Territori
Azzardo, il fronte “No slot” di Comuni e Terzo settore
Mentre il Governo pensa ad allargare le maglie della normativa nazionale, nelle comunità amministrazioni e società civile mettono in campo misure per arginare un fenomeno che impoverisce in particolare le famiglie più fragili

In attesa dell’approvazione o meno della riforma di legge del comparto del gioco d’azzardo che dà tante preoccupazioni a chi si occupa di prevenzione e sensibilizzazione, abbiamo fatto un giro fra alcuni dei Comuni più virtuosi in Italia in merito al contrasto all’azzardo. Se infatti la cornice legislativa generale è stabilita dallo Stato, Regioni e Comuni possono intervenire: le prime con leggi e i secondi con regolamenti in accordo alle norme regionali, soprattutto in materia di localizzazione, orari di esercizio e prevenzione dei rischi sociali e sanitari.
Abbiamo scoperto che le buone pratiche esistono, sono fattibili e sono pure esportabili. Abbiamo anche toccato con mano quanto il lavoro in rete tra istituzioni e territorio sia fondamentale e quanto in questo contesto il Terzo settore sia protagonista come promotore di azioni di prevenzione, cura e contrasto, ma anche come sentinella che coglie i segnali di bisogno, rilanciandoli con proposte di soluzione. Abbiamo anche intercettato le criticità e compreso ancora più a fondo quanto la riforma di legge del comparto, così concepita, causerebbe un peggioramento significativo delle problematiche sociali connesse all’azzardo e che già sono significative. I Comuni che abbiamo raggiunto sono tutti associati ad Avviso Pubblico che dà sostengo concreto alle attività di prevenzione e contrasto.
Modena: da 29 a 5 case da gioco in 5 anni
A Modena Andrea Bosi, ex assessore comunale ai Lavori Pubblici, Manutenzione e decoro della città, Centro storico, Politiche per il lavoro e la legalità, ha dato il via a una politica di forte impatto per il contrasto al gioco d’azzardo su rete fisica che viene portata avanti da diversi anni: «Abbiamo agito e agiamo all’interno del quadro normativo della legge regionale, scegliendo un approccio strong in merito alla distanza degli esercizi che vendono azzardo dai luoghi sensibili come scuole, ospedali, case di riposo… e sugli orari di apertura degli esercizi stessi. Gli strumenti che abbiamo adottato sono stati anzitutto provvedimenti e regolamenti, quindi itinerari di informazione e sensibilizzazione, soprattutto nelle scuole». Per regolamentare le distanze il Comune di Modena ha fatto un grande lavoro «mappando tutti i luoghi sensibili della città, senza fare sconti a nessuno. Nessun esercizio che vende azzardo può trovarsi entro i 500 metri da scuole. Abbiamo poi attuato un percorso di delocalizzazione degli esercizi che non rispettavano tali distanze. Quelli più grandi si sono spostati, molti più piccoli hanno chiuso. Alla fine, da 29 case da gioco siamo arrivati a 8, in 5 anni di lavoro». Ne è conseguito un calo sensibile del gioco fisico, soprattutto per quanto riguarda le slot machine. Anche sugli orari non si sono fatti sconti «con controlli, insieme alla polizia locale. I soldi delle multe sono stati poi usati in politiche attive nelle scuole sui rischi dell’azzardo». Il modello amministrativo di gestione dell’azzardo su rete fisica di Modena non solo funziona, ma è anche esportabile: «È stato infatti adottato da altri Comuni della Provincia di Como e dell’Emilia-Romagna. Il modello è stato diffuso grazie anche alla rete di Avviso Pubblico che riunisce centinaia di amministrazioni locali nello scambio delle prassi e dei modelli riproducibili. Ovviamente il punto di partenza è la decisione politica. Certo, non è sempre facile, a partire dalle pressioni dei produttori dell’azzardo che, non è insolito, finanzino le campagne elettorali. Noi però abbiamo ben presente che si può fare: il contrasto all’azzardo lo si attua con il regolamento che abbiamo a disposizione e che non ci costa nulla. Anzi, con le sanzioni previste possiamo avere i fondi, per esempio, per fare prevenzione. Senza poi contare i costi correlati che l’azzardo causa a livello sanitario e sociale e che risparmieremmo con buone politiche di prevenzione e di contrasto». In questo contesto il Terzo settore ricopre un ruolo fondamentale «pensiamo per esempio a campagne come quella di Mettiamoci in Gioco che unisce una rete di organizzazioni che operano sui territori, favorendo momenti di confronto anche con la politica e le amministrazioni». Azioni non rimandabili in un momento di attesa legislativa: «La legge di riordino del comparto, così come è adesso, non è certo una buona premessa per leggi regionali che possano incidere sulla riduzione del fenomeno e quindi per i Comuni i cui regolamenti si esprimono all’interno della normativa regionale».
