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667 milioni di aiuti allo sviluppo Ue usati per bloccare i flussi migratori

Un nuovo rapporto di Oxfam segnala l’uso distorto dei fondi che dovrebbero essere destinati alla lotta alla povertà nei Paesi in via di sviluppo e che sono utilizzati per delegare il controllo delle frontiere europee a Libia, Tunisia e Niger, dove la violazione dei diritti umani dei migranti è all’ordine del giorno. Appello urgente per la creazione di canali di migrazione sicuri e regolari dai tre Paesi e una corretta destinazione degli aiuti

di Redazione

Oltre un intervento su 3 finanziato dall’Unione europea per il controllo dei flussi migratori in Libia, Tunisia e Niger rischia di violare le norme internazionali e comunitarie sulla destinazione degli aiuti pubblici allo sviluppo-Aps. 

Ben 667 milioni di euro dei contribuenti europei – all’interno del budget destinato al piano ’21-’27 dello strumento europeo di cooperazione e aiuto umanitario – sono stati infatti destinati finora a sostenere attività, non per la lotta povertà nei Paesi in via di sviluppo, bensì per azioni che mettono a rischio il rispetto dei diritti umani dei migranti. In Stati in cui violazioni e abusi di ogni sorta da anni sono all’ordine del giorno.

Il report di Oxfam

È questo l’allarme che viene lanciato da Oxfam con un nuovo rapporto (in inglese) che fotografa come la Commissione europea stia utilizzando in modo improprio le risorse destinate agli aiuti per esternalizzare precisa una nota, «cioè appaltare di fatto, il controllo delle frontiere comunitarie ai Paesi africani di transito».

Ad essere interessati sono sei dei 16 interventi europei, analizzati nel rapporto di Oxfam nei tre Paesi presi in esame. Interventi che pesano per oltre il 60% delle risorse totali stanziate, pari a circa 1 miliardo di euro.
In Niger, gran parte dei fondi sono infatti destinati a potenziare il controllo delle frontiere da parte delle autorità locali, mentre un solo intervento, tra quelli finanziati, ha come obiettivo il sostegno ad una migrazione sicura e regolare verso l’Europa. In Libia nessuna delle attività sostenute dalla Ue ha questo scopo.

Fortezza Europa

«L’Unione europea sta utilizzando gli aiuti per bloccare i migranti, anziché per ridurre la povertà nei Paesi di origine e transito, rischiando di esaurire la disponibilità di fondi e allo stesso tempo usandoli come arma di ricatto verso gli Stati africani, a cui delega le proprie responsabilità in materia di migrazione e asilo», sottolinea Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia.

«Si tratta di una strategia miope che, invece di intervenire sulle cause strutturali del fenomeno migratorio, continua a calpestare i diritti di chi fugge da miseria, disastri naturali e guerre con l’obiettivo di costruire una sorta di Fortezza Europa, che non riesce però a contrastare il traffico di esseri umani o fermare le morti in mare, dato che dall’inizio dell’anno gli arrivi solo in Italia sono più che raddoppiati rispetto al 2022» sottolinea.  

In Italia 130mila arrivi

A oggi gli arrivi solo nel nostro Paese sono oltre 130mila contro i circa 68mila dello stesso periodo nel 2022, tra cui oltre 11mila minori non accompagnati, con una stima di oltre 2 mila vittime lungo la rotta del Mediterraneo centrale.

Nel frattempo la Ue sta finanziando in Libia anche l’addestramento e l’acquisto di navi per la Guardia costiera che dall’inizio dell’anno ha intercettato e riportato verso i lager libici oltre 9.800 migranti, nonostante numerose inchieste e testimonianze ne abbiano confermato negli anni il coinvolgimento nel traffico di esseri umani. Si tratta di fondi complementari stanziati a sostegno dell’accordo Italia-Libia partito nel 2017. 

«Il dato paradossale è che poi la stessa Unione europea ha destinato altri aiuti per evacuare i migranti dai centri di detenzione libici, dati gli abusi e le torture sui migranti documentati negli anni e che Oxfam ha denunciato più volte», aggiunge Pezzati.

Il caso Tunisia

Una situazione molto simile – denuncia il report – sta accadendo in Tunisia, a cui sono andati fino ad oggi 93,5 milioni per il blocco dei flussi migratori attraverso l’Eu Trust Found, tra cui 25 milioni direttamente alla Guardia Nazionale Marittima tunisina. Il tutto nonostante le molteplici e documentate segnalazioni di violazioni dei diritti umani dei migranti da parte delle autorità locali.

«Mentre nel Paese stanno aumentando esponenzialmente i livelli di povertà e disuguaglianza, l’Ue fa vinta di non vedere quanto sta accadendo», aggiunge Pezzati «stringendo accordi che mettono lo sviluppo economico della Tunisia in secondo piano».

Tra Niger e Algeria

Non meno allarmante è la situazione in Niger, generata in buona parte proprio dalle politiche europee. Le pressioni sul Governo per il controllo delle frontiere e la detenzione dei migranti, stanno infatti costringendo sempre più persone a percorrere le rotte clandestine che sono in mano ai trafficanti.


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I rapporti delle Nazioni Unite rivelano che le autorità nella zona desertica alla frontiera tra Libia e Niger sono responsabili del 60% degli stupri e abusi subiti dalle donne migranti. Ma, nonostante questo, l’Unione europea continua a finanziarle con fondi destinati all’aiuto pubblico allo sviluppo.

«Come se non bastasse, l’attuazione dell’agenda europea in Niger sta causando una drammatica crisi umanitaria al confine con l’Algeria», continua Pezzati «mentre gli aiuti esteri sono del tutto insufficienti a contrastare il dilagare della povertà estrema che colpisce il 40% della popolazione».

Serve l’intervento dell’Europarlamento

«Questa opacità è davvero preoccupante» conclude Pezzati per il quale la Commissione deve mettere in campo tutti gli strumenti necessari per rendere trasparente la destinazione dei fondi e soprattutto mettere il Parlamento europeo nelle condizioni di intervenire con tempestività, per garantire che ogni euro stanziato per gli aiuti comunitari sia speso in modo giusto e non contribuisca alla violazione dei diritti umani

«Questa distorsione è dovuta certamente all’assoluta incapacità dell’Unione europea di trovare un accordo tra gli Stati membri sulla gestione dei flussi migratori dentro l’Europa. Un fallimento delle politiche europee, così come di quelle nazionali, che è sotto gli occhi di tutti e rappresenta una pagina vergognosa del nostro presente. Per questo» aggiunge, «chiediamo con forza che l’Unione europea cambi rotta, lavorando per la creazione di percorsi di migrazione sicuri e regolari prima di tutto dalla Libia e dalla Tunisia, utilizzando i fondi destinati agli aiuti per il loro vero scopo, ossia sconfiggere la povertà». 

Non manca poi un riferimento al nostro Paese, Pezzali infatti insiste: «Allo stesso tempo è necessario che l’Italia, in vista della prossima Legge di Bilancio, lavori per garantire che la destinazione di tutte le risorse destinate all’aiuto pubblico allo sviluppo, siano coerenti con i principi di tutela dei diritti umani e non contraddicano gli obiettivi indicati dall’Ocse e dalle norme comunitarie».

Nell’immagine in apertura recente sbarco a Lampedusa – Foto Cecilia Fabiano/LaPresse


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