Scuola

Assistente all’autonomia e alla comunicazione: in Lombardia c’è un quadro di regole

È una delle prime regioni ad aver attuato le linee guida della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome sull'istituzione e la regolamentazione di una figura professionale importante, a supporto agli studenti con disabilità. Mariagrazia Campese, vicepresidente di Confcooperative Federsolidarietà Lombardia: «Una misura che garantisce stabilità, equità e continuità sia per i beneficiari del servizio sia per i lavoratori»

di Daria Capitani

È stata accolta con soddisfazione la deliberazione di Giunta con cui la Lombardia istituisce e regolamenta la figura professionale dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione (Asacom), che sostituisce e uniforma il profilo dell’assistente educatore scolastico. Una competenza qualificata che fornisce supporto agli studenti con disabilità sensoriale, psico-fisica e disturbi dello spettro autistico. La Regione in questo modo dà attuazione alle linee guida formalizzate nel 2023 dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, introducendo uno standard formativo qualificato e un quadro di regole che consentirà di tutelare anche gli operatori già in servizio.

L’approvazione (la dgr è la numero 4498 del 3 giugno 2025) riguarda il futuro lavorativo di oltre 4mila operatori impegnati nell’assistenza all’educativa scolastica a supporto di oltre 8mila alunni e studenti con disabilità. «Rappresenta l’esito di un percorso avviato oltre due anni fa, frutto di un confronto costante e strutturato tra la direzione generale Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione, Confcooperative Federsolidarietà Lombardia, Ufficio scolastico regionale, Anci Lombardia e le principali associazioni rappresentative della cooperazione e delle persone con disabilità», spiega Mariagrazia Campese, vicepresidente di Confcooperative Federsolidarietà Lombardia. «Un lavoro condiviso che ha consentito di giungere a una soluzione equilibrata e sostenibile, capace di tenere insieme esigenze di qualificazione professionale e tutela occupazionale».

Mariagrazia Campese, vicepresidente di Confcooperative Federsolidarietà Lombardia (Fotografia di Confcooperative Federsolidarietà).

Standard formativi e continuità

Secondo Campese, la regolamentazione della figura professionale dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione riveste un’importanza strategica «perché consente di coniugare due obiettivi fondamentali: da un lato, la tutela essenziale della qualità dei servizi di assistenza educativa scolastica in tutta la Lombardia, attraverso l’introduzione di uno standard formativo qualificato; dall’altro, la salvaguardia della continuità occupazionale per migliaia di operatori già attivi, valorizzandone le competenze e l’esperienza maturata sul campo. Si tratta di una misura che garantisce stabilità, equità e continuità, sia per le famiglie e gli studenti beneficiari del servizio, sia per i lavoratori».

La continuità, lo sappiamo, è un tema cruciale. «L’introduzione dello standard regionale e la definizione dei criteri di esenzione e riconoscimento dei crediti formativi consentono di garantire la continuità del servizio a beneficio di migliaia di alunni e studenti con disabilità, supportati da più di 4mila operatori che svolgono funzioni educative fondamentali nel contesto scolastico», continua Campese. «Nel suo complesso, il sistema coinvolge circa 12mila addetti. Senza una regolamentazione condivisa, si sarebbe rischiata l’esclusione dal servizio di oltre un terzo del personale, con gravi ricadute sui territori e sull’effettività del diritto allo studio».

E nel resto d’Italia?

La Lombardia è una delle prime regioni ad aver formalmente recepito e attuato le linee guida condivise in sede di Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. «A livello nazionale», spiega Campese, «il processo risulta ancora disomogeneo: persistono disparità territoriali significative, in assenza di una normativa unitaria che garantisca pari diritti per gli studenti e omogenee condizioni per gli operatori. Il modello lombardo può rappresentare una buona prassi da assumere come riferimento per promuovere un’effettiva armonizzazione a livello nazionale».

C’è un altro confronto su cui Confcooperative Federsolidarietà Lombardia assieme alle altre associazioni cooperative è oggi impegnata con la Regione: riguarda l’adeguamento della tariffa oraria riconosciuta, in considerazione degli aumenti dei costi derivanti dal rinnovo del contratto collettivo nazionale delle cooperative sociali. «L’aggiornamento della tariffa è ritenuto imprescindibile per garantire la sostenibilità dei servizi e la corretta valorizzazione del lavoro svolto dagli operatori. La trattativa è in corso e costituisce una delle priorità più urgenti all’interno dell’agenda di confronto con l’amministrazione regionale».

Sul riconoscimento economico e collettivo del lavoro sociale, il dibattito è aperto: «Il Terzo settore svolge un ruolo sempre più centrale nella tenuta sociale delle comunità», conclude Campese. «Tuttavia, a fronte di un crescente bisogno di servizi, non sempre si registra una corrispondente crescita della consapevolezza collettiva e istituzionale sul valore di questo lavoro. Riconoscere economicamente e socialmente il lavoro educativo e assistenziale significa non solo garantire condizioni dignitose a chi lo svolge, ma anche rafforzare i diritti e il benessere delle persone e delle famiglie più fragili. È una questione che riguarda l’intera collettività, non solo gli addetti ai lavori».

La fotografia in apertura è di Victoria Nazaruk su Unsplash

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