Carpi: la rete anti azzardo nell’epicentro del consumo
Le buone prassi di Modena danno i loro frutti anche in provincia come ci racconta Tamara Calzolari, assessora alle Politiche sociali del Comune di Carpi. Siamo in una delle zone nere in Italia per il consumo di azzardo che si governa lungo tre direttive: il lavoro in rete; la misurazione dell’impatto delle politiche; la comunicazione con e fra le istituzioni.
Non è sempre facile. Nel 2019 il Comune ha adottato l’ordinanza sindacale che limitava l’orario di funzionamento degli apparecchi da gioco con vincita in denaro (come slot machine e videolottery), una misura condivisa con gli altri comuni dell’Unione Terre d’Argine che aggrega i quattro comuni di Campogalliano, Novi di Modena, Soliera e appunto Carpi che si trovano lungo il fiume Secchia e che insieme raggiungono un bacino di oltre 100mila abitanti. Succede però che alcune agenzie del territorio operanti nel settore hanno presentato ricorso al Tar dell’Emilia-Romagna, contestando l’ordinanza e così a dicembre 2021, il Tar ha annullato l’ordinanza, ritenendo che mancasse un’istruttoria aggiornata sui dati del gioco patologico successiva alla pandemia e che non fossero state considerate le mutate condizioni del settore. Il Comune di Carpi sta valutando un appello contro la decisione del Tar.
Il lavoro di contrasto comunque non si ferma. Dice Calzolari: «Realizziamo infatti non solo incontri di informazione e sensibilizzazione per i cittadini, ma anche momenti in cui rendicontiamo il lavoro svolto e i risultati ottenuti. Per esempio abbiamo confrontato l’entità del giocato con la spesa alimentare, generando stupore quando è risultato che la prima è maggiore della seconda». Finché non si conoscono i fatti attraverso i numeri, è facile non rendersi conto del problema e che il problema ci tocca da vicino. «Svolgiamo anche formazione verso i consigliari comunali, perché spesso chi è chiamato a decidere, non conosce davvero il fenomeno. E quando parliamo di azzardo questo è molto evidente, in quanto chi lo gestisce e ne trae profitto ha creato una cortina fumogena intorno ai dati».
La vicinanza ai cittadini è un altro aspetto essenziale della politica con sportelli di consulenza che registrano un aumento costante di accessi, «anche perché diamo particolare attenzione ai familiari dei giocatori e delle giocatrici che subiscono direttamente le conseguenze dell’azzardo, pur non praticandolo. Abbiamo poi partecipato all’ottima rilevazione che Federconsumatori fa a livello provinciale sull’azzardo, con un focus particolare sui giovani. E da qui sono poi partiti percorsi formativi dedicati. Tutto sempre in collaborazione con scuole, insegnanti, educatori, genitori, oratori… » insomma buone prassi condivise in rete e amplificate così da raggiungere tutta la comunità: «Se passa la legge, la rete resterà l’unico strumento e l’unica modalità che abbiamo per moltiplicare gli effetti positivi della prevenzione e della sensibilizzazione, in quanto l’argine all’azzardo verrebbe di molto indebolito».
