose alle grandi organizzazioni dalla miriade di realtà locali che fanno leva sul contatto diretto e sul passa parola. Ma nel guardare il fenomeno dell’erosione, anche questo in realtà è relativo: infatti gli enti nella fascia più bassa aumentano in modo più che proporzionale al numero di preferenze, che invece restano le stesse.

Le grandi, le piccole e i territori

Un altro fenomeno che nel 2022 salta agli occhi è la concentrazione delle preferenze verso poche, pochissime realtà: infatti sono diminuite a 130 rispetto al dato tendenziale di 160 le organizzazioni che prendono da sole il 60% del valore totale del 5 per mille.

Guardando la classifica dei primi 20 enti, primeggia come sempre la Fondazione AIRC che con il proprio codice fiscale quest’anno supera il miliardo di euro raccolto complessivamente dalla nascita del 5 per mille. Nessun cambiamento nella classifica se non qualche spostamento di posizione. Differente è la fotografia in base alle preferenze raccolte, dove si vedono andamenti meno ottimistici. L’effetto è un piccolo incremento del valore medio di ogni firma rispetto allo scorso anno, cosi come la ripartizione degli importi al di sotto dei 100 euro, che dallo scorso anno viene ripartito proporzionalmente.

Dando un’occhiata ai dati ripartiti geograficamente, osserviamo il Centro Nord che la fa da padrone con il 90% del valore totale dell’importo a fronte solo del 78% di dichiarazioni.

Conclusioni

Dopo 18 anni di 5 per mille gli importi destinati dagli italiani attraverso questo strumento superano i 7,5 miliardi di euro. Sono 56 gli enti che hanno superato in questi 18 anni i 10 milioni di euro raccolti, totalizzando insieme 3,3 miliardi di euro sui 7,5 totali. Abbassando lo sguardo al milione di euro sono 528 le organizzazioni coinvolte, che hanno raccolto complessivamente oltre 4,5 miliardi. Infine possiamo dire che circa il 10% degli enti – 7.668 – beneficiano dell’85% delle risorse destinate.

* presidente NP Solutions

Foto di Black ice su Pexels.


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