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Bambini: le violenze impresse nel Dna

Chi ha una storia di maltrattamenti e abusi ha i telomeri, strutture che condizionano la longevità dell'individuo, accorciati. Le bambine hanno un rischio due volte più alto di avere una diagnosi di cancro in età adulta. Il pediatra:«I minori abusati diventeranno adulti che non solo vivono peggio ma invecchiano prima»

di Nicla Panciera

Quello del maltrattamento dei bambini è anche un grave problema di salute pubblica. Da tempo ormai si sa che le conseguenze di violenze psicologiche e fisiche subite nell’infanzia e nell’adolescenza si possono far sentire in là con gli anni. Le ferite sono durature, condizionano la salute e restano impresse anche nel Dna, riducendo la lunghezza dei telomeri, strutture che, come dei cappucci, proteggono le estremità dei cromosomi. Alla nascita, i telomeri hanno una certa lunghezza che si va riducendo nel tempo finché non raggiunge un livello minimo oltre il quale la cellula non può più dividersi. È già noto che non solo l’età, ma anche fattori di stress cellulare, come il fumo, possono accelerarne l’accorciamento, dando il via alla senescenza. Ebbene, la relazione tra abusi e lunghezza dei telomeri è stata analizzata da un ampio studio retrospettivo apparso sul British Journal of Psychiatry, che ha preso in considerazione tipologia di abusi e numero di episodi di violenza, su un campione di ben 141mila individui di età compresa tra i 37 e il 73 anni, già presenti nella banca dati genetici Uk Biobank. concludendone che una storia di violenza è associata a telomeri più corti, indipendentemente da altri fattori rilevanti come la condizione socio-economica o la salute mentale.

«Oggi si parla delle conseguenze degli abusi sui minori non solo in termini di danni psichici e di un maggior rischio di perpetrare da adulti gli stessi abusi subiti da bimbi, ma anche di vere e proprie alterazioni organiche che arrivano fino a condizionare le espressioni del Dna» ha sottolineato Pietro Ferrara dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, referente nazionale della Sip Società Italiana di Pediatria per abusi e maltrattamenti e responsabile scientifico dei corsi formativi per pediatri organizzati su tutto il territorio nazionale, con il contributo non condizionante di Menarini e il patrocinio della Sip e della Fimp Federazione italiana medici pediatri. Il progetto «Facing Abuse 2.0. Emersione e comunicazione negli abusi infantili e adolescenziali» intende favorire la capillare diffusione, a livello territoriale e ospedaliero, delle conoscenze in tema di abusi e maltrattamenti, per individuarne precocemente i segnali e prevenire le conseguenze in età adulta. «Come dimostra lo studio inglese», prosegue Ferrara «i minori abusati diventeranno adulti che non solo vivono peggio ma invecchiano prima perché lo stress e le modificazioni biochimiche, scatenate dalle violenze subite, determinano una erosione dei telomeri, cioè di quella parte del Dna che decide quanto dobbiamo vivere, influenzando le condizioni di salute da adulti. Alcuni recenti studi ci dicono persino che lo stress continuo e ripetuto delle bambine vittime di più abusi sessuali può determinare in età adulta una maggiore incidenza di tumori, con un rischio due volte più alto». Dalla ricerca, pubblicata su BioMed Central Cancer e condotta dalla Public Health Agency of Canada, emerge «un'associazione tra maltrattamento e cancro nelle donne, anche dopo aver preso in considerazione gli effetti dei fattori di rischio noti. L'associazione diventa più forte con l'aumentare dell'esposizione ai maltrattamenti». Gli autori discutono anche dell’opportunità di fornire screening oncologici alle donne vittime di abusi.

Photo by Dan Morris on Unsplash


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