L’esempio dell’Emilia Romagna
Massimo Masetti, ex vicesindaco di Casalecchio sul Reno della Città Metropolitana di Bologna e referente di Avviso Pubblico sul tema del gioco d’azzardo, non ha dubbi: «Contrastare il gioco d’azzardo già a livello comunale si può fare. Gli strumenti ci sono. Certo, in parte sono legati ai territori, perché dipendono dalle leggi regionali, ma quello che serve prima di tutto è la volontà politica. L’Emilia-Romagna ne è un esempio emblematico: dove è stata applicata la normativa regionale che è molto buona ci sono stati risultati tangibili e duraturi. Certo, ogni atto può generare un contenzioso. Certo, è faticoso, ma è fattibile. Per esempio a Casalecchio sul Reno i servizi che vendono azzardo non possono esporre le vincite». Una decisione che nella sua semplicità è molto utile perché limita l’incoraggiamento al gioco con la falsa illusione delle vincite facili. Oppure «un altro provvedimento che abbiamo mutuato da Reggio Emilia è stato vietare alle sale slot di coprire totalmente le vetrine, in modo che all’interno passi un po’ di luce naturale così che chi gioca non sia completamente isolato. Ma ci sono anche casi più eclatanti come Bergamo, giustamente famosa per la sua efficace politica di contrasto all’azzardo, che è riuscita a limitare la vendita dei gratta e vinci». Un lavoro politico «che deve molto alle realtà del terzo settore, perché sono abituate a fare il primo passo per dare risposta ai bisogni. Il loro lavoro però deve essere sinergico con le istituzioni e con i professionisti della sanità».
Per quanto riguarda l’azzardo online invece la situazione si complica: «A livello locale si può fare ben poco, se non sensibilizzazione, ossia un lavoro culturale. Oggi infatti mancano gli strumenti che sono appannaggio della polizia postale». Dove andranno a finire tutte queste buone pratiche, se passerà la riforma del comparto così come è oggi? «Senza mezzi termini, il lavoro svolto fino ad oggi andrebbe in fumo. Quello che ci resterebbe da fare sarebbe l’azione culturale che significa informare. Oggi infatti si va sempre più perdendo la consapevolezza di che cosa sia davvero azzardo e di che cosa comporti. L’azzardo è un pericolo, non una opportunità. Non si tratta di proibizionismo, io non sono proibizionista. Il tema della scommessa è antropologico. Quello che serve però è la conoscenza che viene limitata da campagne mediatiche pro-azzardo e dalla sovrabbondanza di offerta pervasiva. Ormai l’azzardo è stato inserito nella nostra quotidianità, senza che ce ne accorgiamo. Oggi è cambiata la percezione. Le persone non sanno per esempio che mediamente nel loro Comune – e sto parlando di quasi tutti i Comuni italiani – viene giocato, ogni anno, circa il doppio del bilancio comunale».
Rho (Milano): l’importanza delle alleanze
A Rho, siamo nella Città Metropolitana di Milano, tutto comincia da una scelta personale: quella di Nicola Violante quando era assessore alle Politiche Sociali del Comune e si interfacciava quotidianamente con famiglie sovra-indebitate, vittime di usura, anziani senza più soldi sul conto corrente… in moltissime di queste storie c’entrava l’azzardo. Così, quando nel 2021 viene eletto assessore al Bilancio, Violante comincia a lavorare per dare consapevolezza ai cittadini dei danni che sta causando l’azzardo. «Quando si incontra resistenza, è perché non c’è la conoscenza del fenomeno. I numeri del problema vanno poi incrociati con i bisogni. E così nel 2022 abbiamo aggiornato il nuovo regolamento sul gioco d’azzardo, adeguando le disposizioni secondo quanto prevede il distanziometro regionale, dunque fissando la distanza minima di 500 metri dai luoghi sensibili. Abbiamo anche stabilito che il sindaco possa emettere l’ordinanza per ridurre le ore di apertura dei luoghi in cui si gioca d’azzardo, cosa che è stata fatta il 9 gennaio 2024; inoltre abbiamo istituito una modalità premiante gli esercenti che tolgono le slot-machine dai propri locali. Intanto abbiamo aumentato la multe per i gestori dei locali che non rispettano l’ordinanza sindacale che limita gli orari del gioco nelle sale slot. E sì, si registra una sensibile diminuzione del giocato. A questo punto abbiamo cominciato a lavorare sulla prevenzione che facciamo attraverso la cultura con interventi nelle scuole, eventi, incontri. Ormai è diventato un appuntamento atteso l’annuale week end della legalità che si svolge a maggio, dedicato al contrasto al gioco d’azzardo patologico in cui diamo anche i numeri dei risultati della nostra politica comunale».
Violante è stato poi ispiratore del Tavolo Permanente sull’Azzardo da cui è nato il Patto di Comunità “Non giochiamoci il futuro”. Scuole, parrocchie, cooperative sociali, associazioni, sindacati, forze dell’ordine, l’Asst, anche imprese… tutti riuniti per contrastare ogni forma di gioco di azzardo, attraverso azioni di sensibilizzazione, corretta informazione e formazione. Per esempio gli esercenti hanno l’obbligo di un training di conoscenza sull’azzardo. Oggi inoltre «stiamo lavorando all’apertura di un servizio socio-sanitario permanente dedicato a chi ha problemi con il gioco d’azzardo, in collaborazione con l’Asste con realtà del terzo settore».
La rete però va allargata anche oltre i confini comunali, perché se non puoi giocare come vuoi e quando vuoi a Rho, basta andare in un comune limitrofo. Ecco allora il motivo della nascita dei Piani di Zona dove siedono i nove sindaci dei nove comuni del Rhodense, affinché attuino le buone pratiche di Rho che ha dimostrato come «si può fare».
Mantova: servono i dati aggiornati e trasparenti
Alessandra Riccadonna è un’assessora del Comune di Mantova, attivamente impegnata in diversi ambiti amministrativi e sociali. Attualmente, ricopre le deleghe al Sistema Bibliotecario, Valorizzazione del Sito Unesco “Mantova e Sabbioneta”, Politiche Giovanili, Legalità e Solidarietà Internazionale, è inoltre coordinatrice provinciale di Avviso Pubblico per promuove la legalità e la trasparenza nella pubblica amministrazione .
«Questi incarichi mi permettono di portare all’attenzione del consiglio comunale tematiche che in tema di contrasto al gioco d’azzardo vediamo avere un impatto positivo sulla cittadinanza. La nostra politica prevede l’attuazione di quanto previsto dalla nostra legge regionale che è fatta bene, attuano regolamenti il più restringenti possibile in fatto di distanze dai luoghi sensibili e di orari di apertura dei servizi che erogano azzardo».

Da Mantova arriva forte e chiaro l’appello per la pubblicazione dei dati sull’azzardo «che sono sempre meno accessibili e trasparenti. Già nel 2023 abbiamo fatto una mozione ad Adm (Agenzia Dogane e Monopoli) per rendere disponibili i numeri per singolo gioco e per singolo Comune, senza alcun vincolo dell’azzardo sia fisico che online. Abbiamo inoltre chiesto di prevederne la pubblicazione entro i primi mesi dell’anno successivo a quello di riferimento del resoconto annuale. Appello che ad oggi non sembra essere stato ascoltato, tanto che non abbiamo ancora i dati ufficiali del 2023 e del 2024». Mantova però è ricca di iniziative di sensibilizzazione insieme alle realtà del Terzo settore locali, anche se con un rammarico: la fatica di fare rete rete con i Comuni limitrofi. «Si chiama Grande Mantova ed è l’unione dei Comuni di Mantova, Porto Mantovano, San Giorgio, Borgo Virgilio e Curtatone. Eppure nessun comune, oltre la nostro, adotta politiche decise di contrasto all’azzardo, nonostante il nostro modello funzioni e sia facilmente replicabile. Infatti non è un caso se appena fuori dalla città ci siano diverse sale slot aperte H 24. Le amministrazioni comunali possono fare la differenza se c’è la volontà politica, ma servirebbe anche mettere a sistema l’applicazione delle leggi regionali. Infine: è necessario avere sempre un dialogo aperto con il ministero della Salute, perché il fenomeno dell’azzardo non può essere appannaggio solo del ministero dell’Economia e delle Finanze. Infine non va mai dimenticato il ruolo della criminalità organizzata che si insinua anche nel comparto legalizzato».
Foto: Pexels
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